La Beatrice di Dante: differenze tra le versioni

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Un amore completo come quello di Dante attinge forza a due fonti: è vivificato dal pensiero che crea e dalla bellezza creata; si pasce di ciò che costituisce un momento razionale e necessario nell'universale sistema degli esseri, e di ciò che costituisce la bellezza circoscritta nelle membra d'una fragile creatura.
 
L'anima come divisa in due nature, l'animale e la razionale, è spinta perciò a generare doppiamente nel mondo corporeo e nel mondo spirituale; dal connubio fra l'anima e l'amore nasce l'arte, che, seguendo la natura dei suoi genitori è finita ed infinita, individuale ed universale: infinita ed universale come pensiero; individuale e finita come espressione.
Per questo appunto il poeta nostro dice con singolare personificazione, che l'arte è nipote a Dio; perchè, essendo Dio, secondo lui, il pensiero e lo spirito infinito, e la natura il sensibile corporeo individuale e finito, l'arte, che discende virtualmente nell'anima nostra e dall'anima nostra si esprime, ritiene di Dio infinito che crea la natura, e dalla natura che le presta la forma sensibile; e siccome la natura, secondo il pensiero di Dante, è cosa finita, così la materia è ''sorda a rispondere'' alle esigenze del concetto infinito dell'arte.
 
Comunque sia, le contrarietà e le battaglie che si riflettono in tutte le cose della natura e dell'anima, sono come l'essenza dell'amore; costituiscono il dramma di questa passione e di tutta la vita.
 
I pedanti, che non hanno anima capace di abbracciare l'insieme di questo dramma, suddividono, distinguono, sminuzzano; allontanano il pensiero dall'espressione, l'arte dalla vita.
 
Venendo poi a discorrere di Dante e ad esporre l'intendimento e la forma della ''Vita Nuova'', non si possono capacitare come il divino poeta potesse amare una semplice creatura mortale, nè più nè meno che qualunque altr'uomo.
Tiran però l'oroscopo della loro retorica, e trampolando, almanaccando, delirando, vedon metafore e allegorie e gergo furbesco di settario e indovinelli e sciarade da rompiscatole là dove altro non è che il solco infuocato della passione e la nitida e superba schiettezza di chi va significando ''le cose a quel modo che amore gli detta dentro''.
 
La vita di Dante è un continuo salire da ''carne a spirito'', una battaglia senza fine, ricca di svariati episodi, ma tutta e costantemente rivolta a un sol fine; animata da una sola speranza, da un intendimento: la conquista d'un supremo ideale: in Firenze la composizione dei partiti; in Italia l'unità di reggimento, fosse anche tedesco; nel mondo la Monarchia universale; e questo nel campo politico; nel religioso: una religione sola cattolica, quella di Cristo; un pastore e un ovile; un Dio in cielo e un pontefice in terra; nel filosofico: una scienza rivolta esclusivamente alla conquista dell'assoluto bene, nel godimento del quale risiede la beatitudine.
 
A questa gran luce