Per lo spiritismo/VIII: differenze tra le versioni

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Ma, si dirà, fra quelli che non credono vi sono degli scienziati che hanno sperimentato. Sì, alcuni, ma la loro prevenzione in contrario era molta, e l’esperienza fu molto poca. Il Tyndall, fisico illustre, di cui abbiamo citato più sopra il giudizio sarcastico sugli spiritisti, fu a mala pena trascinato dal Wallace ad un solo esperimento, in cui le prove furono insignificanti. Lo stesso si dica del Carpenter, fisiologo molto reputato, ma che aveva già una teoria fatta, nella quale non tutti i fenomeni potevano entrare. L’accademia di Pietroburgo interruppe fin da principio la serie di sedute che aveva promesso di tenere coll’Aksákow e i suoi tre alleati. «Il fatto è, dice il Cox, che, con tante negazioni, non c’è però nessuno che asserisca di aver fatto ''con cura e pazienza'' gli esperimenti del Crookes senza aver gli stessi risultati». Una sola testimonianza forte sarebbe quella del Comitato dell’Università di Pensilvania, che dopo ventuna sedute con dieci medii differenti, concluse che tutti i fatti medianici sono ciurmerie. Un riassunto della relazione di questo comitato si può vedere nei ''Proceedings'' della Società londinese per le ricerche psichiche. Questa relazione è però singolarmente indebolita dal fatto che gli esperimenti non furono fatti per curiosità scientifica, ma per giustificare il possesso di trecentomila franchi che un certo Seybert aveva lasciato per testamento alla suddetta Università, a patto che nominasse una Commissione per esaminare specialmente il moderno spiritualismo. Si aggiunga che questa relazione non è uscita che quattro anni dopo il testamento, e che è una relazione preliminare. È un pò poco per trecento mila franchi. Non si ha alcuna prova che abbia proceduto cogli stessi scrupoli che la Societa dialettica di Londra, la quale ha concluso in senso contrario.
 
Se certi spiritisti sono veramente, come dice il Tyndall, in uno stato d’animo contro cui le prove non possono nulla, viceversa lo stato d’animo degli oppositori ostinati si comprende, per esempio, leggendo nella protesta del Weber in favore dello Zöllner, che, a proposito delle meteoriti scoperte dal Chladni, il De Luc aveva detto «Quand’anche le avessi vedute cadere ai miei piedi, non vi crederei!». E leggendo nell’Ochorowicz: «Quali sono i limiti della natura? per esempio, una lastra metallica può, sì o no, parlare come un uomo? Bouillaud, che non era un uomo qualunque, diceva di no; che l’ammettere un fatto simile sarebbe come sconvolgere tutte le nozioni della fisiologia. E lo diceva ''davanti al fonografo di Edison'', in piena accademia, e prese pel collo il disgraziato interprete del celebre inventore americano, accusandolo di ventriloquio». Esattamente come quel selvaggio che credeva che nella macchina a vapore fosse nascosto un cavallo. Così non so più qual professore, al quale il {{AutoreCitato|Andrea Cesalpino|Cesalpino}} aveva mostrato nel cadavere, in pieno anfiteatro, non so qual nervo o muscolo di cui si dubitava, rispondeva da uomo ostinato ma educato: «Voi mi avete fatto vedere così bene, che, se non fosse di Aristotile, quasi quasi crederei». Questo stato d’animo può forse spiegare il giudizio del Comitato dell’Università di Pensilvania.
 
E per tutte le novità importanti è stato così. Nei libri degli spiritisti troverete raccontata la storia dell’opposizione di scienziati e di accademie non solo contro le scoperte del moto della terra, della circolazione del sangue, del galvanismo, del magnetismo, ma sopratutto contro le invenzioni ed applicazioni, contro l’emetico ed il vaccino, contro la macchina a vapore per mare e poi per terra, contro il telegrafo in generale e poi in particolare contro il telegrafo Morse, contro l’illuminazione a gas, ecc. Bacone aveva ragione, dividendo gli errori in quattro classi, di tenerne una per gli ''idola theatri'', che potrebbero tradursi: i pregiudizj delle Accademie e delle Università. La scienza, o almeno la scienza delle scuole, è anch’essa un pò dogmatica; non in quanto creda per fede, senza prove, ma in quanto crede che le formole suggerite dall’esperienza passata non possano esser mutate, o almeno corrette, dalla presente. Dovere dello scienziato è sopratutto di saper dubitare; ma non soltanto delle cose nuove bensì anche delle vecchie.