Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/257: differenze tra le versioni
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254 |
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PARTE PRIMA |
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Fu al tempo del sapientissimo prencipe, quantunque sfortu¬ |
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Fu al tempo del sapientissimo prencipe, quantunque sfortunato, signor Lodovico Sforza, in una città del ducato un mercadante molto ricco di possessioni e ne la mercanzia di gran credito. Egli prese per moglie una gentildonna giovane, costumata e d’animo generoso, da la quale ebbe un figliuolo senza più. Non era ancora il figliuolo di dieci anni che il padre mori, lasciandolo del tutto erede, sotto cura de la madre. La donna, bramosa che il figliuolo a l’antica nobiltà degli avoli suoi si traesse, non volle che a cose mercantili mettesse mano, ma con somma diligenza gentilescamente il fece nodrire e a le lettere attendere e ad altri essercizi di gentiluomo. Ella poi attese a ritirar più che puoté le ragioni che il marito ne le cose mercantesche aveva per Italia, Fiandra, Francia, Spagna ed anco in Soria, attendendo a comprar possessioni al figliuolo, che Galeazzo aveva nome. Crebbe egli e divenne molto gentile e magnanimo, ed, oltra le lettere, si dilettava de la musica, di cavalcare, di giuocar d’arme, di lottare e d’altre simili vertù. Il che a la madre era di grandissima contentezza, e di panni, di cavalli e di danari provedeva al figliuolo largamente, non gli lasciando mancar cosa che a lui piacesse. Ella in pochi anni sodisfece a tutti i debiti del marito ed anco ricuperò quanto egli da altri mercadanti deveva avere. Restava una ragion sola con un gentiluomo veneziano che trafficava in Soria, il quale deveva ritornar a Venezia, essendo già Galeazzo di sedeci in dicesette anni. Onde egli, desideroso, come sono i giovinetti, di veder del paese e massimamente la famosa ed onorata città di Venezia, pregò la madre che Io lasciasse andare. Non dispiacque questo giovenil disio a la donna, anzi l’essortò ad andarvi e volle che egli fosse quello che desse fine ai conti col gentiluomo veneziano, e mandò seco un fattore molto pratico, indrizzandolo anco ad un mercadante in Venezia, che era grande |
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nato, signor Lodovico Sforza, in una città del ducato un mer- |
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cadante molto ricco di possessioni e ne la mercanzia di gran |
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credito. Egli prese per moglie una gentildonna giovane, costu¬ |
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mata e d’animo generoso, da la quale ebbe un figliuolo senza più. |
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Non era ancora il figliuolo di dieci anni che il padre mori, |
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lasciandolo del tutto erede, sotto cura de la madre. La donna, |
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bramosa che il figliuolo a l’antica nobiltà degli avoli suoi si |
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traesse, non volle che a cose mercantili mettesse mano, ma con |
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somma diligenza gentilescamente il fece nodrire e a le lettere |
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attendere e ad altri essercizi di gentiluomo. Ella poi attese a |
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ritirar più che puoté le ragioni che il marito ne le cose mer¬ |
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cantesche aveva per Italia, Fiandra, Francia, Spagna ed anco |
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in Soria, attendendo a comprar possessioni al figliuolo, che |
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Galeazzo aveva nome. Crebbe egli e divenne molto gentile e |
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magnanimo, ed, oltra le lettere, si dilettava de la musica, di |
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cavalcare, di giuocar d’arme, di lottare e d’altre simili vertù. |
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Il che a la madre era di grandissima contentezza, e di panni, |
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di cavalli e di danari provedeva al figliuolo largamente, non gli |
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lasciando mancar cosa che a lui piacesse. Ella in pochi anni |
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sodisfece a tutti i debiti del marito ed anco ricuperò quanto |
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egli da altri mercadanti deveva avere. Restava una ragion sola |
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con un gentiluomo veneziano che trafficava in Soria, il quale |
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deveva ritornar a Venezia, essendo già Galeazzo di sedeci in |
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dicesette anni. Onde egli, desideroso, come sono i giovinetti, di |
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veder del paese e massimamente la famosa ed onorata città di |
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Venezia, pregò la madre che Io lasciasse andare. Non dispiac¬ |
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que questo giovenil disio a la donna, anzi l’essortò ad andarvi |
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e volle che egli fosse quello che desse fine ai conti col gen¬ |
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tiluomo veneziano, e mandò seco un fattore molto pratico, in¬ |
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drizzandolo anco ad un mercadante in Venezia, che era grande |