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re stranieri, cioè di quei di Siria, d’Egitto, e d’altri. Alla regina Laodice, figlia di Seleuco e sposa di Perseo, fu fatta alzare una statua in Delo, come un monumento di gratitudine alla sua generosità verso gli abitatori di quell’isola, e verso il tempio d’Apollo ivi edificato. Se ne vede ancora fra i marmi Arundelliani la base coll’iscrizione<ref>''Num. 29. pag. 26. ed. Malttaire''.</ref>. Antioco IV. Epifane re di Siria fece nel tempio medesimo ornare di molte statue l’ara di quel dio<ref>{{AutoreCitato|Edmund Chishull|Chishull}} ''Antiq. asiat. Pseiph. Sig. p. 52.''</ref>.
re stranieri, cioè di quei di Siria, d’Egitto, e d’altri. Alla regina Laodice, figlia di Seleuco e sposa di Perseo, fu fatta alzare una statua in Delo, come un monumento di gratitudine alla sua generosità verso gli abitatori di quell’isola, e verso il tempio d’Apollo ivi edificato. Se ne vede ancora fra i marmi Arundelliani la base coll’iscrizione<ref>''Num. 29. pag. 26. ed. Malttaire''.</ref>. Antioco IV. Epifane re di Siria fece nel tempio medesimo ornare di molte statue l’ara di quel dio<ref>{{AutoreCitato|Edmund Chishull|Chishull}} ''Antiq. asiat. Pseiph. Sig. p. 52.''</ref>.


§. 22. Leggendo presso {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}}<ref>''Præfat. ad lib. 7.''</ref> che il suddetto Antioco chiamò da Roma in Atene {{Sc|Cossuzio}} architetto romano, per terminare il tempio di Giove Olimpico, che sin dai tempi di Pisistrato era rimasto imperfetto, argomentar potrebbesi che vi fosse allora scarsezza d’abili artisti in quella stessa città che era stata dianzi la principal sede dell’arte; ma v’è altronde ragion di sospettare che quel re abbia ciò fatto solo per compiacere o adulare i Romani. Ebbe probabilmente le stesse mire Ariobarzane II. Filopatore re di Cappadocia, quando, per riedificare l’Odeo degli Ateniesi, che Aristione generale di Mitridate avea fatto atterrare in parte all’occasione dell’assedio di Siila, scelse due architetti romani, cioè {{Sc|Cajo Stallio}}, e {{Sc|Marco}} suo fratello unitamente al greco {{Sc|Menalippo}}<ref>{{autoreIgnoto|Belley}} ''Expl. d’une Inscript. ant. sur le rétabl. de l’Odeum, Acad. des Inscr, Tom. XXIII. Hist. pag. 189. seqq''.</ref>.
§. 22. Leggendo presso {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}}<ref>''Præfat. ad lib. 7.''</ref> che il suddetto Antioco chiamò da Roma in Atene {{Sc|Cossuzio}} architetto romano, per terminare il tempio di Giove Olimpico, che sin dai tempi di Pisistrato era rimasto imperfetto, argomentar potrebbesi che vi fosse allora scarsezza d’abili artisti in quella stessa città che era stata dianzi la principal sede dell’arte; ma v’è altronde ragion di sospettare che quel re abbia ciò fatto solo per compiacere o adulare i Romani. Ebbe probabilmente le stesse mire Ariobarzane II. Filopatore re di Cappadocia, quando, per riedificare l’Odeo degli Ateniesi, che Aristione generale di Mitridate avea fatto atterrare in parte all’occasione dell’assedio di Siila, scelse due architetti romani, cioè {{Sc|Cajo Stallio}}, e {{Sc|Marco}} suo fratello unitamente al greco {{Sc|Menalippo}}<ref>{{Ac|Augustin Belley|Belley}} ''Expl. d’une Inscript. ant. sur le rétabl. de l’Odeum, Acad. des Inscr, Tom. XXIII. Hist. pag. 189. seqq''.</ref>.


{{Nl|Cadde pur l’arte in Egitto...}}
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