Pagina:Carlo Rosmini Ragionamento degli Scrittori Trentini 1792.djvu/28: differenze tra le versioni

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Anche lontano continuò ad amar la sua Donna:
Anche lontano continuò ad amar la sua Donna:
<poem><i>Io sol fra l’Istro e il Reno,
<poem><i>Io sol fra l’Istro e il Reno,
E fra Boschi a l’usato or piango or grido
E fra Boschi a l’usato or piango or grido
Che amor mi sforza;</i></poem>
Che amor mi sforza;</i></poem>
e i suoi sospiri e i suoi voti erano del ritorno;
e i suoi sospiri e i suoi voti erano del ritorno;
<poem><i>E se del ritornar la speme sola
<poem><i>E se del ritornar la speme sola
Non nutrisse quest’alma afflitta e mesta,
Non nutrisse quest’alma afflitta e mesta,
L’incomparabil duol m’avria già spento.</i></poem>
L’incomparabil duol m’avria già spento.</i></poem>
Sola sua consolazione era in lontananza, una treccia di capelli che la sua Donna gli avea regalato, e che portava al manco braccio annodati:
Sola sua consolazione era in lontananza, una treccia di capelli che la sua Donna gli avea regalato, e che portava al manco braccio annodati:
<poem><i>Donna gli aurati crin che al manco braccio
<poem><i>Donna gli aurati crin che al manco braccio
Porto per vostro amor ec.</i></poem>
Porto per vostro amor ec.</i></poem>
Finalmente dopo anni quattro, nove mesi, ed un giorno, ch’egli era lontano, ottenutone il permesso dal Principe fuo Padrone, fece ritorno alla patria.
Finalmente dopo anni quattro, nove mesi, ed un giorno, ch’egli era lontano, ottenutone il permesso dal Principe fuo Padrone, fece ritorno alla patria.
<poem><i>Dopo quattr’anni, nove mesi, e un giorno,
<poem><i>Dopo quattr’anni, nove mesi, e un giorno,
Ne i quali il pianger sol mi fu concesso,
Ne i quali il pianger sol mi fu concesso,
Mercè del mio Signor, feci ritorno,
Mercè del mio Signor, feci ritorno,
Là dave piansi, e sospirai sì spesso.</i></poem>
Là dave piansi, e sospirai sì spesso.</i></poem>
Vi giunfe in un dì tenebroso, e mentre dal cielo cadea folta neve, il che prefe egli come funesto presagio:
Vi giunfe in un dì tenebroso, e mentre dal cielo cadea folta neve, il che prefe egli come funesto presagio:
<poem><i>Il Ciel presago di mia acerba sorte
<poem><i>Il Ciel presago di mia acerba sorte
Mandava a più poter la neve in terra,
Mandava a più poter la neve in terra,
Quel dì ch’io giunsi ove si chiude e serra
Quel dì ch’io giunsi ove si chiude e serra
Calei che mi tien vivo e mi dà morte.</i></poem>
Calei che mi tien vivo e mi dà morte.</i></poem>
E in fatti non più trovò la sua Donna nella
E in fatti non più trovò la sua Donna nella