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visione della realtà, che ha il «pensiero più profondo» non trovi tuttavia in ciò alcuna obbiezione contro l’esistenza e nemmeno contro l’eterno ritorno di questa, ma vi trovi anzi una ragione per ''essere egli stesso'' l’eterna affermazione di tutte le cose, «il dire ''sì'' e ''amen'', all’infinito...». «In tutti gli abissi io porto ancora la mia affermazione benedicente....». ''Ma quest’è, ancora una volta, il concetto di «Dioniso»''.
PERCHÈ SCRIVO COSÌ BUONI LIBRI

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visione della realtà, che ha il « pensiero più profondo •> non trovi
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tuttavia in ciò alcuna obbiezione contro l’esistenza e nemmeno

contro l'eterno ritorno di questa, ma vi trovi anzi una ragione per

essere egli stesso l’eterna affermazione di tutte le cose, « il dire sì e
Che lingua parlerà un tale spirito quando parlerà con sè solo? Il linguaggio del ''ditirambo''. Io sono l’inventore del ditirambo. Si ascolti come Zarathustra parla con sè stesso ''Avanti il levar del sole'' (III, 18), una tale smeraldina felicità, una divina tenerezza simile a questa, non l’ha avuta nessuno prima di me. Anche la più profonda malinconia d’un tale Dioniso diventa un ditirambo; per provarlo, voglio citare il ''Canto notturno'', l’immortale lamento di colui che per eccesso di luce e di potenza, per la sua propria natura di sole, è condannato a non amare.
amen, all’infinito... . « In tutti gli abissi io porto ancora la mia

affermazione benedicente.... ». Ma quest’è, ancora una volta, il
«È notte: ora parlano più forte tutte le fontane zampillanti. Ed anche la mia anima è una fontana zampillante.
concetto di « Dioniso >».

7.
«È notte: ora soltanto si destano tutte le canzoni degli amanti. Ed anche la mia anima è la canzone d’un amante.
Che lingua parlerà un tale spirito quando parlerà con sè solo?

Il linguaggio del ditirambo. Io sono l’inventore del ditirambo.
«C’è in me qualche cosa di non appagato e di non appagabile, che vuol farsi sentire. C’è in me un desiderio d’amore che parla, esso stesso, il linguaggio dell’amore.
Si ascolti come Zarathustra parla con sè stesso Avanti il levar

del sole (III, 18), una tale smeraldina felicità, una divina tenerezza
«Io sono luce; ah, foss’io notte! Ma questa è la mia solitudine ch’io sono cinto di luce.
simile a questa, non l’ha avuta nessuno prima di me. Anche la più

profonda malinconia d’un tale Dioniso diventa un ditirambo; per
«Ah! foss’io scuro e simile alla notte: come vorrei suggere dalle mammelle della luce!
provarlo, voglio citare il Canto notturno, l’immortale lamento di

colui che per eccesso di luce e di potenza, per la sua propria natura
«E benedirei anche voi, piccole stelle scintillanti, lucciolette del cielo; e sarei beato del dono della vostra luce.
di sole, è condannato a non amare.
È notte: ora parlano più forte tutte le fontane zampillanti.
Ed anche la mia anima è una fontana zampillante.
È notte : ora soltanto si destano tutte le canzoni degli amanti.
Ed anche la mia anima è la canzone d’un amante.
C'è in me qualche cosa di non appagato e di non appagabile,
che vuol farsi sentire. C’è in me un desiderio d’amore che parla,
esso stesso, il linguaggio dell’amore.
« Io sono luce; ah, foss’io notte! Ma questa è la mia solitudine
ch’io sono cinto di luce.
« Ah! foss’io scuro e simile alla notte: come vorrei suggere
dalle mammelle della luce!
E benedirei anche voi, piccole stelle scintillanti, lucciolette
del cielo ; e sarei beato del dono della vostra luce.