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amico de la casa. Andò Galeazzo molto in ordine di vestimenti e di servidori, e giunto a Venezia e fatto capo a l’amico paterno, fu lietamente visto, ed andarono di brigata a ritrovar il gentiluomo veneziano, al quale si diede Galeazzo a conoscere e gli disse la cagione del suo venire. Questo sentendo, il veneziano gli disse: — Figliuol mio caro, tu sia il ben venuto. Egli è il vero che io, dando fine a tutti i conti, resto debitor de la somma che tu dici, come deve aver calculato il vostro fattore. E se più tosto non ho sodisfatto almeno per lettere, è che non sono ancora tre dí che io arrivai qui con le galee di Soria. Ora io son presto a sodisfarti, ma converrà che tu aspetti otto o dieci di, ch’io vada a Padova, ove ho mia moglie e tutta la famiglia. — Galeazzo disse che volentieri aspettarebbe e che in quel tempo anderia veggendo Venezia, e cosí fece. Andarono poi di compagnia a Padova, e fu bisogno che Galeazzo andasse ad albergare col veneziano. Egli con un sol paggio vi andò, mandando gli altri a l’osteria. Il veneziano, che altre volte era stato molti dí in Lombardia in casa del padre di Galeazzo ed era stato benissimo trattato, onorò molto il giovinetto. Aveva esso veneziano una bella figliuola di quindeci anni, la quale da Galeazzo tutto il dí vista fu cagione che il giovine di lei ardentissimamente s’accese, non avendo per innanzi mai provato che cosa fosse amore. Ella de l'amor di lui avvedutasi, piacendole il giovine, non ischivò punto il colpo amoroso ; anzi di lui senza fine s'innamorò, e tanto andò la bisogna che, una e due volte avuta la commodità di parlarsi, diedero ordine a quanto intenderete. Deveva il padre di lei fra tre dí dar tutti i danari a Galeazzo e seco a Venezia tornarsene, ove gli conveniva star qualche tempo. Ella dopo la partita loro, fra dui dí, doveva fuggir di casa sotto la cura d’un fidato servidore di Galeazzo, il quale egli aveva finto mandar a la madre, ed il veneziano medesimo per lui le aveva scritto. Ma il buon servidore stette nascosto in Padova fin al tempo debito. Avuti Galeazzo i danari, insieme col gentiluomo andò a Venezia, e col suo conseglio fece rimetter tutti i danari ricevuti in Milano con lettere di cambio, e niente faceva né comprava senza lui. Ed ecco venir la nuova al
NOVELLA XX
amico de la casa. Andò Galeazzo molto in ordine di vestimenti
e di servidori, e giunto a Venezia e fatto capo a l’amico pa¬
terno, fu lietamente visto, ed andarono di brigata a ritrovar il
gentiluomo veneziano, al quale si diede Galeazzo a conoscere
e gli disse la cagione del suo venire: Questo sentendo, il ve¬
neziano gli disse: — Figliuol mio caro, tu sia il ben venuto.
Egli è il vero che io, dando fine a tutti i conti, resto debitor
de la somma che tu dici, come deve aver calculato il vostro
fattore. E se più tosto non ho sodisfatto almeno per lettere, è
che non sono ancora tre di che io arrivai qui con le galee di
Soria. Ora io son presto a sodisfarti, ma converrà che tu aspetti
otto o dieci di, ch’io vada a Padova, ove ho mia moglie e tutta
la famiglia. — Galeazzo disse che volentieri aspettarebbe e che
in quel tempo ànderia veggendo Venezia, e cosi fece. Andarono
poi di compagnia a Padova, e fu bisogno che Galeazzo andasse
ad albergare col veneziano. Egli con un sol paggio vi andò,
mandando gli altri a l’osteria. 11 veneziano, che altre volte era
stato molti di in Lombardia in casa del padre di Galeazzo ed
era stato benissimo trattato, onorò molto il giovinetto. Aveva
esso veneziano una bella figliuola di quindeci anni, la quale da
Galeazzo tutto il di vista fu cagione che il giovine di lei arden¬
tissimamente s’accese, non avendo per innanzi mai provato che
cosa fosse amore. Ella de l'amor di lui avvedutasi, piacendole
il giovine, non ischivò punto il colpo amoroso ; anzi di lui senza
fine s'innamorò, e tanto andò la bisogna che, una e due volte
avuta la commodità di parlarsi, diedero ordine a quanto inten¬
derete. Deveva il padre di lei fra tre di dar tutti i danari a Ga¬
leazzo e seco a Venezia tornarsene, ove gli conveniva star qual¬
che tempo. Ella dopo la partita loro, fra dui di, doveva fuggir
di casa sotto la cura d’un fidato servidore di Galeazzo, il quale
egli aveva finto mandar a la madre, ed il veneziano medesimo
per lui le aveva scritto. Ma il buon servidore stette nascosto
in Padova fin al tempo debito. Avuti Galeazzo i danari, insieme
col gentiluomo andò a Venezia, e col suo conseglio fece rimet¬
ter tutti i danari ricevuti in Milano con lettere di cambio, e
niente faceva né comprava senza lui. Ed ecco venir la nuova al