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Ma dove sono le opere? Una pozza d’acqua, un piedistallo, un numero 8 fatto al neon sembrano più un guasto e dei preparativi Che Una mostra compiuta. L’unico che può essere assimilato a un oggetto il neon, per quanto semplice e povero di sostanza, un numero. E infatti la chiave sta proprio ti, lui a indicarci la forma e il senso delle altre presenze. L’otto un cerchio ruotato sul proprio centro, forma doppia e sinuosa, circolo più che cerchio. La sua figura complessiva ricorda poi la clessidra, e con essa lo scorrere del tempo.
Ma dove sono le opere? Una pozza d’acqua, un piedistallo, un numero 8 fatto al neon sembrano più un guasto e dei preparativi che una mostra compiuta. L’unico che può essere assimilato a un oggetto il neon, per quanto semplice e povero di sostanza, un numero. E infatti la chiave sta proprio ti, lui a indicarci la forma e il senso delle altre presenze. L’otto un cerchio ruotato sul proprio centro, forma doppia e sinuosa, circolo più che cerchio. La sua figura complessiva ricorda poi la clessidra, e con essa lo scorrere del tempo.


Appunto di questo innanzitutto si tratta: di un circolo operato dal tempo. Questo il dispositivo di produzione di ciò che si vede: la pozza d’acqua per terra composta dell’umidità raccolta ogni giorno nello spazio espositivo — per mezzo di deumidificatori present| ma non visibili in mostra — e riversata ogni mattina sul pavimento, resa visibile, in altra forma, informe, e rimessa in circolazione; il piedistallo, più alto di Una persona perchè non si possa n vedere n toccare quello che c’è sopra, un raccoglitore — Duchamp avrebbe detto un "affevatore" di polvere, perpetuo, perchè destinato a non essere mai n coperto n rovesciato, ma tenuto sempre verticale e attivo.
Appunto di questo innanzitutto si tratta: di un circolo operato dal tempo. Questo il dispositivo di produzione di ciò che si vede: la pozza d’acqua per terra composta dell’umidità raccolta ogni giorno nello spazio espositivo — per mezzo di deumidificatori present| ma non visibili in mostra — e riversata ogni mattina sul pavimento, resa visibile, in altra forma, informe, e rimessa in circolazione; il piedistallo, più alto di Una persona perchè non si possa vedere toccare quello che c’è sopra, un raccoglitore — Duchamp avrebbe detto un "allevatore" di polvere, perpetuo, perché destinato a non essere mai coperto rovesciato, ma tenuto sempre verticale e attivo.


Acqua e polvere, umido e secco, orizzontale e verticale, informe e formato, specchiante e opaco, liquido e granulare, ma tutto al limite dell’esistente, e in realà già tutto li, preesistente, tutto li nello spazio espositivo, lo spazio stesso. Tutto catturato e restituito, reso visibile — al limite del visibile, del riconoscibile — e poi di nuovo rimesso in circolo.
Acqua e polvere, umido e secco, orizzontale e verticale, informe e formato, specchiante e opaco, liquido e granulare, ma tutto al limite dell’esistente, e in realà già tutto li, preesistente, tutto li nello spazio espositivo, lo spazio stesso. Tutto catturato e restituito, reso visibile — al limite del visibile, del riconoscibile — e poi di nuovo rimesso in circolo.


Che cos’dunque? Una tautologia mancata? Un moto perpetuo zoppicante? Un circolo virtuoso ma inutile? Una versione debole delta ricerca dell’eternit? Il segno dell’infinito furbescamente raddrizzato? ''Vanitas'', si intitolava l’opera appena precedente queste, la prima basata sulla raccolta dell’umidità. Si, richiamo alla caducità, ma anche, letteralmente, fragile vani, delicato narcisismo, cura delta discrezione e del gusto, esercizio silenzioso della precisione, affetto per il reale e saperci fare con c16 Che a disposizione, coltivazione di sè senza argomenti e pretese soggettive.
Che cos’dunque? Una tautologia mancata? Un moto perpetuo zoppicante? Un circolo virtuoso ma inutile? Una versione debole delta ricerca dell’eternità? Il segno dell’infinito furbescamente raddrizzato? ''Vanitas'', si intitolava l’opera appena precedente queste, la prima basata sulla raccolta dell’umidità. Si, richiamo alla caducità, ma anche, letteralmente, fragile vani, delicato narcisismo, cura delta discrezione e del gusto, esercizio silenzioso della precisione, affetto per il reale e saperci fare con ciò che è a disposizione, coltivazione di sè senza argomenti e pretese soggettive.


In fondo Oberti non fa che dar forma al tempo, trattandolo come un materiale — così ha potuto "vedere" Che sospesa nell’aria non c’solo la polvere ma anche il suo opposto, l’umidità ma facendone anche il produttore stesso di ciò che si vede, mostrando come lavora.
In fondo Oberti non fa che dar forma al tempo, trattandolo come un materiale — così ha potuto "vedere" che sospesa nell’aria non c’solo la polvere ma anche il suo opposto, l’umidità ma facendone anche il produttore stesso di ciò che si vede, mostrando come lavora.


Ora, il tempo agisce innanzitutto per accumulo, per stratificazione, memoria, sedimentazione di affetti, s-velamento. Oberti mostra tale stratificazione, la fa lavorare, significare, e fa fa propria, agendo anche fui alto stesso modo, caricando di senso ciò che, intorno a lui, gli sembra corrispondere a s, al suo sentire e pensare. In fondo non fa che raccogliere ciò che chiama a far parte del suo mondo, oggetti, immagini, fenomeni, e coprirli di un veto, a volte reale, come qui di polvere e altre volte di grafite, oro, o di pittura o magari anche solo dell’aria Che ci separa da c16 Che ci d a vedere; altre volte di un veto ancora più immateriale ma altrettanto percepibile, fatto di un piccolo intervento su un oggetto trovato e caricato di un’affezione con cui lo fa proprio.
Ora, il tempo agisce innanzitutto per accumulo, per stratificazione,è memoria, è sedimentazione di affetti, è s-velamento. Oberti mostra tale stratificazione, la fa lavorare, significare, e fa fa propria, agendo anche fui alto stesso modo, caricando di senso ciò che, intorno a lui, gli sembra corrispondere a , al suo sentire e pensare. In fondo non fa che raccogliere ciò che chiama a far parte del suo mondo, oggetti, immagini, fenomeni, e coprirli di un velo, a volte reale, come qui di polvere e altre volte di grafite, oro, o di pittura o magari anche solo dell’aria Che ci separa da ciò che ci a vedere; altre volte di un velo ancora più immateriale ma altrettanto percepibile, fatto di un piccolo intervento su un oggetto trovato e caricato di un’affezione con cui lo fa proprio.
<span class="SAL">13,3,Aubrey</span>