Ode in onore di Santa Cecilia: differenze tra le versioni

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II fiato si ravvolga; a suon festivo
Ogni tacita corda, ogni canora
{{R|5}}Cetra si desti. In tuon dolce-gemente
Lo stridulo liuto si quereli,
Alto frema la tromba, e intorno intorno
Da' tetti la squillante Eco risponda,
Mentre allungate e tarde voci il cupo
{{R|10}}Maestoso solenne organo sparge.
L'armonia molle e chiara in pria lambisce
Co' numeri dolcissimi l'orecchio;
Indi più forte a mano a man s' espande,
E d' immenso fragore i cieli ingombra.
{{R|15}}Altera s'erge in signoril trionfo,
E indomita fra l'aere diviso
In fluttuanti rote alto galleggia,
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Cade, si sperge, illanguidisce e muore.
 
{{R|20}}Da lei le giuste tempre un'alma impara;
Nè tropp'alto trasvola o in giù trabocca.
Se procellosa gioja in petto ferve,
Con molli note l'Armonia l'acqueta;
O se da cure oppresso è il cor, su l'ali
{{R|25}}De' numeri vivaci al suol l'invola.
Ella i guerrier con gli animosi accenti
Empie di foco e alle sanguinee piaghe
De' miseri amator balsamo infonde.
Tristezza il capo alle sue leggi estolle;
{{R|30}}Morfeo dal letto in piò si slancia; Ignavia
Apre le braccia e i sonnacchiosi lumi;
Livore in atto d'ascoltare ir lascia
Per terra gli angui; da' rubelli affetti
Non più rompono guerre; ogni empia setta
{{R|35}}Vertiginosa il furor il cieco obblia.
 
Ma se civico dritto all'arme appella,
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Certo allor quando il primo legno audace
Le procelle affrontò, dall'alta poppa
{{R|40}}Musiche note il tracio Orfeo sciogliea ;
E vedeva Argo le materne querce
Scender dal Pelio in mar. Corona fangli
I semidei. Ogni uom da' carmi scosso
Eroe diviene. A' sovruman di Gloria
{{R|45}}Incanti s' accalora; ognun repente
Il settemplice scudo imbraccia, e snuda
II folgorante acciar, gridando: all'armi.
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Quando poi lungo le tartaree sponde,
{{R|50}}Che l'infocato Flegetonte accerchia,
Amor crudo, qual morte, il gran Cantore
Agli squallidi trasse orror dell'ombre,
Quai voci rintronar, quai forme in mostra
Vennero allor su le bollenti arene!
{{R|55}}Torbidi lampi, disperate strida,
Rosse facelle, gemiti affannosi,
Lamenti inconsolabili, profonde
Smanie e clamor de' tormentati spirti.
Ma udite! Ei tocca la dorata lira,
{{R|60}}E le trist'alme han posa. A lui rincontro
Accorron le fantasme: il tuo gran sasso,
Sisifo, immobil pende: alto s'arresta
Su la rota Ission: pallidi spettri
Vagano in danza: sdraiansi le Furie
{{R|65}}Su covacci di ferro, e intirizzite
Stan su' lor capi ad ascoltar le serpi.
 
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Per l'aure molli che alitando allegrano,
Gli elisj fiori, pe' beati spiriti,
{{R|70}}n Cui d'asfodillo i crocei prati, o allettano
Le vaghe d'amaranti adorne pergole,
Per l'ombre armate degli eroi,che splendere
Fan gli oscuri viali, e per que' giovani
Che spenti per amor fra i mirti spaziano,
{{R|75}}Chieggo Euridice. O me qui ritenete,
O l'amata Consorte a me rendete."
 
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Erebo accolse; intenerissi il core
Alla crudel Proserpina, e la Bella
{{R|80}}Di seco rimenarne a lui concesse.
Tal su la Morte e su l'Averno impero
Musica tenne. Perigliosa prova,
Ma non men gloriosa. Ancor che il Fato
Ben nove volte all'atre piagge avvolga
{{R|85}}L'orrida Stige, pur di là tornano
Musica e Amor con la Vittoria al fianco.
 
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Ella ricade, ahimè ! ricade e muore.
Com'or piegar potrai novellamente
{{R|90}}Le fatali Sorelle? E non già colpa
La tua si fu, se non è colpa amore.
Or a piè di montagne alto-pendenti
Presso lubriche fonti, or dove l'Ebro
Volubile serpeggia, a tutti ignoto,
{{R|95}}Solo e da nullo udito in lai si stempra,
E il caro spirto appella, ahimè! per sempre,
Per sempre a lui ritolto. Or dalle Furie
Agitato, straziato, desolato
Sul Rodope nevoso arrossa e trema.
{{R|100}}Quand'ecco al par de' venti impetuoso
Erme pendici alpestre intorno cerca,
E d'urli furibondi Emo rintona.
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Ah ch' egli muore, e fino in morte canta
Euridice. Euridice ancor sul labbro
{{R|105}}Gli trema; e boschi e fiumi e rupe e monti
Euridice ripetono, Euridice.
 
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E le atroci del Fato ire disarma;
I dolor calma; e riconforta e molce
{{R|110}}I furor disperati. Ella condisce
Il gioir nostro in terra, ed anzi tempo
I superni diletti in sen ci versa.
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Ben questa a pieno intese arte divina
La Vergin saggia, cui su l'Ara incensi
{{R|115}}Fuman oggi votivi, e al suo Fattore
Tutta sacrolla. Quando il pien concento
D' argentee canne alle vocali orchestre
Ella attemprava, in sacro foco asterse
Levava al Ciel su le solenni note
{{R|120}}Le umane menti, e da' balcon supremi
S' affacciavano a udir gli eterei spirti.
 
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Sieno i vanti d'Orfeo. Ben altra possa
Cecilia ottenne in don. Quei musicando
{{R|125}}Dal finto Averno un'Ombra trasse, e questa
Fea l'alme sorvolare oltra le stelle.
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