Geografia (Strabone) - Volume 2/Libro II/Capitolo III: differenze tra le versioni

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Dopo di ciò egli si accinge a rettificare le cose dette da Eratostene; e rispetto ad alcune lo corregge; rispetto ad altre va errato egli stesso peggio di lui. Perocchè quando Eratostene dice che da Itaca a Corcira v’ha trecento stadii, e Polibio invece afferma che ve n’ha più di novecento; o quando da Epidamno a Tessalonica Eratostene conta novecento stadii, e Polibio invece due mila; le sue correzioni in questi casi sono giuste. Ma quando poi Eratostene conta da Marsiglia alle Colonne sette mila stadii, e da’ Pirenei a quel medesimo punto sei mila; e Polibio vuole invece contarne da Marsiglia più che nove mila, e da’ Pirenei non meno di otto mila; in questo caso egli s’inganna più che Eratostene, la cui opinione è più della sua vicina al vero. Perocchè tutti i moderni affermano concordemente, che detraendo le tortuosità delle strade, la lunghezza di tutta quanta l’Iberia, cominciandosi da’ Pirenei sin al lato occidentale, non è maggiore di sei mila stadii. E nondimeno Polibio fa essere il Tago di otto mila stadii nella sua lunghezza dalla sorgente alla foce, non già secondando in questa misura le sinuosità della corrente (le quali non appartengono ai calcoli geografici), ma considerandone solo la linea retta da un capo all’altro: e si noti che dalle sorgenti del Tago ai Pirenei v’hanno ancora più che mille stadii.
 
Polibio accusa giustamente Eratostene di non conoscere le cose d’Iberia, sicchè poi qualche volta esce in proposizioni contraddicenti rispetto a quella regione. Così dopo aver detto che le parti d’Iberia bagnate dal mar esteriore fino a Gadi sono abitate dai Galati (e il dice chiaramente, asserendo che costoro occupano fino a Gadi tutta l’Europa occidentale), si dimentica poi di questa sua asserzione, e quando descrive la periferia dell’Iberia non parla punto dei Galati. Allorchè poi Polibio<ref>Il nome di Polibio non è nel testo, ma lo aggiungono gli Edit. franc., i quali sospettano che qui v’abbia qualche lacuna.</ref> dice la lunghezza dell’Europa essere minore di quella della Libia e dell’Asia prese insieme, non sa fare dirittamente il confronto di queste tre parti: «La sboccatura allo stretto delle Colonne, egli dice, è verso l’occidente equinoziale, ed il Tanai discorre dall’oriente estivo: la lunghezza dell’Europa è dunque minore di quella della Libia e dell’Asia, insieme prese, quanto è lo spazio che sta tra il levante d’estate e il levante equinoziale; giacchè questa porzione del semicerchio settentrionale è occupata dall’Asia». Ma oltrechè Polibio si fa qui difficile in cose per sè medesime facili e piane, è poi anche falso che il Tanai scorra dal levante d’estate. Perocchè tutti coloro che sono pratici di que’ luoghi dicono ch’esso muove dal settentrione nella Meotide, sicchè le bocche del fiume, quella della palude, e il fiume stesso per quanto se ne conosce, si trovano sotto un medesimo parallelo<ref>Egli è questo un errore assai grossolano, ma adottato dal più de’ geografi antichi. Il Don od il Tanai nasce a dir vero dal nord, corre verso l’oriente, poi si dirige all’ouest per modo che fra i punti indicati qui da Strabone v’hanno circa nove gradi di longitudine. (G.)</ref>. Alcuni altri dissero cose indegne d’attenzione, affermando che il Tanai ha la sua origine dai luoghi vicini all’Istro (Danubio) e muove dall’occidente; per non avere osservato che fra questi due fiumi scorron nel Ponto le grandi fiumane del Tira, del Boristene e dell’Ipani<ref>Il ''Tira'' è il Dniester; il ''Boristene'' è il Dnieper; l’''Ipani'' o ''Ipasi'', secondo la maggior parte dei moderni, è il ''Bog''.</ref>; il Tira parallelamente all’Istro, e gli altri due<ref>Le ordinarie edizioni leggon ὀ δὲ, ''e l’altro''; ma il Coray legge οί δε, ''e gli altri''; e così tradussero anche gli Editori francesi sull’autorità di alcuni manoscritti.</ref> al Tanai. E poichè non furono vedute le sorgenti del Tira nè quelle del Boristene e dell’Ipani, è naturale che siano molto più sconosciute le parti più settentrionali, di modo che poi il dire che il Tanai attraversa quelle fiumane, quindi muta direzione per volgersi alla palude Meotide (perocchè le foci di quel fiume sono manifestamente nella parte più settentrionale e più verso oriente di quella palude) è cosa immaginaria ed inconcludente. Così pure è senza alcun fondamento il dire che il Tanai attraversando il Caucaso<ref>Gli Editori francesi notano la singolarità dell’espressione ριὰ τοῦ Καυκάσου.</ref> scorre verso settentrione, poi dando volta si converte alla palude Meotide; e nondimeno anche questo fu detto. Nessuno peraltro affermò ch’esso abbia origine dalla parte d’oriente; perocchè se tale fosse il suo corso, i più accreditati geografi non avrebbero dimostrato ch’esso è contrario ed in qualche maniera diametralmente opposto a quello del Nilo, come se il corso di ciascheduno di questi due fiumi si trovasse sotto uno stesso meridiano.
 
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