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Di frate Domenico da Pescia non è nuovo il nome nella storia. La sua famiglia chiamavasi dei Buonvicini. Domenicano nel convento di S. Marco in Firenze, fu de’ più caldi, per non dire il più caldo ammiratore di frate {{AutoreCitato|Girolamo Savonarola|Girolamo Savonarola}}. «Compagno» a lui «indivisibile nelle fatiche dell’apostolato, nelle glorie, nei dolori, nei trionfi, nel patibolo, era, scrive il Padre {{AutoreCitato|Vincenzo Marchese|Vincenzo Marchese}}, una di quelle anime semplici, affettuose, tacili alle impressioni e capaci di qualunque sacrifizio, le quali passano sulla terra senza punto addarsi, o conoscersi di questa portentosa natura umana, e già destinate vittime dei tristi»<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Vincenzo Marchese|Marchese}}}}, ''Scritti Varii'', vol. I, pag. 143. Firenze, 1860.</ref> . È nota la fine ch’egli ha fatto il 23 maggio del 1498 e la dispersione delle sue ceneri insieme con quelle del Savonarola e di fra Silvestro Marufii da Firenze nella corrente dell’Arno. Del Buonvicini gli storici ricordano con ammirazione la singolare intrepidezza, onde salì il palco e offerse il collo al capestro del carnefice. Nell’universale scompiglio il buon frate
Di frate Domenico da Pescia non è nuovo il nome nella storia. La sua famiglia chiamavasi dei Buonvicini. Domenicano nel convento di S. Marco in Firenze, fu de’ più caldi, per non dire il più caldo ammiratore di frate {{AutoreCitato|Girolamo Savonarola|Girolamo Savonarola}}. «Compagno» a lui «indivisibile nelle fatiche dell’apostolato, nelle glorie, nei dolori, nei trionfi, nel patibolo, era, scrive il Padre {{AutoreCitato|Vincenzo Marchese|Vincenzo Marchese}}, una di quelle anime semplici, affettuose, facili alle impressioni e capaci di qualunque sacrifizio, le quali passano sulla terra senza punto addarsi, o conoscersi di questa portentosa natura umana, e già destinate vittime dei tristi»<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Vincenzo Marchese|Marchese}}}}, ''Scritti Varii'', vol. I, pag. 143. Firenze, 1860.</ref> . È nota la fine ch’egli ha fatto il 23 maggio del 1498 e la dispersione delle sue ceneri insieme con quelle del Savonarola e di fra Silvestro Marufii da Firenze nella corrente dell’Arno. Del Buonvicini gli storici ricordano con ammirazione la singolare intrepidezza, onde salì il palco e offerse il collo al capestro del carnefice. Nell’universale scompiglio il buon frate