Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/36: differenze tra le versioni

 
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Catullo non appartiene a nessuna di queste tre classi descritte. La vita della gran capitale, a prima vista, l’inebriò. Non avea mai tanto preso sul serio l’arte sua da stimarla una missione; non facea tanto caso della vita da credere che valesse la pena di prolungarla a prezzo di privazioni e di sagrificii; l’arte e la vita erano per lui una cosa sola: un’ebrezza.
Catullo non appartiene a nessuna di queste tre classi descritte. La vita della gran capitale, a prima vista, l’inebriò. Non avea mai tanto preso sul serio l’arte sua da stimarla una missione; non facea tanto caso della vita da credere che valesse la pena di prolungarla a prezzo di privazioni e di sagrificii; l’arte e la vita erano per lui una cosa sola: un’ebrezza.


Le amicizie più o meno illustri non gli mancarono. Manlio, a cui era stato raccomandato, ebbe cura di presentarlo alla gran società; il poeta vi entrò come a casa sua.<ref>''Ad Manl.'', Carm. [[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte terza. Riconciliazione/19. A Manlio - LXVIII Ad Manlium|LXVII]]</ref> {{Ac|Cicerone}} lo protesse e lo amò, e fu poi ricambiato da versi pieni di modestia e di venustà,<ref>''Ad M. Tull.'', Carm. L.</ref> ch’ebbero a riuscire assai grati a quel vanissimo ed eloquentissimo di tutti i Romani, che scriveva un poema per celebrare le sue gesta. Fu intimo di Licinio Calvo<ref>Carm. XIV, LII e XCVI.</ref> e di Cinna,<ref>Carm. X, CXV e CXIII.</ref> che la somiglianza degli studii e dei costumi gli rese tosto familiari; amico di C. Rufo,<ref>Carm. LIX e LXXVII.</ref> di Verannio,<ref>Carm. IX e XXVII.</ref> di Fabullo,<ref>Carm. XIII.</ref> di Alfeno,<ref>Carm. [[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte terza. Riconciliazione/22. Ad Alfeno - XXX Ad Alphenum|XXX]].</ref> parte dei quali di lì a poco
Le amicizie più o meno illustri non gli mancarono. Manlio, a cui era stato raccomandato, ebbe cura di presentarlo alla gran società; il poeta vi entrò come a casa sua.<ref>''Ad Manl.'', [[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte terza. Riconciliazione/19. A Manlio - LXVIII Ad Manlium|Carm. LXVII]].</ref> {{Ac|Cicerone}} lo protesse e lo amò, e fu poi ricambiato da versi pieni di modestia e di venustà,<ref>''Ad M. Tull.'', [[Le poesie di Catullo/49|Carm. L]].</ref> ch’ebbero a riuscire assai grati a quel vanissimo ed eloquentissimo di tutti i Romani, che scriveva un poema per celebrare le sue gesta. Fu intimo di Licinio Calvo<ref>[[Le poesie di Catullo/14|Carm. XIV]], [[Le poesie di Catullo/53|LII]] e [[Le poesie di Catullo/96|XCVI]].</ref> e di {{Ac|Elvio Cinna|Cinna}},<ref>[[Le poesie di Catullo/10|Carm. X]], [[Le poesie di Catullo/95|CXV]] e [[Le poesie di Catullo/113|CXIII]].</ref> che la somiglianza degli studii e dei costumi gli rese tosto familiari; amico di C. Rufo,<ref>[[Le poesie di Catullo/59|Carm. LIX]] e [[Le poesie di Catullo/77|LXXVII]].</ref> di Verannio,<ref>[[Le poesie di Catullo/9|Carm. IX]] e [[Le poesie di Catullo/28|XXVII]].</ref> di Fabullo,<ref>[[Le poesie di Catullo/13|Carm. XIII]].</ref> di Alfeno,<ref>[[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte terza. Riconciliazione/22. Ad Alfeno - XXX Ad Alphenum|Carm. XXX]].</ref> parte dei quali di lì a poco