Pagina:I Vicerè.djvu/64: differenze tra le versioni
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<section begin=s1/>me dispiace per quest’intrusa, che metterà ancora un altro poco di superbia... |
<section begin="s1" />me dispiace per quest’intrusa, che metterà ancora un altro poco di superbia.... |
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Pesavano sulla contessa Matilde gli sguardi irosi o severi di don Blasco, della cugina, del principe. Tutte le volte che Baldassarre s’era diretto a lei per servirla, qualcuno aveva fatto cenno al maestro di casa di servire un’altra o un altro. E adesso rimaneva lei soltanto; ma donna Ferdinanda, fatto venire il principino Consalvo, se lo mise a sedere sulle ginocchia e chiamò: |
Pesavano sulla contessa Matilde gli sguardi irosi o severi di don Blasco, della cugina, del principe. Tutte le volte che Baldassarre s’era diretto a lei per servirla, qualcuno aveva fatto cenno al maestro di casa di servire un’altra o un altro. E adesso rimaneva lei soltanto; ma donna Ferdinanda, fatto venire il principino Consalvo, se lo mise a sedere sulle ginocchia e chiamò: |
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― Qui, Baldassarre... <section end=s1/> |
― Qui, Baldassarre.... <section end="s1" /> |
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<section begin=s2/>{{Centrato|III.}} |
<section begin="s2" />{{Centrato|III.}} |
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Da quel giorno, don Blasco non ebbe più pace. A lui come a lui, che l’eredità andasse spartita in un modo piuttosto che in un altro, importava meno d’un fico secco; ma fin da quando egli era entrato al convento, non avendo più affari proprii, la sua costante preoccupazione era stata di ficcare il naso in quelli degli altri. |
Da quel giorno, don Blasco non ebbe più pace. A lui come a lui, che l’eredità andasse spartita in un modo piuttosto che in un altro, importava meno d’un fico secco; ma fin da quando egli era entrato al convento, non avendo più affari proprii, la sua costante preoccupazione era stata di ficcare il naso in quelli degli altri. |
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Ragazzo, egli aveva visto i bei tempi di casa Uzeda, quando suo padre, il principe Giacomo XIII, spendeva e spandeva regalmente, con venti cavalli in istalla, uno sciame di servitori e un’intera corte di lavapiatti che prendevano posto alla tavola imbandita giorno e notte. Allora, il futuro Cassinese non aveva udito altri discorsi fuorchè quelli delle straordinarie ricchezze di suo padre, dei grandi feudi che possedeva, delle rendite che riscoteva da mezza Sicilia; e glie n’era naturalmente venuta una smania di godimenti, un’ingordigia di piaceri che ancora non sapeva precisare egli stesso; quando un bel giorno fu messo al noviziato di San Nicola e poi costretto a pronunziare i voti. Tutte quelle ricchezze erano del fratello primogenito: a lui non toccava altro che la dotazione di trentasei onze l’anno indispensabile per entrare nella ricca e nobile badia!... Si scialava, veramente, a San Nicola, forse meglio che in casa Francalanza. Il convento, immenso, sontuoso, era agguagliato ai palazzi<section end=s2/> |
Ragazzo, egli aveva visto i bei tempi di casa Uzeda, quando suo padre, il principe Giacomo XIII, spendeva e spandeva regalmente, con venti cavalli in istalla, uno sciame di servitori e un’intera corte di lavapiatti che prendevano posto alla tavola imbandita giorno e notte. Allora, il futuro Cassinese non aveva udito altri discorsi fuorchè quelli delle straordinarie ricchezze di suo padre, dei grandi feudi che possedeva, delle rendite che riscoteva da mezza Sicilia; e glie n’era naturalmente venuta una smania di godimenti, un’ingordigia di piaceri che ancora non sapeva precisare egli stesso; quando un bel giorno fu messo al noviziato di San Nicola e poi costretto a pronunziare i voti. Tutte quelle ricchezze erano del fratello primogenito: a lui non toccava altro che la dotazione di trentasei onze l’anno indispensabile per entrare nella ricca e nobile badia!... Si scialava, veramente, a San Nicola, forse meglio che in casa Francalanza. Il convento, immenso, sontuoso, era agguagliato ai palazzi<section end="s2" /> |