Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/254: differenze tra le versioni

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scritto così: [[File:Storia delle arti del disegno III p 254 a.svg|100px]] e l’autore ha riputata la scrittura per etrusca. Nella spiegazione, alla pag. 80. dice: ''Je ne dois pas oublier une grande singularitè de ce vase, c’est de prèsenter devant chaque figure certains caracteres disposes dans l’ordre, qu’on voit dans la planche''. Non avrà mancato di consultare i Fourmont, e i Brageres. Mi sovviene d’aver veduto una patera di terra cotta, e dipinta, pubblicata dal canonico {{AutoreCitato|Alessio Simmaco Mazzocchi|Mazochi}}<ref>''In reg. Herc. Mus. æn. Tab. et. Tab. ult.''</ref> coll’iscrizione seguente: [[File:Storia delle arti del disegno III p 254 b.svg|130px]]. Si legge {{greco da controllare}} '''καλός Ὁπόσδας''' cioè ''Hoposdas il bello''. Si sa quanta stima fece il genio greco della bellezza d’ambi i sessi; e {{AutoreCitato|Pausania|Pausania}} riporta, che si usava di notare il nome di qualche bel ragazzo sul muro nelle proprie stanze<ref>Vedi ''Tom. I. pag. 243''., e l’indice dei rami al num. 27. del Tomo I.</ref>. L’artefice boccalajo della patera ha dato uno sfogo di tenerezza nelle sue opere. Si metta in confronto con questo il carattere del vaso di {{AutoreCitato|Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus|Caylus}}, il quale, come suppongo, non sarà ben copiato. Non è etrusco, ma greco; e dovrà leggersi {{greco da controllare}} '''Ηὄπολ(ο)ς καλός''' ''Hopolos il bello''. Vi supplisco un O. Gli antichissimi Greci fecero l’O quasi triangolare, e il Λ inverno V, o V. Il vaso dunque non è etrusco. Quello vaso solo ben inteso scompone tutta la tessitura del sistema di Caylus<ref name=pagina254>Il ch. sig. abate {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Gio. Battista Passeri}} ha pubblicato alcuni pochi vasi etruschi con greche iscrizioni nel Tomo {{Sc|iiI}}. ''Picturar. Etruscorum in Vatculis''. Così dunque egli rende ragione del greco idioma unito al lavoro etrusco alla Tavola CCXXI. pag. 18.: ''Græca infcriptio minime obstat, quominus id, & similia vasa Etruscis adtribuantur; nam Campani, Tuscorum genus, græcis advenis adsueti eorum linguam vel admiserunt, vel in gratiam Græcorum eam inserere operibus, qua, concinnarent, coacti sunt; quod quidem serius invaluit, & potissimum cum Bacchanalia diu proscripta infelici postliminio revocata sunt''. Il soggetto del vaso è: ''Adolescens Bacchicis initiatus''. In altro vaso essendovi una voce greca scritta latinamente, così ragiona lo stesso autore alla Tav. CCXXXVII. pag. 29.: ''Negotium præcipuum hujus vasis facit inscriptio in imo adposita, græca quidem, sed litteris latinis expressa'' (ANDRIAS ), ''ex qua fcribendi forma vas istud illi stati adtribuimus, qua populi dominatoris mores universa jam obtinebant, vix relictis patriæ, linguæ, vestigiis, & formulis, præsertim in Sicilia''. Più sotto illustrando un altro vaso con varie greche iscrizioni scorrette, ed oscure, dice Tav. CCLI. pag. 38.: ''Nam in monumentis etruscis nomina Deorum, & Heroum propria penitus omnia deturpata sunt populari tunc temporis dialecto''. Lo stesso sistema adotto il sig. abate {{AutoreCitato|Giovanni Cristofano Amaduzzi|Giovanni Cristofano Amaduzzi}} nel suo ampliato Alfabeto Etrusco riprodotto tra i prolegomeni del detto Tomo {{Sc|iiI}}., ove al §. VII. pag. LXXXIX. così s’esprime: ''Adscita insuper ab Etruscis fuisse tum græca elemento, tum græca vocabula'',</ref>. Ho veduto più di 500. vasi simili e a Roma,
scritto così: [[File:Storia delle arti del disegno III p 254 a.svg|100px]] e l’autore ha riputata la scrittura per etrusca. Nella spiegazione, alla pag. 80. dice: ''Je ne dois pas oublier une grande singularitè de ce vase, c’est de prèsenter devant chaque figure certains caracteres disposes dans l’ordre, qu’on voit dans la planche''. Non avrà mancato di consultare i Fourmont, e i Brageres. Mi sovviene d’aver veduto una patera di terra cotta, e dipinta, pubblicata dal canonico {{AutoreCitato|Alessio Simmaco Mazzocchi|Mazochi}}<ref>''In reg. Herc. Mus. æn. Tab. et. Tab. ult.''</ref> coll’iscrizione seguente: [[File:Storia delle arti del disegno III p 254 b.svg|130px]]. Si legge {{greco da controllare}} '''καλός Ὁπόσδας''' cioè ''Hoposdas il bello''. Si sa quanta stima fece il genio greco della bellezza d’ambi i sessi; e {{AutoreCitato|Pausania|Pausania}} riporta, che si usava di notare il nome di qualche bel ragazzo sul muro nelle proprie stanze<ref>Vedi ''Tom. I. pag. 243''., e l’indice dei rami al num. 27. del Tomo I.</ref>. L’artefice boccalajo della patera ha dato uno sfogo di tenerezza nelle sue opere. Si metta in confronto con questo il carattere del vaso di {{AutoreCitato|Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus|Caylus}}, il quale, come suppongo, non sarà ben copiato. Non è etrusco, ma greco; e dovrà leggersi {{greco da controllare}} '''Ηὄπολ(ο)ς καλός''' ''Hopolos il bello''. Vi supplisco un O. Gli antichissimi Greci fecero l’O quasi triangolare, e il Λ inverso V, o [[File:Greek Lambda Athenian.svg|14px]]. Il vaso dunque non è etrusco. Quello vaso solo ben inteso scompone tutta la tessitura del sistema di Caylus<ref name=pagina254>Il ch. sig. abate {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Gio. Battista Passeri}} ha pubblicato alcuni pochi vasi etruschi con greche iscrizioni nel Tomo {{Sc|iiI}}. ''Picturar. Etruscorum in Vatculis''. Così dunque egli rende ragione del greco idioma unito al lavoro etrusco alla Tavola CCXXI. pag. 18.: ''Græca inscriptio minime obstat, quominus id, & similia vasa Etruscis adtribuantur; nam Campani, Tuscorum genus, græcis advenis adsueti eorum linguam vel admiserunt, vel in gratiam Græcorum eam inserere operibus, qua, concinnarent, coacti sunt; quod quidem serius invaluit, & potissimum cum Bacchanalia diu proscripta infelici postliminio revocata sunt''. Il soggetto del vaso è: ''Adolescens Bacchicis initiatus''. In altro vaso essendovi una voce greca scritta latinamente, così ragiona lo stesso autore alla Tav. CCXXXVII. pag. 29.: ''Negotium præcipuum hujus vasis facit inscriptio in imo adposita, græca quidem, sed litteris latinis expressa'' (ANDRIAS ), ''ex qua fcribendi forma vas istud illi stati adtribuimus, qua populi dominatoris mores universa jam obtinebant, vix relictis patriæ, linguæ, vestigiis, & formulis, præsertim in Sicilia''. Più sotto illustrando un altro vaso con varie greche iscrizioni scorrette, ed oscure, dice Tav. CCLI. pag. 38.: ''Nam in monumentis etruscis nomina Deorum, & Heroum propria penitus omnia deturpata sunt populari tunc temporis dialecto''. Lo stesso sistema adotto il sig. abate {{AutoreCitato|Giovanni Cristofano Amaduzzi|Giovanni Cristofano Amaduzzi}} nel suo ampliato Alfabeto Etrusco riprodotto tra i prolegomeni del detto Tomo {{Sc|iiI}}., ove al §. VII. pag. LXXXIX. così s’esprime: ''Adscita insuper ab Etruscis fuisse tum græca elemento, tum græca vocabula'',</ref>. Ho veduto più di 500. vasi simili e a Roma,