Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/280: differenze tra le versioni

Phe-bot (discussione | contributi)
Xavier121: split
 
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||{{Sc|novella xxi}}|277}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
nondimeno, ammaestrato da la necessità, cominciò a la meglio che sapeva, preso il fuso, a filare, filando ora sottile ora grosso ed ancor di mezza qualità un filo cosi sgarbato, che averebbe fatto di buona voglia rider,qualunque persona veduto l'avesse. Tutta la matina adunque assai si affaticò a filare. Venuto dipoi il tempo del desinare, ecco venire la consueta damigella, la quale, aperto il finestrino, domandò il barone se disposto era rivelar la cagione che in Boemia condotto l’aveva e quanto filo da lui si era filato. Egli, tutto vergognoso, disse a la donzèlla tutto ciò che con il signor Ulrico s’era pattuito, e poi le mostrò un fuso di filo. La giovane alora sorridendo gli disse: — La bisogna va bene. La fame caccia il lupo fuor del bosco. Voi avete ottimamente pensato, avendomi detto il fatto come sta, e filato si bene, che io spero che del vostro filo faremo de le camiscie a la nostra padrona, che le serviranno in luogo di stropicciatoio, se le rodessero le carni. — Fatto questo, ella recò al barone di buone vivande per desinare e lo lasciò in pace. Tornata poi a la signora, le mostrò il filo e le manifestò tutta l’istoria del patto che era tra il signor Ulrico e i dui baroni ongari, del che la donna, ancor che sbigottita dei lacci che costoro tesi le avevano, si trovò perciò assai contenta che la bisogna andasse come andava e che il marito conoscesse la sua integrità ed onestate. Prima adunque che volesse avisare il marito di cosa alcuna, si prepose ne l’animo di voler attendere l’avvenimento del signor Uladislao e a lui anco dare il castigo che meritava de la sua si trascurata e disonesta openione, meravigliandosi forte che tutti dui i baroni fossero stati tanto temerari e presentuosi, che a si fatto rischio, non conoscendo che donna ella si fosse, avessero tutti i beni loro compromessi. Conobbe pertanto ch’eglino devevano aver de lo scemo ed esser troppo arditi. Ma per non discorrere di passo in passo le cose particolari che a la giornata avvennero, ché troppo lunga istoria e forse rincrescevol sarebbe, vi dico che il barone posto in gabbia in poco tempo apparò assai convenevolmente a filare e filando passar la sua disaventura. La damigella faceva portar molto abondevolmente di buoni e delicati
NOVELLA XXI
277
nondimeno, ammaestrato da la necessità, cominciò a la me¬
glio che sapeva, preso il fuso, a filare, filando ora sottile ora
grosso ed ancor di mezza qualità un filo cosi sgarbato, che
averebbe fatto di buona voglia rider,qualunque persona veduto
l'avesse. Tutta la matina adunque assai si affaticò a filare. Ve¬
nuto dipoi il tempo del desinare, ecco venire la consueta da¬
migella, la quale, aperto il finestrino, domandò il barone se di¬
sposto era rivelar la cagione che in Boemia condotto l’aveva
e quanto filo da lui si era filato. Egli, tutto vergognoso, disse
a la donzèlla tutto ciò che con il signor Ulrico s’era pattuito,
e poi le mostrò un fuso di filo. La giovane alora sorridendo
gli disse: — La bisogna va bene. La fame caccia il lupo fuor
del bosco. Voi avete ottimamente pensato, avendomi detto il
fatto come sta, e filato si bene, che io spero che del vostro filo
faremo de le camiscie a la nostra padrona, che le serviranno in
luogo di stropicciatoio, se le rodessero le carni. — Fatto questo,
ella recò al barone di buone vivande per desinare e lo lasciò
in pace. Tornata poi a la signora, le mostrò il filo e le ma¬
nifestò tutta l’istoria del patto che era tra il signor Ulrico e i
dui baroni ongari, del che la donna, ancor che sbigottita dei
lacci che costoro tesi le avevano, si trovò perciò assai contenta
che la bisogna andasse come andava e che il marito conoscesse
la sua integrità ed onestate. Prima adunque che volesse avisare
il marito di cosa alcuna, si prepose ne l’animo di voler atten¬
dere l’avvenimento del signor Uladislao e a lui anco dare il
castigo che meritava de la sua si trascurata e disonesta ope¬
nione, meravigliandosi forte che tutti dui i baroni fossero stati
tanto temerari e presentuosi, che a si fatto rischio, non cono¬
scendo che donna ella si fosse, avessero tutti i beni loro com¬
promessi. Conobbe pertanto ch’eglino devevano aver de lo
scemo ed esser troppo arditi. Ma per non discorrere di passo
in passo le cose particolari che a la giornata avvennero, ché
troppo lunga istoria e forse rincrescevol sarebbe, vi dico che
il barone posto in gabbia in poco tempo apparò assai conve¬
nevolmente a filare e filando passar la sua disaventura. La da¬
migella faceva portar molto abondevolmente di buoni e delicati