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404 nota


Dal 1602 in poi, con continuo crescendo, il M. fu tratto a comporre versi cortigianeschi per nozze ed encomi; e degli Epitalami pubblicò una raccolta in Parigi, presso Tussan de Bray, 1616; e dei poemetti encomiastici i principali: Il Tebro festante, composto nel 1605 per l’elezione di papa Leone undecimo; Il ritratto del serenissimo don Carlo Emanuelle duca di Savoia, in sestine, edito in Torino nel 1608; Il tempio, panegirico di Maria de’ Medici, reina di Francia e Navarra, anche in sestine, edito in Lione, presso N. Jullieron, nel 1615, — si trovano raccolti di solito nelle ristampe al séguito degli Epitalami (questi, dieci in tutto, oltre alcuni «sonetti epitalamici»).

Nel 1620, il M. stampava in Parigi, presso A. Pacard, La sampogna, divisa in idilli favolosi e pastorali, ristampata nel 1621 in Venezia, presso i Giunti. Gli idilli favolosi, ossia mitologici, erano: Orfeo, Atteone, Arianna, Europa, Proserpina, Dafne, Siringa, Piramo e Tisbe; e quelli pastorali: La bruna pastorella, La ninfa avara, La disputa amorosa, I sospiri d’Ergasto. Ma di questi idilli due almeno erano stati giá stampati prima: i Sospiri, inclusi nel 1605 nella raccolta la Corona di Apollo, messa insieme da P. A. Gentile in Venezia presso il Combi; e l’Europa in un opuscolo insieme con l’idillio Il testamento amoroso (che non fu incluso nella Sampogna), in Venezia, pel Bertolotti nel 1612, e nella Raccolta degli idilli di diversi ingegni illustri (Milano, Bidelli, 1618). Bisogna inoltre avvertire che, nel periodo napoletano, il M. aveva composto una serie di Egloghe boscherecce, che non volle stampare e che trattavano all’incirca i medesimi argomenti della Sampogna.

Anche nel 1620 venne fuori in Venezia, pel Ciotti, La galleria, serie di epigrammi su pitture e sculture, reali o immaginate, il cui primo nucleo era stato composto in Napoli prima del 1600 ed accolto nella prima edizione delle Rime.

Innumerevoli sono le opere che il M. diceva di serbare inedite o alle quali lavorava; e un catalogo ne fu dato dal suo amico Claretti nella prefazione alla terza parte della Lira. Dei manoscritti, lasciati alla sua morte, una parte venne conservata per un pezzo in Napoli presso la famiglia Crasso dei baroni di Pianura, e un’altra nella biblioteca dei teatini di San Paolo; ma andarono poi perduti1. Dell’ereditá letteraria del M. solamente la Strage

  1. Borzelli, op. cit., pp. 186, 197.