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<p>È osservabile in questo Concilio, che si distinguono i beni dati alla Chiesa come ''Allodj'' e liberi, da quelli dati in ''Feudi''; e si riprende il re principalmente per la dispensazione ai laici dei primi.</p></ref>.{{Pt||</p>}}
<p>È osservabile in questo Concilio, che si distinguono i beni dati alla Chiesa come ''Allodj'' e liberi, da quelli dati in ''Feudi''; e si riprende il re principalmente per la dispensazione ai laici dei primi.</p></ref>.{{Pt||</p>}}


85. Questa congiunzione indivisa del temporale fu pertanto cagione che l’usurparsi il temporale fu un medesimo che un usurparsi anche lo spirituale: e quindi le investiture date da’ principi co’ segni della potestà spirituale, l’anello ed il pastorale: quindi vacanza intera di vescovato ove il principe riserbasse a sè i benefizi<ref>Ecco come si esprime una ''Notitia de Villa {{W|Neuilly-Saint-Front|Novilliaco}}'', che sta nell’Appendice al Flodoardo; ''Defuncto Tispino Archiepiscopo, tenuit Dominus, rex Carolus Remense'' {{Sc|episcopium}} ''in suo dominatu, et dedidit villam Novilliacum in beneficio Anschero Saxoni ecc'', cioè ad un soldato, dove si vede confuso il ''beneficio'' temporale coll’Episcopato. E perchè non v’è cosa che la cupidigia congiunta alla potenza non tenti e non inventi per giungere alla propria soddisfazione, i principi che si vedeano pressati dalla chiesa di non lasciar le Diocesi a lungo prive di pastore; inventarono di mandare invece dei vescovi una specie di commissari detti ''Corepiscopi'', ritenendo intanto per sè i beni episcopali. Questi non pastori tribularono gravemente la Chiesa: indi i tanti lamenti e i tanti decreti dei Concilî del sec. {{Sc|xi}} contro i Corepiscopi, fino che questi esseri d’incerta natura: dopo dato alla Chiesa un lungo incomodo, cessarono intieramente. Flodoardo (L. {{Sc|iii}}. ''Hist. Remensis c.'' 10.) parlando d’una lettera d’{{W|Incmaro di Reims|Incmaro}} al sommo Pontefice {{W|Papa Leone IV|Leone {{Sc|iv}}}}, dice così: ''In hac vero epistola, de his quos temeritas chorepiscopalis ordinare, vel quod Spiritum Sanctum consignando tradere praesumebat, requisivit. Et quod terrena potestas hac materia saepe offenderet, ut videlicet Episcopo quotibet defuncto, per Chorepiscopum solis Pontificibus debitum ministerium perageretur, et res ac facultates Ecclesiae saecularium usibus expenderentur, sicut et in nostra Ecclesia jam secundo actum est, etc.''</ref>: quindi le elezioni tutte invase dal principe<ref name="page73">Chi vuol vedere quali sieno i passi pei quali i principi pervennero a invadere le {{Pt|{{Alt|e-|elezioni}}|}}</ref>; quindi un <noinclude>{{Alt|mercimo-|mercimonio}}
85. Questa congiunzione indivisa del temporale fu pertanto cagione che l’usurparsi il temporale fu un medesimo che un usurparsi anche lo spirituale: e quindi le investiture date da’ principi co’ segni della potestà spirituale, l’anello ed il pastorale: quindi vacanza intera di vescovato ove il principe riserbasse a sè i benefizi<ref>Ecco come si esprime una ''Notitia de Villa {{W|Neuilly-Saint-Front|Novilliaco}}'', che sta nell’Appendice al {{AutoreCitato|Flodoardo di Reims|Flodoardo}}; ''Defuncto Tispino Archiepiscopo, tenuit Dominus, rex Carolus Remense'' {{Sc|episcopium}} ''in suo dominatu, et dedidit villam Novilliacum in beneficio Anschero Saxoni ecc'', cioè ad un soldato, dove si vede confuso il ''beneficio'' temporale coll’Episcopato. E perchè non v’è cosa che la cupidigia congiunta alla potenza non tenti e non inventi per giungere alla propria soddisfazione, i principi che si vedeano pressati dalla chiesa di non lasciar le Diocesi a lungo prive di pastore; inventarono di mandare invece dei vescovi una specie di commissari detti ''Corepiscopi'', ritenendo intanto per sè i beni episcopali. Questi non pastori tribularono gravemente la Chiesa: indi i tanti lamenti e i tanti decreti dei Concilî del sec. {{Sc|xi}} contro i Corepiscopi, fino che questi esseri d’incerta natura: dopo dato alla Chiesa un lungo incomodo, cessarono intieramente. {{AutoreCitato|Flodoardo di Reims|Flodoardo}} (L. {{Sc|iii}}. ''Hist. Remensis c.'' 10.) parlando d’una lettera d’{{W|Incmaro di Reims|Incmaro}} al sommo Pontefice {{W|Papa Leone IV|Leone {{Sc|iv}}}}, dice così: ''In hac vero epistola, de his quos temeritas chorepiscopalis ordinare, vel quod Spiritum Sanctum consignando tradere praesumebat, requisivit. Et quod terrena potestas hac materia saepe offenderet, ut videlicet Episcopo quotibet defuncto, per Chorepiscopum solis Pontificibus debitum ministerium perageretur, et res ac facultates Ecclesiae saecularium usibus expenderentur, sicut et in nostra Ecclesia jam secundo actum est, etc.''</ref>: quindi le elezioni tutte invase dal principe<ref name="page73">Chi vuol vedere quali sieno i passi pei quali i principi pervennero a invadere le {{Pt|{{Alt|e-|elezioni}}|}}</ref>; quindi un <noinclude>{{Alt|mercimo-|mercimonio}}