Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/60: differenze tra le versioni

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{{Pt|terna|interna}} evidenza: soltanto poichè qui le idee non si studiano in relazione alle cose, bensì nei reciproci rapporti tra loro, era naturale che di un’affermazione esplicita in proposito mancasse affatto l’occasione. Che anzi la teoria delle idee nel Sofista sia effettivamente giunta già al secondo stadio, è positivamente provato dall’essere la tesi del dialogo un’ulteriore evoluzione di questo stadio secondo, e del non avere essa ragione di essere nello stadio primo. Finchè infatti le idee erano soltanto predicati e le cose acquistavano l’esistenza dal partecipare all’Essere connaturato a questi predicati, la questione della comunicabilità non poteva nascere<ref>Nel {{TestoAssente|Protagora}}, p. 331 D, la difficoltà era stata girata riconoscendo tra le idee la possibilità d’una somiglianza: la giustizia era in qualche modo simile alla santità; e così anche quelli che pajono opposti, il bianco al nero, il duro al molle.</ref>. Innanzi tutto ogni qualità era un’idea a sè, un’idea era il bianco, un’idea era il grigio; ma poniamo pure si fosse assurto al substrato comune dell’Essere (dalla qualità alla sostanza), come si fa qui, a dire il tal corpo ''è'' bianco, e insieme il tal corpo ''non è'' nero, non si fondevano con ciò l’Essere e il Non essere tra di loro, da diventare in certo modo l’Essere Non essere e il Non essere Essere: la cosa era come un terreno neutro nel quale gli opposti si potevano incontrare senza confondersi.
La teoria del Sofista. .(9

terna evidenza : soltanto. poiché qui le idee non si stu¬
Questo è espressamente ammesso e ritenuto da Socrate nel {{TestoAssente|Parmenide}}. Ivi infatti egli parla della partecipazione delle cose alle idee, e dice che possono partecipare anche di idee tra loro opposte, “poichè„, continua, “se la stessa uguaglianza uno la dimostrasse diventata disuguaglianza, o la disuguaglianza uguaglianza, questa, credo, sarebbe cosa mostruosa. Ma se le cose che partecipano dell’una e dell’altra me le dimostra esser passive di tutt’e due, non mi sembra, o Zenone, ciò punto strano, neanche se mi dimostrasse che tutte le cose sono una per ciò che partecipino dell’uno,
diano in relazione alle cose, bensì nei reciproci rapporti
tra loro, era naturale chc di un’affermazione esplicita
in proposito mancasse affatto l’occasione. Che anzi la
teoria delle idee nel Sofista sia effettivamente giunta
già al secondo stadio, è positivamente provato dall’es¬
sere la tesi del dialogo un’ulteriore evoluzione di questo
stadio secondò, e del non avere essa ragione di essere
nello stadio primo. Finché infatti le idee erano soltanto
predicati e le cose acquistavano l’esistenza dal parte¬
cipare all’Essere connaturato a questi predicati, la que¬
stione della comunicabilità non poteva nascere (i), In¬
nanzi tutto ogni qualità era un’idea a sè, un'idea era
il bianco, un'idea era il grigio; ma poniamo pure si
fosse assurto al substrato comune dell’Essere (dalla qua¬
lità alla sostanza), come si fa qui, a dire il tal corpo i
bianco, e insieme il tal corpo non è nero, non si fon¬
devano con ciò l’Essere e il Non essere tra di loro, da
diventare in certo modo l’Essere Non essere e il Non
essere Essere: la cosa era come un terreno neutro nel
quale gli opposti si potevano incontrare senza confon¬
dersi.
Questo è espressamente ammesso e ritenuto da So¬
crate nel Parmenide. Ivi infatti egli parla della parte¬
cipazione delle cose alle idee, e dice che possono par¬
tecipare anche di idee tra loro opposte, " poiché „,
continua, * se la stessa uguaglianza uno la dimostrasse
diventata disuguaglianza, o la disuguaglianza ugua¬
glianza, questa, credo, sarebbe cosa mostruosa. Ma se
le cose che partecipano dell’una e dell’altra me le di¬
mostra esser passive di tutt’e due, non mi sembra, o
Zenone, ciò punto strano, neanche se mi dimostrasse chc
tutte le cose sono una per ciò che partecipino dell’uno,
(i) Nel Protagora, p. 331 D, la difficoltà era stata gi¬
rata riconoscendo tra le idee la possibilità d’una somi¬
glianza: la giustizia era in qualche modo simile alla
santità; e cosi anche quelli che pajono opposti, il bianco
al nero, il duro al molle.
Fraccaroli, Il Sofilt*. 5
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