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:vate, che io me ne rammarico. Però, signore, la mia inquietezza non vi turbi, avvenguaché le femmine temono tanto più quanto più amano. I loro sgomenti pareggiano l'affetto: in esse questi due sentimenti o nulli sono o estremi. Il passato vi chiarì quale fosse la mia tenerezza; in ragione uguale è il mio timore. Molto teme chi molto ama; in cuor sensibile ad ogni sgomento traboccante è l'affetto.» |
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56 AMLETO |
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▪ vate, che io me ne rammarico. Però, signore, la mia |
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« inquietezza non vi turbi, avvegnachò le femmine te« mono tanto più quanto più amano. I loro sgomenti «pareggiano l’affetto: in esse questi due sentimenti o |
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« nulli sono o estremi. Il passato vi chiari quale fosse «ia mia tenerezza; in ragione uguale è il mio timore. |
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Molto teme chi molto ama; in cuor sensibile ad ogni |
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sgomento traboccante è l’affetto. D |
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COMM. RE. «Nullameno, amor mio, io dovrò lasciarti, ed |
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;COMM. RE.: «Credo che quello che dite in questo momento lo pensiate; ma spesso incontra che infrangiamo i voti che avevamo proferiti; le determinazioni sono serve della memoria; il loro parto è laborioso, ma per lo più vivono poco, come il frutto che permane attaccato all’albero finchè è verde, maturo cade. È ovvio che trasandiamo il pagamento di un debito contratto con noi medesimi; nell’ardore della passione promettiamo: intepidita quella, non ricordiamo più la promessa; allorchè cessano le gioje e i dolori, i disegni che questi avevano ingenerati cessano del pari; all'un eccesso sottentra l'altro, e di poco è mestieri per allietare il dolore, o contristare la gioja. Nulla di eterno quaggiù, ne è meraviglia se i nostri affetti mutano col mutare delle fortune, e incerto è tuttavia se sia la fortuna che guida l’amore, o questo quella. Quando l’uomo potente è caduto, i cortigiani si allontanano: il povero che si innalza vede i nemici mutati in amici, a l'affetto ha seguito fin qui la sorte. Chi non ha bisogno di amici ne avrà in gran copia e chiunque ricorre nelle sue necessità all'arido cuore di un amico tosto lo muta in avversario. Ma, per finire dove cominciai, dirò che i nostri voleri e le nostre sorti se- |
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COMM. REGINA. «I motivi che possono indurre ad un se« tondo matrimonio debbono essere di interesse, non |
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« talamo un secondo sposo. n |
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Comm. Rs. «Credo che quello che dite in questo momento «lo pensiate; ma spesso incontra che infrangiamo i «voti che avevamo proferiti; le determinazioni sono |
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serve della memoria; il loro parto è laborioso, ma per a lo più vivono poco, come il frutto che permane at« taccato all’albero Miche è verde, maturo cade. È ovvio |
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« che trasandiamo il pagamento di un debito contratto IL con noi medesimi; nell’ardore della passione promet« tlamo: intepidita quella, non ricordiamo più la pro« messa; allorchè cessano le gíoje e i dolori, i disegni |
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« che questi avevano ingenerati cessano del pari; al« l’un eccesso sottentra l’altro, e di poco è mestieri pej |
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« allietare il dolore, o contristare la gioja. Nulla di eterno |
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« quaggiù, né è meraviglia se i nostri affetti mutano |
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« col mutare delle fortune, e incerto è tuttavia se sia |
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• la fortuna che guida l’amore, o questo quella. Quando |
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« l’uomo potente è caduto, i cortigiani si allontanano: «ilpovero che si innalza vede i nemici mutati in amici, a e l’affetto ha seguito fin qui la sorte. Chi non ha bi• sogno di amici ne avrà In gran copia, e chiunque ri |
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« corre nelle sue necessità all’arido cuore di un amico, a tosto lo muta in avversario. Ma, per finire dove ce« mincial, dirò che i nostri voleri e le nostre sorti se4 Oh maledizione al resto (degli uomini, sottinteso.) |