Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/289: differenze tra le versioni

Nessun oggetto della modifica
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
d’Anzio, ed esistente ora nel museo Capitolino<ref>Illustrato dal P. {{AutoreCitato|Odoardo Corsini|Corsini}}. Lo dà anche {{AutoreCitato|Giovanni Gaetano Bottari|Bottari}} ''Mus. Cap. Tom. I. in fine, pag. 48''., ove è scorretta l’iscrizione seguente.</ref>. Dall’iscrizione portavi sull’orlo rilevasi che dono fosse di Mitridate Eupatore, ultimo e celebre re di Ponto, fatto ad un ginnasio, poichè usavasi allora di ornare tai luoghi con de’ vasi<ref>{{AutoreCitato|Polibio|Polyb.}} ''lib. 5. pag. 429. C.''</ref>. Oltre questa iscrizione vi si leggono in carattere piccolo e corsivo le parole {{greco da controllare}} '''ευφα διασωζε''' <ref>{{greco da controllare}} '''ΕVΦΑ ΔΙΑ{{larger|σω}}ΖΕ''' Cosi sono formate; e in caratteri majuscoli le dà l’Autore ''Tratt. prelim. ai Mon. ant. Cap. IV. p. LXXXIV''.</ref> finor non intese, e che probabilmente denno così compirsi {{greco da controllare}} '''εὐφάλαρον διάσωζε''' (mantienlo pulito), poichè la voce {{greco da controllare}} '''εὐφάλαρον''' trovasi adoperata per indicare il pulimento dato ai lucenti arnesi de’ cavalli<ref>{{AutoreCitato|Esichio di Alessandria|Esych.}} in {{greco da controllare}} '''Φάλαρα, εὐφάλαρο''' [ {{greco da controllare}} '''Εὐφᾶ''' contratto da {{greco da controllare}} '''εὐφαέα''', senza supplirlo significa ''ben lucente'', da {{greco da controllare}} '''εὖ e φαὴ''', come {{greco da controllare}} '''ἀμφιφαὴ''', ec.</ref>.
d’Anzio, ed esistente ora nel museo Capitolino<ref>Illustrato dal P. {{AutoreCitato|Odoardo Corsini|Corsini}}. Lo dà anche {{AutoreCitato|Giovanni Gaetano Bottari|Bottari}} ''Mus. Cap. Tom. I. in fine, pag. 48''., ove è scorretta l’iscrizione seguente.</ref>. Dall’iscrizione portavi sull’orlo rilevasi che dono fosse di Mitridate Eupatore, ultimo e celebre re di Ponto, fatto ad un ginnasio, poichè usavasi allora di ornare tai luoghi con de’ vasi<ref>{{AutoreCitato|Polibio|Polyb.}} ''lib. 5. pag. 429. C.''</ref>. Oltre questa iscrizione vi si leggono in carattere piccolo e corsivo le parole {{greco da controllare}} '''ευφα διασωζε'''<ref>{{greco da controllare}} '''ΕVΦΑ ΔΙΑ{{larger|σω}}ΖΕ''' Cosi sono formate; e in caratteri majuscoli le dà l’Autore ''Tratt. prelim. ai Mon. ant. Cap. IV. p. LXXXIV''.</ref> finor non intese, e che probabilmente denno così compirsi {{greco da controllare}} '''εὐφάλαρον διάσωζε''' (mantienlo pulito), poichè la voce {{greco da controllare}} '''εὐφάλαρον''' trovasi adoperata per indicare il pulimento dato ai lucenti arnesi de’ cavalli<ref>{{AutoreCitato|Esichio di Alessandria|Esych.}} in {{greco da controllare}} '''Φάλαρα, εὐφάλαρο''' [ {{greco da controllare}} '''Εὐφᾶ''' contratto da {{greco da controllare}} '''εὐφαέα''', senza supplirlo significa ''ben lucente'', da {{greco da controllare}} '''εὖ e φαὴ''', come {{greco da controllare}} '''ἀμφιφαὴ''', ec.</ref>.


§. 14. In questa sì mutilata statua, mancante di testa, di mani, e di gambe, coloro che penetrar sanno i segreti dell’arte, scorgono tuttora un chiaro raggio dell’antica bellezza. L’artista ha effigiata in quest’Ercole la più sublime idea d’un corpo sollevatosi sovra la natura, e d’un uomo nell’età perfetta inalzatosi al grado di quella privazion de’ bisogni che è propria degli dei. Ercole qui rappresentasi quale esser doveva allorchè si purificò col fuoco da tutte le umane debolezze, e fatto immortale ottenne di seder fra gli dei, quale dipinto avealo {{Sc|Artemone}}<ref>{{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plin.}} ''lib. 35. cap. 11. sect. 40. §. 32''.)</ref>. Egli è espresso senza la necessità di nutrirsi e di oltre usar delle forze, poichè non se gli veggono le vene, e ’l ventre sembra satollo senza aver preso cibo. Aver dovea, come giudicar si può da quel che rimane, la destra posata sul capo per indicarne il riposo dopo tutte le sue fatiche; e in tal positura si vede su una gran tazza di marmo, e sul celebre basso-rilievo della sua espiazione ed apoteosi, ove leggesi l’epigrafe {{greco da controllare}} '''ΗΡΑΚΛΗΣ ΑΝΑΠΑΥΟΜΕΝΟΣ''' (Ercole riposantesi). Amendue questi monumenti trovansi nella villa Albani<ref name=pagina289>Vedi qui avanti ''pag. 216''. Nel {{Pt|gabinet-}}</ref>. La testa aver dovea lo sguardo
§. 14. In questa sì mutilata statua, mancante di testa, di mani, e di gambe, coloro che penetrar sanno i segreti dell’arte, scorgono tuttora un chiaro raggio dell’antica bellezza. L’artista ha effigiata in quest’Ercole la più sublime idea d’un corpo sollevatosi sovra la natura, e d’un uomo nell’età perfetta inalzatosi al grado di quella privazion de’ bisogni che è propria degli dei. Ercole qui rappresentasi quale esser doveva allorchè si purificò col fuoco da tutte le umane debolezze, e fatto immortale ottenne di seder fra gli dei, quale dipinto avealo {{Sc|Artemone}}<ref>{{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plin.}} ''lib. 35. cap. 11. sect. 40. §. 32''.)</ref>. Egli è espresso senza la necessità di nutrirsi e di oltre usar delle forze, poichè non se gli veggono le vene, e ’l ventre sembra satollo senza aver preso cibo. Aver dovea, come giudicar si può da quel che rimane, la destra posata sul capo per indicarne il riposo dopo tutte le sue fatiche; e in tal positura si vede su una gran tazza di marmo, e sul celebre basso-rilievo della sua espiazione ed apoteosi, ove leggesi l’epigrafe {{greco da controllare}} '''ΗΡΑΚΛΗΣ ΑΝΑΠΑΥΟΜΕΝΟΣ''' (Ercole riposantesi). Amendue questi monumenti trovansi nella villa Albani<ref name=pagina289>Vedi qui avanti ''pag. 216''. Nel {{Pt|gabinet-}}</ref>. La testa aver dovea lo sguardo
Piè di pagina (non incluso)Piè di pagina (non incluso)
Riga 1: Riga 1:
{{PieDiPagina||N n2|rivol-}}
{{PieDiPagina||N n2|rivol-}}



<references/>
<references/>