Della generazione de' mostri/Capo secondo: differenze tra le versioni

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Alexandros69 (discussione | contributi)
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Questi e molt'altri mostri simili e diversi, come quello che si vede nella Loggia dello Spedale della Scala, crediamo noi filosoficamente, che siano stati e che possono essere: ma non è già vero secondo i Peripatetici quello che dice {{AutoreCitato|Plinio}}, che una donna chiamata Alcippe partorisse uno elefante; perciocché non pur gli uomini, ma nessuna spezie perfetta può produrre un'altra spezie diversa; perciocchè, come dice il Filosofo nella scienza divina, ogni simile si genera dal suo simile. E perché il medesimo Plinio testimonia nel medesimo luogo, che una schiava in un i principii della guerra de' Marsi partorì un serpe, e molti affermano aver veduto delle donne, le quali hanno partorito delle botte ed altre così fatte cose, rispondiamo che questi non si chiamano parti, né quelli mostri; ciò è non sono generati di sperma, né della sostanza del seme, ma di umori corrotti, o per la cattività de' cibi, o per qualunque altra cagione, non altramente che si generano i vermini negli intestini. Ed è tanto lontano da' filosofi, che una spezie perfetta possa generare un'altra spezie diversa da sé, che essi non vogliono ancora che si possa generare mostro alcuno di due spezie diverse, come molti affermano di aver veduto, come, esempi grazia, un fanciullo col capo di bertuccia, o di cane, o di cavallo, o d'altro animale, o un vitello, o un cane, o bue col capo d'uomo. E la ragione allegata da loro è, che altro tempo ricerca la gravidezza e parto d'un uomo, ed altro quella d'una pecora o d'un bue, e nessuno parto può nascere, se non nel tempo debito e conveniente a lui. Onde {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}} nel terzo capo del quarto libro allegato di sopra due volte da noi, dice queste parole formali: ''Jam puerum ortum capite arietis, aut bovis referunt; itemque in caeteris membrum nominant animalis diversi: vitulum capite pueri, et ovem capite bovis natam asseverant. Quae omnia accidunt quidem causis supra dictis, sed nihil ex his, quae nominant est, quamvis similitudo quaedam generetur''. E poco di sotto più chiaramente: ''Sed enim impossibile esse, ut tale monstrum gignatur, idest alterum in altero animal, tempora ipsa graviditatis declarant, quae plurimum discrepant in homine, et cane, et in ove, et bove: nasci autem ullum nisi suo tempore potest''. Ed a quelli che affermano d'averli veduti rispondono, che sono stati ingannati dalla somiglianza, parendo loro quello che non era; conciosia che in quelli che non sono mostri, si vede molte volte alcuna sembianza di alcuno animale, onde si dice spesse fiate, d'alcuno volendo lodarlo: Egli ha cera, o vero piglio di leone; ed alcuno volendolo ingiuriare, viso di bue, volto d'asino, mostaccio di pecora, ceffo di cane, muso di topo, grifo di porco ed altre simili villanie. Ed alcuni fisiomanti come tesimonia {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}}, avevano ridotte queste somiglianze a tre. E così sarebbero forzati a rispondere i Peripatetici a quel mostro che nacque l'anno 1543 in Avignone, il quale nacque dopo tre dì che era nata dalla medesima donna una bambina, la quale non visse un'ora, ed era così fatto. Egli aveva la testa d'uomo dagli orecchi in fuori, i quali insieme col collo, colle braccia e mani erano di cane, e così il membro virile: le gambe ed i piedi con un picciol segno di coda di dietro, e tutte le membra canine erano coperte di pelo lungo e nero come era il cane, col quale confessò poi essersi giacciuta quella tal donna che l'aveva partorito: il restante del corpo infino alla cintura, era tutto d'uomo, colle coscie e le gambe bianchissime; il quale mezzo abbaiava e mezzo avrebbe voluto favellare, ma mugolava, e dicono che egli fece delle braccia croce in atto di volersi raccomandare: il che o non crederebbero i Peripatetici, o direbbero che fosse stato a caso. Visse tanto, che fu portato da Avignone a Marsiglia al cristianissimo Re Francesco, il quale l'ultimo giorno di luglio fece abbruciare la donna ed il cane insieme.
Non niegano già, che gli animali di diverse spezie si congiungano l'uno con l'altro alcuna volta e partoriscano, come si vede tutto 'l dì degli asini e muli, ma quelli solamente, i quali se bene sono di diversa spezie, sono però molto simili di natura, e quasi grandi a un modo; ed il tempo della gravidezza e pregnezza loro è il medesimo, come sono i cani, i lupi, le golpi ed altri cotali; la qual cosa dimostrano apertamente queste parole d'{{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}} nel quinto capitolo del secondo libro detto di sopra: ''Coeunt animalia generis ejusdem secundum naturam, sed ea etiam quorum genus diversum quidem, sed natura non multum distat, si modo par magnitudo sit, et tempora aequent graviditatis raro id fit, sed tamen fieri, et in canibus, et in lupis, et in vulpibus, certum est''. E quel proverbio, il quale diceva che l'Africa arrecava sempre alcuna cosa di nuovo, ne fa fede manifesta.
Onde nascano, e da quali cagioni procedano i sopraddetti mostri è agevolissimo a risolvere secondo i teologi, perciocché essi, come dovemo credere, direbbero, che come tutte l'altre cose, così i mostri procedono dalla volontà di Dio, la cui sapienza non intesa, e da non potersi intendere da noi, li fa dove, quando, ed in quel modo che più le piace: al che non possono rispondere i filosofi, i quali non credono se non quello o che mostra il senso, o che detta la ragione. Non è anco difficile cotal dubbio secondo gli astrologi, i quali direbbero, come si vede in Tolomeo, in {{AutoreCitato|Giulio Firmico Materno|Giulio Firmico}}, in Alcabizio ed in altri, che i tali pianeti, con i tali aspetti, né tai segni sono cagione della produzione de' mostri: al che rispondono i filosofi, questo essere per accidente; perché quelle tali costellazioni non sono cagione d'altro per sé e principalmente, se non di lume; e se quel lume così disposto è cagione che il seme dell'uomo o per la troppa caldezza, o per la troppa freddezza si renda indisposto e non atto a generare
 
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