Agricoltura biologica: le fondamenta nella scienza, o le radici nella superstizione?: differenze tra le versioni

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==Una relazione inquieta==
 
L’agricoltura moderna è creatura della scienza, o, più propriamente, di un articolato novero di scienze: se è vero, infatti, che il suo pilastro fondamentale, la metodologia delle rotazioni, viene fissato, durante una irripetibile stagione di esperienze empiriche, dagli agronomi inglesi del Settecento, senza il supporto di alcuna nozione di fisiologia vegetale e di chimica del suolo, è altrettanto vero che essa inizia il cammino verso i più straordinari successi produttivi quando, all’alba dell’Ottocento, {{AutoreCitato|Nicolas-Théodore de Saussure|Théodore de Saussure}} spiega il meccanismo della nutrizione vegetale, un complesso insieme di scambi chimici tra sostanze aeriformi e sostanze in soluzione acquosa, una scoperta che sarà integrata, nei decenni successivi, da quelle sulle esigenze chimiche delle specie agrarie, le conquiste che suggellano {{AutoreCitato|Justus Liebig|Justus Liebig}}, Henry Gilbert, John Lawes e George Ville, quindi dalla scoperta dell’attività dei microbi, il legato degli studi di {{AutoreCitato|Louis Pasteur|Louis Pasteur}}, che traspone sul terreno della pedologia un emulo russo del biologo francese, Serghiei Nicolaevič Winogradsky. Contesto tecnologico costituente la traduzione applicativa di un compendio molteplice di discipline scientifiche, l’agronomia moderna attinge elementi capitali dalla genetica, dall’entomologia, dall’idraulica, dalla fisica, dall’economia.
 
[[Immagine:Agricoltura biologica.001.JPG|thumb|400px|center|<small> Archivio Nuova terra antica</small>]]