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gagliardamente. Ed ecco in quel che il falcone dopo molti contrasti voleva gremir e legare, come dicono, l'aerone, che un'aquila comparve. L’animoso falcone, veduta l’aquila, non degnò piú di combatter il timido aerone, ma con rapido volo verso l’aquila si rivolse e quella cominciò fieramente ad incalciare. Si diffendeva l’aquila molto animosamente, ed il falcone d’atterrarla si sforzava. A la fine il buon falcone con i suoi fieri artigli quella nel collo afferrò e dal busto gli spiccò la testa, onde in terra in mezzo a la compagnia che con il re era cadde. Tutti li baroni e gentiluomini che col re erano lodarono questo atto infinitamente e tennero il falcone per uno dei migliori del mondo, dandogli quelle lodi che a cosí magnanimo atto pareva loro che convenisse, di modo che non v’era persona che il falcone sommamente non commendasse. Il re, per cosa che nessuno dei baroni od altri dicesse, mai non disse parola; ma sovra di sé stando e tuttavia pensando, né lodava il falcone né lo biasimava. Era molto tardi quando il falcone uccise l’aquila, il perché il re comandò che ciascuno a la cittá ritornasse. Il dí seguente il re fece da un orefice far una bellissima corona d’oro, di tal forma che in capo al falcone si potesse porre. Quando poi gli parve il tempo convenevole, ordinò che sovra la piazza de la cittá fosse elevato un catafalco ornato di panni razzi e d’altri adornamenti, come è di costume simil palchi reali adornarsi. Quivi a suon di trombe fece il falcone condurre, ove per comandamento del re un gran barone gli pose in capo la corona de l'oro, in premio de l’eccellente preda che sovra l’aquila fatta aveva. Da l’altra banda ecco venire il manigoldo, che levata di capo al falcone la corona, quello con la scure gli spiccò dal collo. Restò di questi contrari effetti ciascuno che a lo spettacolo era molto stupido, e si cominciò da tutti variamente a parlar sovra questo caso. Il re, che ad una de le finestre del palazzo stava il tutto a vedere, fece far silenzio, e tant'alto che dagli spettatori poteva esser udito, cosí disse: — Non sia chi presuma di quanto adesso circa il falcone s’è esseguito mormorare, perciò che il tutto ragionevolmente s’è fatto. Io porto ferma openione che ufficio sia d'ogni magnanimo prencipe conoscer la vertú ed il vizio,
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PARTE PRIMA
gagliardamente. Ed ecco in quel che il falcone dopo molti con¬
trasti voleva gremir e legare, come dicono, l'aerone, che un'aquila
comparve. L’animoso falcone, veduta l’aquila, non degnò più
di combatter il timido aerone, ma con rapido volo verso l’aquila
si rivolse e quella cominciò fieramente ad incalciare. Si dif-
fendeva l’aquila molto animosamente, ed il falcone d’atterrarla
si sforzava. A la fine il buon falcone con i suoi fieri artigli
quella nel collo afferrò e dal busto gli spiccò la testa, onde
in terra in mezzo a la compagnia che con il re era cadde. Tutti
li baroni e gentiluomini che col re erano lodarono questo
atto infinitamente e tennero il falcone per uno dei migliori del
mondo, dandogli quelle lodi che a cosi magnanimo atto pareva
loro che convenisse, di modo che non v’era persona che il
falcone sommamente non commendasse. Il re, per cosa che
nessuno dei baroni od altri dicesse, mai non disse parola; ma
sovra di sé stando e tuttavia pensando, né lodava il falcone né
10 biasimava. Era molto tardi quando il falcone uccise l’aquila,
11 perché il re comandò che ciascuno a la città ritornasse. Il di
seguente il re fece da un orefice far una bellissima corona d’oro,
di tal forma che in capo al falcone si potesse porre. Quando
poi gli parve il tempo convenevole, ordinò che sovra la piazza
de la città fosse elevato un catafalco ornato di panni razzi e d’altri
adornamenti, come è di costume simil palchi reali adornarsi. Quivi
a suon di trombe fece il falcone condurre, ove per comandamento
del re un gran barone gli pose in capo la corona de l'oro, in
premio de l’eccellente preda che sovra l’aquila fatta aveva. Da
l’altra banda ecco venire il manigoldo, che levata di capo al fal¬
cone la corona, quello con la scure gli spiccò dal collo. Restò
di questi contrari effetti ciascuno che a lo spettacolo era molto
stupido, e si cominciò da tutti variamente a parlar sovra que¬
sto caso. Il re, che ad una de le finestre del palazzo stava il tutto
a vedere, fece far silenzio, e tant'alto che dagli spettatori po¬
teva esser udito, cosi disse: — Non sia chi presuma di quanto
adesso circa il falcone s’è esseguito mormorare, perciò che il
tutto ragionevolmente s’è fatto. Io porto ferma openione che uf¬
ficio sia d'ogni magnanimo prencipe conoscer la vertù ed il vizio,