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§. 21. Nel disegno delle figure vestite, sia per esaminarle e per istudio, ovvero per imitarle, il gusto fino e ’l sentimento hanno men parte che l’attenta osservazione e la scienza. Il conoscitore però in quella parte delle arti del disegno non ha meno a studiare, che l’artefice. Tra ’l panneggiamento e ’l nudo v’ha lo stesso rapporto che tra l’espressione d’un pensiere (che n’è come il vestito), e ’l pensiere medesimo. Questo si trova con men fatica che quella. Or poiché ne’ più antichi tempi dell’arte greca si sono fatte più figure vestite che ignude, e seguitarono pur ne’ tempi migliori a farsi vestite le figure femminili, cosicchè appena una ignuda se ne trova fra cinquanta vestite; perciò gli artisti in tutt’i tempi vidersi obbligati a studiare non meno l’eleganza del panneggiamento, e i fregi del vestito, che la beltà delle ignude membra. Cercavansi le grazie non solo nel gesto, e nell’azione; ma eziandio nelle vesti, onde coperte si rappresentarono le più antiche Grazie; e a’ nostri tempi, dove a’ giovani artisti possono proporsi quattro o cinque delle più belle statue per istudio nel nudo, ben cento se ne possono additar loro per istudiare il panneggiamento. E’ ben raro, che trovinsi due statue alla stessa maniera vestite; laddove molte ve n’ha d’ignude interamente simili, e fra queste la maggior parte delle Veneri. Per la stessa ragione varie statue d’Apollo sembran fatte sul medesimo modello, come le tre somiglievoli della villa Medici<ref>Vedi sopra ''pag. 300. not.'' {{Sc|a}}.</ref>, e un’altra in Campidoglio: lo stesso dicasi della maggior parte de’ giovani Satiri. Conchiudiamo per tanto che il disegno delle figure vestite dee con ogni ragione riguardarsi come una parte essenziale delle belle arti. |
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§. 21. Nel difegno delle figure veftite, fia per efaminarle e per iftudio, ovvero per imitarle, il gufto fino e’I fendmento |
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hanno men parte che l’attenta ofièrvazìone e la fcienza. Il |
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conofcitore però in quella parte delle arti del difegno non |
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ha meno a fhidiare, che l’artefice. Tra’l panneggiamento e ’l |
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nudo v’ha lo flelTo rapporto che tra l’erprefllone d’un penfiere |
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( che n’è come il veltito ), e’I penhere medefimo. Qiiefto |
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fi trova con men fatica che quella. Or poiché ne’più antichi |
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ignude, e feguitarono pur ne’ tempi migliori a farfi veftite le |
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figure femminili, coficchè appena una ignuda fé ne trova fra |
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cinquanta vestite; perciò gli artisti in tutt’i tempi viderfi obbligati |
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a studiare non meno l’eleganza del panneggiamento, |
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e i fregi del veftito, che la beltà delle ignude membra. Cercavanfi |
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le grazie non folo nel gefto, e nell’azione; ma eziandio |
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nelle vefti, onde coperte fi rapprefentarono le più antiche |
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Grazie; e a’ nostri tempi, dove a’ giovani artifti poffono |
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proporfi quattro o cinque delle più belle ftatue per iftudio nel |
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nudo, ben cento fé ne poftbno additar loro per iftudiare il |
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panneggiamento. E’ ben raro, che trovinfi due ftatue alla |
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ftefta maniera veftite; laddove molte ve n’ha d’ignude interamente |
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fimili, e fra quefte la maggior parte delle Veneri. Per |
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la ftelFa ragione varie ftatue d’Apollo fembran fatte fui medesimo |
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modello, come le tre fomiglievoli della villa Medici<ref>Vedi sopra ''pag. 300. not.'' {{Sc|a}}.</ref>, |
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e un’altra in Campidoglio: Io stesso dicasi della maggior parte |
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de’ giovani Satiri. Conchiudiamo per tanto che il disegno |
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delle figure vestite dee con ogni ragione riguardarsi come una |
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parte essenziale delle belle arti. |
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§. 22. Vi sono oggidì ben pochi artisti, che non abbiano de’ difetti ne’ panneggiamenti, e nel secolo scorso tutti mancarono in questa parte, tranne il francese {{W|Nicolas Poussin|Poussin}}. {{w|Gian Lorenzo Bernini|Bernini}} ha |
§. 22. Vi sono oggidì ben pochi artisti, che non abbiano de’ difetti ne’ panneggiamenti, e nel secolo scorso tutti mancarono in questa parte, tranne il francese {{W|Nicolas Poussin|Poussin}}. {{w|Gian Lorenzo Bernini|Bernini}} ha |
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