Della fama d'Orazio fino a' dì nostri, in Italia: differenze tra le versioni

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La fama d' ''{{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Orazio}}'', stata grande nel secolo di ''Augusto'', diminuita di molto fra il secondo e il terzo secolo dopo, se dobbiamo, a una testimonianza di ''Frontone'', accordare quel poco che ''{{AutoreCitato|Giacomo Leopardi|Giacomo Leopardi}}'' le attribuisce; cresciuta nel periodo del rinascimento, durata in pace nei secoli di poi, notabilmente si ravviva e s'illumina nel nostro, che pur tante cose recenti dimentica, tante glorie antiche trascura e tanta fretta ha nel fare e disfare, che nessun altro.
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La fama d' <nowiki/>''{{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Orazio}}'', stata grande nel secolo di ''Augusto'', diminuita di molto fra il secondo e il terzo secolo dopo, se dobbiamo, a una testimonianza di ''Frontone'', accordare quel poco che ''{{AutoreCitato|Giacomo Leopardi|Giacomo Leopardi}}'' le attribuisce; cresciuta nel periodo del rinascimento, durata in pace nei secoli di poi, notabilmente si ravviva e s'illumina nel nostro, che pur tante cose recenti dimentica, tante glorie antiche trascura e tanta fretta ha nel fare e disfare, che nessun altro.
 
Le edizioni di Orazio si moltiplicano, le critiche, le illustrazioni e gli acciabattamenti dei testi si succedono, se ne studiano singolarmente le poesie, se ne esaminano i precetti: la vita, i costumi, gli studi, la filosofia, lo stile, la lingua, la metrica del poeta si fanno argomento di lavori speciali, e pur predicando l'impossibilità di tradurlo, se ne tenta ogni poco la traduzione.
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Voglio ora cercare le cagioni possibili di questo ravvivamento del nome di ''Flacco'' in Italia, a' giorni nostri.
 
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===II===
 
La gloria di un poeta dovrebbe unicamente dipendere dal pregio dell'arte; ma nel fatto non è sempre così.
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Religioso egli non fu mai, se non quando ''Augusto'' glielo comandò; e la sua religione allora fa ridere, perchè sotto la maschera dell' entusiasmo sacro si sente e si scorge il sogghigno dello scettico.
Circa a morale, non la portò mai oltre i limiti di un ragionato e onesto egoismo : far bene a sè come e quanto è possibile, senza nuocere agli altri: non amar fino al sacrificio; non odiare per non guastarsi lo stomaco: sorridere e compatire, osservare i fenomeni della vita e restare indifferente ai colpi della fortuna.
Equanimità assai lodevole certamente, ma nella quale, a dir vero, non ci lasciò altra prova che di sentenze: talchè non sappiamo come si sarebbe contenuto, se, mettiamo il caso, fosse caduto in disgrazia di ''Augusto'' o di ''Mecenate'', e se fosse stato costretto a esulare come ''{{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovidio}}'' , o a tagliarsi le vene, come ''Seneca''.
 
Afferrare il buon istante, non darsi cura del resto: ecco il pensiero principale di tutta la lirica di ''{{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Flacco}}'': pensiero ripetuto, colorito, variato in tutti i modi e le forme che l'arte sovrana può suggerire; si che non è facile in tutta la storia della poesia trovare un canzoniere così monotono e così vario, tanto povero di pensiero e tanto ricco d'immagini, tanto volgare nel fondo e tanto nobile nella superficie, come quello di Orazio, che fra tutti i poeti, non escluso il ''Petrarca'', è rimasto per questa sua qualità il più gran maestro di stile.
 
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===III.===
 
Tali essendo i pensieri di Flacco, ben potrebbe sembrare agli ingenui non esser fra quella sua poltronaggine filosofica e la nostra vita presente alcun addentellato e riscontro; essere anzi tanto lontani ed estranei al nostro modo di vivere e di pensare quanto l'infingardaggine dalla operosità, la ribellione titanica dalla viltà.
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E giudicando dai discorsi che comunemente si fanno circa alla fierezza del genio latino, alla nobiltà del nostro sangue, all'epica grandezza delle nostre gesta, alla redenzione delle nostre menti miracolosamente operata dalla nuova scienza e all'emancipazione e al risorgimento dell'arte italiana, noi ci dovremmo in verità proclamare nobilissimi e felicissimi di tutti i popoli della terra.
 
Ma, se alle scampanate e tribunizie dei ''Pangloss da caffè'' e da gazzette non si voglia accordare maggior credenza che ai fatti, noi dobbiamo confessare, anche senza corda, che la corruzione e la viltà dei nostri tempi ben potrebbe parago-narsiparagonarsi a quella dei più tristi periodi dell'impero romano, se i presenti uomini non fossero dappoco e meschini in tutto, anche nel delinquere e nelle lascivie.
 
Certo che dalle recenti dottrine e invenzioni scientifiche gran lume e incremento può e deve ricevere 1l'ingegno e la vita degli uomini, che slacciati in parte dei vecchi pregiudizi, e guariti dei deliqui ascetici e dei deliri metafisici, hanno ormai forze e libertà da provvedere al miglior essere della loro vita.
 
Ma finchè tali dottrine non saranno principalmente rivolte a educare il cuore, a fortificare il carattere, a rendere men vana e men bestiale la vita, i benefici che ne potremo ricevere saranno sempre scarsi e piuttosto illusori che reali.
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''(dicembre 1885).''
 
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