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Versione delle 16:53, 18 lug 2015

40 PARTE PRIMA questo fuggitivo piacere; se non gli impedisci i suoi amori, se non biasimi i suoi piaceri, se innanzi a le donne quel loderai, egli sempre ti sarà amico. Dammi un avaro o vero un goloso; se al primo fai bere una medicina di danari e il secondo spesso inviti a mangiar teco, l’uno e l'altro subito è guarito. Or dammi un invidioso; che medicina troverai che possa si pestifero umor purgare? Se questa tu cerchi sanare, egli ti converrà con la pro¬ pria vite rimediargli, altrimenti non pensar che rimedio alcuno se gli trovi già mai. E chi non sa se uno tòcco da questo pe¬ stifero morbo mi vede in corte, sacratissimo re, da te più che lui favorire, e i servigi miei più grati a te essere, o che io me¬ glio di lui sappia l'armi essercitare, od in altro conto più di lui valere, e di queste tal cose m’abbia invidia, chi non sa, dico, che cotestui mai non potrò sanare, s’egli non mi vede de la tua grazia privo, di corte cacciato e in estrema rovina messo? Se 10 gli donerò tutto '1 di grandissimi doni, se li farò sempre onore, lodilo quanto sappia e gli faccia ogni servigio, il tutto è buttato via. Mai non cesserà di adoperarsi contra rii me fin che non mi veda a l'ultima miseria condutto, ché tutti gli altri rimedi sono scarsi ed invalidi. Questo è quel velenoso morbo che tutte le corti ammorba, a tutte le vertuose operazioni nuoce, e a tutti i gentili spiriti cerca di far offesa. Questo è il tene¬ broso velo che spesso ad altrui adombra con tanta oscurità gli occhi, che il vero non gli lascia vedere, e si offosca il giudicio che malagevolmente discerne il giusto da l’ingiusto, essendo ca¬ gione apertissima che mille errori ne l'operazioni umane tutto 11 di si fanno. E per dirne quel che al presente al proposito no¬ stro appartiene, non è in somma vizio al mondo che più le corti guasti, che più dissolva il vincolo de le sante compagnie, né che più rovini i signori, come è il veleno de l'invidia, perciò che chi dà orecchia a l’invidioso, chi le sue maligne chimere ascolta, non è possibil che faccia cosa buona. Ma per venir al fin ornai del mio ragionare, l’invidioso non tanto del suo bene s'allegra, non tanto dei suoi comodi gioisce, quanto de l’altrui male di continovo giubila e ride, e del profitto altrui piagne e s'attrista, e per veder cacciar dui occhi di capo al compagno, l’invidioso