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Mentre per altro incominciava il Muratori a gittar i fondamenti dell’edificio immenso di cognizioni storiche che innalzar intendea, compose, quasi per sollievo e diporto, il suo trattato della Perfetta Poesia, in cui spiegò un sistema conforme ai pensamenti dell’oracolo dell’Inghilterra, {{AutoreCitato|Francesco Bacone|Bacone da Verulamio}}, sistema più filosofico di quello che prima di lui da’ sottili grammatici, e dopo di lui da {{AutoreCitato|Francesco Maria Zanotti|Francesco Maria Zanotti}} e da altri, che han grido di filosofanti, vennero esposti alla luce del giorno. Se filosofico fu il trattato della Poetica del Muratori, poetico, a dir così, fu il disegno della Repubblica Letteraria, che pubblicò in fronte all’opera sua del Buon Gusto, o sia riflessioni sopra le scienze tutte; disegno concertato col dotto Bernardo Trevisano, che reggeva in Venezia quella cattedra di filosofia morale, che sempre occupata era da un veneto patrizio; e disegno con cui tenne lungamente e piacevolmente in sospeso la curiosità degli scienziati. Agli studi suoi di amene lettere riferir si debbono pure le Vite del {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}}, del {{AutoreCitato|Lodovico Castelvetro|Castelvetro}}, del {{AutoreCitato|Carlo Sigonio|Sigonio}}, del {{AutoreCitato|Alessandro Tassoni|Tassoni}}, del marchese Orsi, da lui in diversi tempi dettate. Ma qui non è il luogo di annoverar distintamente le opere tutte del modenese bibliotecario. Il solo catalogo, colle necessarie notizie bibliografiche, eccederebbe i confini a questa vita prescritti. Basterà il dire che la sua fecondità era tale, che due opere ad un tratto stava scrivendo per l’ordinario; e che temendo ancora non gli mancasse materia, chiedeva agli amici argomenti per comporne delle nuove. Alla erudizione sacra e profana, alle antichità romane e barbariche, alla critica, alla teologia, all’ascetica, alla giurisprudenza, alla filosofia, alla politica e perfino alla medicina, come il trattato del Governo della peste e la dissertazione ''De potu vini calidi'' ne fanno fede, a tutto rivolse le sue speculazioni e le sue fatiche.
Mentre per altro incominciava il Muratori a gittar i fondamenti dell’edificio immenso di cognizioni storiche che innalzar intendea, compose, quasi per sollievo e diporto, il suo trattato della Perfetta Poesia, in cui spiegò un sistema conforme ai pensamenti dell’oracolo dell’Inghilterra, {{AutoreCitato|Francesco Bacone|Bacone da Verulamio}}, sistema più filosofico di quello che prima di lui da’ sottili grammatici, e dopo di lui da {{AutoreCitato|Francesco Maria Zanotti|Francesco Maria Zanotti}} e da altri, che han grido di filosofanti, vennero esposti alla luce del giorno. Se filosofico fu il trattato della Poetica del Muratori, poetico, a dir così, fu il disegno della Repubblica Letteraria, che pubblicò in fronte all’opera sua del Buon Gusto, o sia riflessioni sopra le scienze tutte; disegno concertato col dotto Bernardo Trevisano, che reggeva in Venezia quella cattedra di filosofia morale, che sempre occupata era da un veneto patrizio; e disegno con cui tenne lungamente e piacevolmente in sospeso la curiosità degli scienziati. Agli studi suoi di amene lettere riferir si debbono pure le Vite del {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}}, del {{AutoreCitato|Lodovico Castelvetro|Castelvetro}}, del {{AutoreCitato|Carlo Sigonio|Sigonio}}, del {{AutoreCitato|Alessandro Tassoni|Tassoni}}, del marchese {{AutoreCitato|Giovan Gioseffo Orsi|Orsi}}, da lui in diversi tempi dettate. Ma qui non è il luogo di annoverar distintamente le opere tutte del modenese bibliotecario. Il solo catalogo, colle necessarie notizie bibliografiche, eccederebbe i confini a questa vita prescritti. Basterà il dire che la sua fecondità era tale, che due opere ad un tratto stava scrivendo per l’ordinario; e che temendo ancora non gli mancasse materia, chiedeva agli amici argomenti per comporne delle nuove. Alla erudizione sacra e profana, alle antichità romane e barbariche, alla critica, alla teologia, all’ascetica, alla giurisprudenza, alla filosofia, alla politica e perfino alla medicina, come il trattato del Governo della peste e la dissertazione ''De potu vini calidi'' ne fanno fede, a tutto rivolse le sue speculazioni e le sue fatiche.