Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/25: differenze tra le versioni

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di {{AutoreCitato|Eraclito|Eraclito}}. Il sentimento, da cui fu spinto Siddharta a vita religiosa, e che egli volle infondere nel cuore de’ suoi seguaci, è una sovrana esagerazione di pietà per le sventure umane, che immerge nello sconforto, e uccide ogni vigore dell’animo; e non può essere il sentimento predominante de’popoli che sono nella via d’una civiltà ognor crescente. Se poi tra le due si dovesse scegliere, mi sembra davvero più saggio e preferibile il ridere; non perchè il ridere, come dice il {{AutoreCitato|Michel de Montaigne|Montaigne}}, sia più piacevole del piangere, ma perchè è più sdegnoso, e meglio ci condanna. «Io penso, seguita il filosofo francese, che non vi sia in noi tanta infelicità, quanto abbiamo di vanità; tanta malizia, quanta sciocchezza: noi non siamo tanto pieni di male, quanto di fatuità; non siamo tanto disgraziatì, quanto abbietti».<ref>{{smaller|Montaigne, ''Essais'', lib. {{Sc|i}}, cap. {{Sc|l}}.}}</ref>
di {{AutoreCitato|Eraclito|Eraclito}}. Il sentimento, da cui fu spinto Siddharta a vita religiosa, e che egli volle infondere nel cuore de’ suoi seguaci, è una sovrana esagerazione di pietà per le sventure umane, che immerge nello sconforto, e uccide ogni vigore dell’animo; e non può essere il sentimento predominante de’popoli che sono nella via d’una civiltà ognor crescente. Se poi tra le due si dovesse scegliere, mi sembra davvero più saggio e preferibile il ridere; non perchè il ridere, come dice il {{AutoreCitato|Michel de Montaigne|Montaigne}}, sia più piacevole del piangere, ma perchè è più sdegnoso, e meglio ci condanna. «Io penso, seguita il filosofo francese, che non vi sia in noi tanta infelicità, quanto abbiamo di vanità; tanta malizia, quanta sciocchezza: noi non siamo tanto pieni di male, quanto di fatuità; non siamo tanto disgraziatì, quanto abbietti».<ref>{{smaller|Montaigne, ''Essais'', lib. {{Sc|i}}, cap. {{Sc|l}}.}}</ref>


Tratteremo a suo luogo dello svolgimento delle dottrine buddhiche; e vedremo allora, come all’idea «che il dolore sia necessario retaggio di tutti gii esseri che s’aggirano nel vasto mare dell’essere» (che è la prima delle ''Quattro verità'', fondamento dell’antico Buddhismo) un’altra idea andò a sostituirsi, quando esso Buddhismo, abbandonata la sua semplicità, si portò nella regione delle speculazioni filosofiche: e questa idea è, che tutto nel mondo è vanità. Il
Tratteremo a suo luogo dello svolgimento delle dottrine buddhiche; e vedremo allora, come all’idea «che il dolore sia necessario retaggio di tutti gli esseri che s’aggirano nel vasto mare dell’essere» (che è la prima delle ''Quattro verità'', fondamento dell’antico Buddhismo) un’altra idea andò a sostituirsi, quando esso Buddhismo, abbandonata la sua semplicità, si portò nella regione delle speculazioni filosofiche: e questa idea è, che tutto nel mondo è vanità. Il