Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/64: differenze tra le versioni

 
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Bisognava conquistare due grandi libertà: quella degli affetti e quella dei capricci. I primi loro tiranni chi sono? I mariti. Cominciano dunque da loro. Li denunziano, li tradiscono, li uccidono.<ref>{{Ac|Valerio Massimo|Valer. Massimo}}}, lib. II, 5 e {{Ac|Appiano di Alessandria|Appiano}}, ''De bellis civilib.,'' IV.</ref> In quel sanguinoso baccanale delle guerre civili anche le donne vogliono avere il loro posto: non basta ingombrar di stragi le piazze; bisogna anche insanguinare le pareti domestiche. Si pubblica la legge Oppia? Le donne romane si uniscono in congiura, domandano minacciosamente r abrogazione della legge; mettono sossopra il senato.<ref>{{Ac|Tito Livio}}, lib. IV, 4.</ref> Aiutate dall’affetto dei genitori riescono ad eludere i rigori della legge Voconia, legge iniquissima, che al diritto del sangue sperava poter sostituire impunemente il diritto politico; fatta, come dice {{Ac|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}, ''utilitatis virorum gratia, in mulieres plenae injuriae.''<ref>''De republ.,'' III, 40.</ref> Aiutate dall’astuzia e dalla seduzione, e facendo tesoro della disposizione, che accordava loro il diritto di scegliere il tutore,<ref>{{Ac|Gaio|Gaii}}, ''Istit. com.,'' 148.</ref> ne scelgono uno a lor comodo. Lo menano pel naso a piacere, lo tengono nella rete, deludono la vigilanza del tutore legittimo, riducono la tutela nelle proprie mani.<ref>Troplong, loc. cit.</ref> Il tribunale domestico, le accuse pubbliche cadono insieme ai buoni costumi.<ref>{{Ac|Montesquieu}}, loc. cit.</ref> La legge chiude un occhio, concede, transige. Non è più tempo: la legge Papia Poppea non basta: le donne han guadagnata la mano alla legge; corrono all’abisso della corruzione.
Bisognava conquistare due grandi libertà: quella degli affetti e quella dei capricci. I primi loro tiranni chi sono? I mariti. Cominciano dunque da loro. Li denunziano, li tradiscono, li uccidono.<ref>{{Ac|Valerio Massimo|Valer. Massimo}}}, lib. II, 5 e {{Ac|Appiano di Alessandria|Appiano}}, ''De bellis civilib.,'' IV.</ref> In quel sanguinoso baccanale delle guerre civili anche le donne vogliono avere il loro posto: non basta ingombrar di stragi le piazze; bisogna anche insanguinare le pareti domestiche. Si pubblica la legge Oppia? Le donne romane si uniscono in congiura, domandano minacciosamente r abrogazione della legge; mettono sossopra il senato.<ref>{{Ac|Tito Livio}}, lib. IV, 4.</ref> Aiutate dall’affetto dei genitori riescono ad eludere i rigori della legge Voconia, legge iniquissima, che al diritto del sangue sperava poter sostituire impunemente il diritto politico; fatta, come dice {{Ac|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}, ''utilitatis virorum gratia, in mulieres plenae injuriae.''<ref>''De republ.,'' III, 40.</ref> Aiutate dall’astuzia e dalla seduzione, e facendo tesoro della disposizione, che accordava loro il diritto di scegliere il tutore,<ref>{{Ac|Gaio|Gaii}}, ''Istit. com.,'' 148.</ref> ne scelgono uno a lor comodo. Lo menano pel naso a piacere, lo tengono nella rete, deludono la vigilanza del tutore legittimo, riducono la tutela nelle proprie mani.<ref>Troplong, loc. cit.</ref> Il tribunale domestico, le accuse pubbliche cadono insieme ai buoni costumi.<ref>{{Ac|Montesquieu}}, loc. cit.</ref> La legge chiude un occhio, concede, transige. Non è più tempo: la legge Papia Poppea non basta: le donne han guadagnata la mano alla legge; corrono all’abisso della corruzione.