Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/317: differenze tra le versioni
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<poem>{{smaller|Pag. 220.}}{{spazi|10}}{{§|glubit|[[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte terza. Riconciliazione/25. A Celio - LVIII Ad Caelium#glubit|''Glubit magnanimos Remi nepotes.'' |
<poem>{{smaller|Pag. 220.}}{{spazi|10}}{{§|glubit|[[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte terza. Riconciliazione/25. A Celio - LVIII Ad Caelium#glubit|''Glubit magnanimos Remi nepotes.'']]}}</poem> |
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''Glubo,'' è propriamente levare la scorza, tòr via la corteccia dagli alberi. Cosi usollo {{Ac|Varrone}}: ''Salictum suo tempore cædito, glubito, arcteque alligato, librum conservato.'' Si usò anche per escoriare, scorticare, come in {{Ac|Svetonio}}: ''Boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere:'' è una massima codesta che si potrebbe ricordare a parecchi pastori del nostro paese. |
''Glubo,'' è propriamente levare la scorza, tòr via la corteccia dagli alberi. Cosi usollo {{Ac|Varrone}}: ''Salictum suo tempore cædito, glubito, arcteque alligato, librum conservato.'' Si usò anche per escoriare, scorticare, come in {{Ac|Svetonio}}: ''Boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere:'' è una massima codesta che si potrebbe ricordare a parecchi pastori del nostro paese. |