Della moneta/Libro I/Capo I: differenze tra le versioni

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Vano timore intanto è quello che moltissimi scrittori mostrano avere, che possa un giorno l’abbondanza dell’oro e dell’argento farsi eguale a quella del rame. In un solo caso ciò potria essere: che si trovassero miniere così ricche di questi metalli, come sono quelle del ferro e del rame. Il che non pare che sia conforme agli ordini della natura delle cose: perché le più ricche miniere d’argento e d’oro non danno che dodici o quattordici once per cassone. Né sono da tenersi in conto, per la loro rarità, alcuni tratti di vene, che sino a cento once per qualche tempo han dato. Né anco è da temersi che scemato colla potenza delle leggi e dell’esempio il lusso, più di metalli si abbondi; mentre allora, traendosene una minor copia dalle viscere della terra, sempre la stessa rarità a un di presso si sosterrebbe. Così la natura alle sue cose pone certi confini, ch’elle non oltrepassano mai, né fino all’infinito estendendosi, durano perpetuamente a raggirarsi in sulle stesse vicende.
 
Ecco una breve narrazione degli accidenti vari della moneta. Resterebbe solo a dire del valore delle monete che sonosi in ogni tempo usate. Sulla quale laboriosa impresa è incredibile quanto da’ grandi ingegni siasi sudato; e principalmente si sono gli eruditi umanisti affaticati molto per l’intelligenza delle antiche opere sulla moneta de’ Greci e de’ Romani. Il Budeo, il {{AutoreCitato|Jakob Gronov|Gronovio}}, il {{AutoreCitato|John Selden|Seldeno}} sopra ogn’altro si distinguono. Ma è maraviglioso, ed appena credibile, che tanti grandi ingegni mostrino non essersi avveduti del tempo, e dell’opera, che hanno essi dissipato inutilmente. Altro è il sapere quanto pesano le antiche monete, altro quanto vagliono. Il peso è facile il saperlo, perché molte antiche monete ben conservate si custodiscono da noi: ma il valore è il ragguaglio della moneta colle altre cose; giacché, siccome le altre cose tutte sono sulla moneta valutate, così la moneta sulle altre cose si misura. Questa misura non solo in ogni secolo, ma quasi in ogni anno varia. Lo stesso as d’un’oncia a’ primi tempi della prima guerra punica valea diversamente che a’ tempi di Cesare: perché a’ tempi della guerra punica si sarà con un as comprato quel che appena con quattro avranno potuto i soldati di Cesare comprare. Così ne’ secoli a noi più vicini il fiorino d’oro fiorentino è stato sempre d’una dramma, o sia dell’ottava parte d’un’oncia d’oro puro composto; ma pure mille fiorini, che Gio. Villani nomini, sono troppo diversa cosa da mille fiorini d’oggidì, quanto al valore. Sono dunque da ridere que’ moderni storici che, riducendo i talenti e i sesterzi antichi a lire di Francia, o nostri ducati secondo l’uguaglianza del peso, credono aver fatto intendere a’ loro lettori lo stato delle cose, come erano in mente allo storico coetaneo. Per sapere all’ingrosso il valore delle monete son buone queste cognizioni; ma più giova il leggere quelle descrizioni che ci dipingano gli antichi costumi. Vero è che gli storici quasi contenti d’aver valutati i prezzi colle monete del loro tempo, non curano tramandar queste notizie che io dico, come a dire di scrivere quale fosse a’ tempi loro il valore del grano, del vino, degli operari; ma pure talora inavvertentemente ce lo hanno lasciato scritto: e queste sparte notizie bisogna andar raccogliendo studiosamente. Nella Dissert. XXVIII del {{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Murat.}}, Antiq. Italic., sonovi alcune descrizioni de’ costumi di vivere de’ Parmigiani, Piacentini e Modenesi antichi, dalle quali certamente meglio che dal peso delle monete il vero della storia si rende manifesto.l Dunque io non mi curerò sapere i pesi ed il creduto valore delle antiche e nuove monete. Prego solo i miei lettori che al valore delle merci si rivolgano ognora; ed il vero valore della moneta così loro verrà fatto sapere.