Il Sofista e l'Uomo politico/Il Sofista/X: differenze tra le versioni

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Il Sofista - X

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Platone - Il Sofista e l'Uomo politico (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Giuseppe Fraccaroli (1911)
Il Sofista - X
Il Sofista - IX Il Sofista - XI
[p. 123 modifica]

X.


BFor. Pertanto secondo il presente ragionamento, o Teeteto, la caccia che si fa dei giovani ricchi e ragguardevoli, — e si parte dall’arte appropriativa1 giù giù per la costrittiva, per [p. 124 modifica]la caccia 〈in genere〉, per la caccia viva, per quella di terra, per quella degli uomini, per quella persuasiva, per quella che ha luogo in privato, per quella che riceve mercedi, per quella che le riceve in denaro e vuol parere di educare, — come il presente ragionamento ci conchiude, si ha da dire sofistica.

Teet. Assolutamente.

CFor. E vediamo ancora a quest’altro modo: perocchè non appartiene ad un’arte dappoco ciò che ora si cerca, ma ad una ben intricata. Di fatti anche in quello che si è detto prima abbiamo uno spunto per credere non sia esso proprio ciò che ora diciamo, ma un genere diverso.

Teet. In che modo poi?

For. Dell’arte acquisitiva c’era un doppio tipo: uno comprendeva la parte della caccia, l’altro quella degli scambi2.

[p. 125 modifica]Teet. C’era di fatti.

For. Di quella degli scambi vogliamo pertanto ammettere due specie, quella che dona e quella che traffica?

Teet. Ammesso.

For. Ebbene, quella che traffica diremo alla sua volta che si ha da dividere in due.

DTeet. Come?

For. E se ne ha a parte quella dei produttori che vendono direttamente, e quella che scambiando opere altrui è commercio di permuta.

Teet. Precisamente.

For. E che poi? Del commercio di permuta lo scambio che avviene in città, che è, si può dire, la metà della specie3, non si chiama il mestiere dei rivenduglioli?

Teet. Sì.

For. E quello che si fa da una città all’altra comprando e vendendo, mercatura?

Teet. E perchè no?

EFor. E della mercatura non possiamo notare che una parte vende e scambia per denaro ciò di cui il corpo si nutre o si serve, l’altra ciò che serve all’anima?

Teet. In che senso dici questo?

[p. 126 modifica]For. La parte che riguarda l’anima è quella probabilmente che non conosciamo, poichè l’altra certamente la dovremmo intendere.

Teet. Sì.

224For. Vogliamo dunque dire4 la musica tutta quanta, la quale suol essere da città a città quinci comperata, e altrove importata e venduta, e la pittura, e l’arte del prestigiatore, e molte altre cose spettanti all’anima, che si importano e si vendono, alcune a scopo di sollazzo, altre anche a scopo serio, le quali cose chi le importi e le venda lo posson far chiamare giustamente mercatante non meno di colui che attenda alla vendita delle bevande e dei cibi.

Teet. Dici verissimo.

BFor. Dunque anche colui che incetta cognizioni e le scambia con denaro da città a città, lo chiamerai con lo stesso nome?

Teet. Assolutamente.

Note

  1. L’Apelt stampa questo passo come segue: Κατὰ δὴ τὸν νῦν, ὦ Θεαίτητε, λόγον, ὡς ἔοικεν, ἡ τέχνης οἰκειωτικῆς, χειρωτικῆς, [κτητικῆς,] θηρευτικῆς, ζῳοθηρίας, [πεζοθηρίας,] χερσαίας, [ἡμεροθηρικῆς,] ἀνθρωποθηρίας, *πιθανοθηρίας*, ἰδιοθηρίας, [μισθαρνικῆς,] νομισματοπωλικῆς, δοξοπαιδευτικῆς, νέων πλουσίων καὶ ἐνδόξων γιγνομένη θήρα προσρητέον, ὡς ὁ νῦν λόγος ἡμῖν συμβαίνει, σοφιστική. Così pure il Burnet. In questa ricapitolazione, analoga a quella di p. 221 B, πιθανοθηρίας è aggiunta congetturale dell’Heindorf, mentre viceversa lo Schleiermacher avea proposto πιθανουργικῆς: viceversa altre parole sono superflue e come tali chiuse tra parentesi quadre, senza che ci sia accordo tra i commentatori nella scelta. Io preferirei trasportar κτητικῆς prima di οἰκειωτικῆς ed escludere χειρωτικῆς che ne è sinonimo, e fu aggiunto nell’Aldina, ma poichè di sopra si era parlato di χειρ. e non di οἰκ. lascio la cosa in sospeso. Con maggior confidenza invece tengo πεζοθηρίας che richiama πεζοθηρικόν di p. 220 A, ed escludo χερσαίας, forma che di sopra non ha alcun riferimento, e con essa ἡμεροθηρικῆς che anche qui imbroglia come prima. Nè vedo perchè μισθαρνικῆς si deva sopprimere e non anzi mutare in μισθαρνητικῆς, mentre si lascia passare la δοξοπαιδευτική, di cui non si era affatto parlato. Non credo perciò sia senza qualche probabilità l’emendamento proposto dal Deussen νομισματοπωλικοδοξοπαιδευτικῆς: sarebbe un apprezzamento nuovo, non una nuova divisione. È questa la prima definizione del sofista.
  2. Cfr. p. 219 D e bada che la ricapitolazione non è esatta: di sopra la seconda sezione dell’acquisitiva era la permutativa, μεταβλητική, qui si chiama invece arte degli scambi, ἀλλακτική, e il nome di prima si riserva in senso più ristretto ad una sottosezione di questa.
  3. È una dicotomia come le altre: 1) commercio minuto in città, 2) commercio tra città e città; e non contiene nessun apprezzamento statistico sull’importanza degli scambi cittadini. Questa e la seguente definizione del sofista trovano un riscontro molto stretto in Prot. p. 313 C sgg. Il qual luogo qui si può dire parafrasato con aggiunte più precise determinazioni.
  4. Mi pare preferibile λέγομεν di W., che continua gli indicativi precedenti, al λέγωμεν degli altri codici più comunemente accettato.