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sarà sempre al comando vostro. Io anderò a parlar seco e farò di modo che in breve vi recherò buone novelle. — Restò per questa si larga promessa l’imperadore senza fine lieto, e Bellincione, andato a casa, domandò in camera la figliuola e le disse: — Gualdrada, — ché tale era il nome de la fanciulla — io ti reco una buona novella, perciò che hai da sapere che l'impe- radore è de le tue bellezze innamorato, come di bocca sua m’ha detto, e faratti, se tu seco sarai piacevole, una gran donna. Tu vedi che noi, ben che siamo gentiluomini, siamo poveri; Dio ci ha mandata la ventura nostra, sappiamola pigliare. — Non sofferse l’altiera ed onestissima giovanetta che il disonesto padre più innanzi parlasse, ma da giusto sdegno accesa: — Dunque, — disse — volete voi farmi prima bagascia che maritata? Ché se avessi marito e voi mi parlassi di questo, non vi vorrei udire, e udirovvi essendo vergine? Tolga Iddio che mai uomo del mondo, se non colui che mi sposerà, divenga mio signore. Andate, e più non mi parlate di questo. — Rimase il padre tutto confuso e non ardi farle più motto. Con questa risposta molto di mala voglia se ne ritornò a l’imperadore, il quale, udendo la saggia e onestissima risposta di Gualdrada, dolente oltra modo, stette buona pezza che pareva più tosto una statua di marmo che uomo vivo. Poi tra sé rivolgendo la magnanima deliberazione de la castissima vergine e quella senza fine commendata, disse al padre di lei: — Io ho deliberato, vincendo me stesso e le mie fiere passioni soggiogando, fare che il mondo conosca che, se so vincere gli altri, che anco so vincer me stesso. L’amore che ho portato e porterò sempre a vostra figliuola farà di questo certissima fede. — E alora chiamato a sé il fido suo cameriero, che Guido aveva nome, cosi gli disse: — Guido, vogliamo darti moglie, tale qual noi per il nostro figliuolo eleggeremmo. Tu sposarai la figliuola di messer Bellincione che qui vedi, e noi per dote sua ti daremo il Casentino e molte altre nostre castella che sono in Val d’Arno. — Mandò poi a chiamar tutti i suoi baroni e gentiluomini di corte, e messer Bellincione andò e condusse la bella ed onesta Gualdrada, e l'imperadore, a la presenza di tutti manifestato il suo amore
NOVELLA XVIII
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sarà sempre al comando vostro. Io anderò a parlar seco e farò
di modo che in breve vi recherò buone novelle. — Restò per
questa si larga promessa l’imperadore senza fine lieto, e Bel¬
lincione, andato a casa, domandò in camera la figliuola e le
disse: — Gualdrada, — ché tale era il nome de la fanciulla — io
ti reco una buona novella, perciò che hai da sapere che l'impe-
radore è de le tue bellezze innamorato, come di bocca sua m’ha
detto, e faratti, se tu seco sarai piacevole, una gran donna. Tu
vedi che noi, ben che siamo gentiluomini, siamo poveri; Dio
ci ha mandata la ventura nostra, sappiamola pigliare. — Non
sofferse l’altiera ed onestissima giovanetta che il disonesto pa¬
dre più innanzi parlasse, ma da giusto sdegno accesa: — Dun¬
que, — disse — volete voi farmi prima bagascia che maritata?
Ché se avessi marito e voi mi parlassi di questo, non vi vorrei
udire, e udirovvi essendo vergine? Tolga Iddio che mai uomo
del mondo, se non colui che mi sposerà, divenga mio signore.
Andate, e più non mi parlate di questo. — Rimase il padre
tutto confuso e non ardi farle più motto. Con questa risposta
molto di mala voglia se ne ritornò a l’imperadore, il quale,
udendo la saggia e onestissima risposta di Gualdrada, dolente
oltra modo, stette buona pezza che pareva più tosto una statua
di marmo che uomo vivo. Poi tra sé rivolgendo la magnanima
deliberazione de la castissima vergine e quella senza fine com¬
mendata, disse al padre di lei: — Io ho deliberato, vincendo
me stesso e le mie fiere passioni soggiogando, fare che il mondo
conosca che, se so vincere gli altri, che anco so vincer me
stesso. L’amore che ho portato e porterò sempre a vostra
figliuola farà di questo certissima fede. — E alora chiamato a
sé il fido suo cameriero, che Guido aveva nome, cosi gli disse:
— Guido, vogliamo darti moglie, tale qual noi per il nostro
figliuolo eleggeremmo. Tu sposarai la figliuola di messer Bellin¬
cione che qui vedi, e noi per dote sua ti daremo il Casentino e
molte altre nostre castella che sono in Val d’Arno. — Mandò
poi a chiamar tutti i suoi baroni e gentiluomini di corte, e
messer Bellincione andò e condusse la bella ed onesta Gualdrada,
e l'imperadore, a la presenza di tutti manifestato il suo amore