Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/177: differenze tra le versioni
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{{Pt|no|trono}} de’ re della propria nazione, che coll’appoggio de’ Greci alcun tempo vi si mantennero<ref>{{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 7. cap. 2. pag. 506''. {{AutoreCitato|Tucidide|Tucidide}} ''Hist. lib. 1. cap. 104. segg. pag. 67. segg., Hist. univers. Tom. I. lib. I. ch. {{Sc|iiI}}. sect. V. p. 491''. Si veda qui appresso ''c. {{Sc|iI}}. princ. not. 1''.</ref>, allora almeno avranno ripigliate le antiche costumanze. |
{{Pt|no|trono}} de’ re della propria nazione, che coll’appoggio de’ Greci alcun tempo vi si mantennero<ref>{{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 7. cap. 2. pag. 506''. {{AutoreCitato|Tucidide|Tucidide}} ''Hist. lib. 1. cap. 104. segg. pag. 67. segg., Hist. univers. Tom. I. lib. I. ch. {{Sc|iiI}}. sect. V. p. 491''. Si veda qui appresso ''c. {{Sc|iI}}. princ. not. 1''.</ref>, allora almeno avranno ripigliate le antiche costumanze. |
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§. 9. Che gli Egizj, anche al tempo de’ Cesari, abbiano conservati gli antichi loro riti, lo dimostrano le statue d’Antinoo, due delle quali stanno a Tivoli<ref>Ora nel Museo Pio-Clementino. Se ne riparlerà nel capo ''{{Sc|iiI}}. §. 10. e 11''.</ref>, e un’altra ve n’ha nel museo Capitolino<ref>Gli Egizj hanno conservato la stessa religione fino al quarto secolo dell’era volgare, e poco più, come tutti gli scrittori di quel secolo ce lo attestano, e fra gli altri {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}} ''lib. 22. cap. 14''., {{AutoreCitato|Decimo Magno Ausonio|Ausonio}} ''Epist. ultim. v. 20. e segg''., {{AutoreCitato|Aurelio Prudenzio Clemente |Prudenzio}} ''Peristephan. v. 255. segg., in Symmach. v. 38. segg.'', {{AutoreCitato| Giulio Firmico Materno|Giulio Firmico}} ''Oslav. princ.'', Sant’Atanasio ''Vita S. Ant. num. 75. oper. Tom. I. par. {{Sc|iI}}. p. 680''. Finalmente colla legge di Teodosio il grande emanata l’anno 391., e registrata nel Codice Teodosiano ''lib. 16. tit. 10. leg. 11''. fu proscritta, e distrutti vennero i tempj degl’idoli, o convertiti in chiese dei cristiani. E qui può dirsi, che avesse fine l’Arte del Disegno presso gli Egizj. Fino a quelli tempi si era mantenuta probabilmente con qualche riputazione; sapendosi da {{AutoreCitato|Sinesio di Cirene|Sinesio}}, che appunto scriveva in fine del quarto secolo, ''Calvitii encom. p. 73., che i sacerdoti continuavano ancora ad avere lo stesso impegno, affinchè gli artisti nulla alterassero di quello prescrivevano le leggi intorno alle figure de’ numi: ''Ægyptiorum sane prudens ea in re institutum est, apud quos qui ex prophetico genere sunt sordidis, atque illiberalibus opificibus deorum simulacra nequaquam permittunt, ne quid tale contra leges, juraque moliantur''. {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}} ''l. cit. cap.16''. non ha difficoltà di asserire, che dopo il Campidoglio non v’era al mondo tempio alcuno più magnifico di quello di Serapide, ove erano statue, che parevano vive, ''simulacra svirantia'': ed il signor Paw ''Recherch. philof. sec. part. sect. IV. pag. 26o. not. h''. crede probabile, che gli |
§. 9. Che gli Egizj, anche al tempo de’ Cesari, abbiano conservati gli antichi loro riti, lo dimostrano le statue d’Antinoo, due delle quali stanno a Tivoli<ref>Ora nel Museo Pio-Clementino. Se ne riparlerà nel capo ''{{Sc|iiI}}. §. 10. e 11''.</ref>, e un’altra ve n’ha nel museo Capitolino<ref>Gli Egizj hanno conservato la stessa religione fino al quarto secolo dell’era volgare, e poco più, come tutti gli scrittori di quel secolo ce lo attestano, e fra gli altri {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}} ''lib. 22. cap. 14''., {{AutoreCitato|Decimo Magno Ausonio|Ausonio}} ''Epist. ultim. v. 20. e segg''., {{AutoreCitato|Aurelio Prudenzio Clemente |Prudenzio}} ''Peristephan. v. 255. segg., in Symmach. v. 38. segg.'', {{AutoreCitato| Giulio Firmico Materno|Giulio Firmico}} ''Oslav. princ.'', Sant’Atanasio ''Vita S. Ant. num. 75. oper. Tom. I. par. {{Sc|iI}}. p. 680''. Finalmente colla legge di Teodosio il grande emanata l’anno 391., e registrata nel Codice Teodosiano ''lib. 16. tit. 10. leg. 11''. fu proscritta, e distrutti vennero i tempj degl’idoli, o convertiti in chiese dei cristiani. E qui può dirsi, che avesse fine l’Arte del Disegno presso gli Egizj. Fino a quelli tempi si era mantenuta probabilmente con qualche riputazione; sapendosi da {{AutoreCitato|Sinesio di Cirene|Sinesio}}, che appunto scriveva in fine del quarto secolo, ''Calvitii encom. p. 73''., che i sacerdoti continuavano ancora ad avere lo stesso impegno, affinchè gli artisti nulla alterassero di quello prescrivevano le leggi intorno alle figure de’ numi: ''Ægyptiorum sane prudens ea in re institutum est, apud quos qui ex prophetico genere sunt sordidis, atque illiberalibus opificibus deorum simulacra nequaquam permittunt, ne quid tale contra leges, juraque moliantur''. {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}} ''l. cit. cap. 16''. non ha difficoltà di asserire, che dopo il Campidoglio non v’era al mondo tempio alcuno più magnifico di quello di Serapide, ove erano statue, che parevano vive, ''simulacra svirantia'': ed il signor {{AutoreCitato|Cornelis de Pauw|Paw}} ''Recherch. philof. sec. part. sect. IV. pag. 26o. not. h''. crede probabile, che gli Egizj continuassero ad imbalsamare i cadaveri fino al regno di quell’imperatore. Vedi qui avanti.</ref>. Quelle formate alla maniera egiziana somigliano a quelle, che si adoravano in quel regno, e principalmente nella città, ov’egli era sepolto<ref>{{AutoreCitato|Eusebio di Cesarea|Euseb.}} ''Præv. Ev. lib. 2. c. 6. p. 72. B.''</ref>, la quale da lui aveva avuto il nome di Antinoea<ref>{{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 8. cap. 9. pag. 617. lin. 18''. v. Pococke ''Descript. of the East. ec. Tom. I. book {{Sc|iI}}. chap. I. pag. 73''.</ref>. Un’altra statua simile a quella del Campidoglio ed egualmente grande, colla testa però |
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<ref follow="pagina176">{{AutoreCitato|Athanasius Kircher|Kirchero}} ''Œdip. Ægypt. Tom. {{Sc|iiI.}} synt. XIII. cap. IV. pag. 407''., dice che essa fu trovata nei sotterranei di Memfi, e che ha geroglifici, come li vediamo anche nel disegno datone dal P. {{AutoreCitato|Athanasius Kircher|Kirchero}} loc. cit., e scritta con tinta nera la detta parola sopra una fascia alla cintura. Tutte queste cose sono argomenti da credere la mummia egiziana; né avremo ragione di crederla piuttosto dei tempi dopo Cambise. E volendo ancora supporre, che la iscrizione sia greca, non potremmo asserire, che sia il defunto qualcuno di quei tanti Greci, che si portarono in Egitto, e in Memfi stessa, e vi ebbero onori, e cariche prima di Cambise, come diremo appresso nel ''capo {{Sc|iI}}. princ. not. r.'' ? Ma per provare, che si continuò ad imbalsamare i cadaveri anche dopo Cambise, potremo ricorrere all’autorità di {{AutoreCitato|Diodoro Siculo|Diodoro}}, che viaggiò colà ai tempi di {{AutoreCitato|Augusto|Augusto}}, e ''lib. 1. §. 91. pag. 101''. discorre di tal funzione, come di cosa che si usava a’ suoi giorni; come ne parla {{AutoreCitato| Luciano di Samosata|Luciano}} ''de Luctu in fine'', e come ne avea scritto anche {{AutoreCitato|Erodoto |Erodoto}} ''lib. 2. c. 86. pag. 142''., il quale pure visse, e andò in Egitto dopo Cambise; e S. Atanasio nella vita di S. Antonio abate, il quale morì nell'anno 357. dell’era volgare, ''n. 90. Tom. I. part. {{Sc|iI.}} pag. 689''., probabilmente intendeva parlare di mummie, scrivendo, che in Egitto i corpi degli uomini pii, e de’ martiri in ispecie solevano involgersi in pannilini, e conservarsi nelle case dai fedeli, come usavano anche i gentili.</ref> |