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lungo ammanto da Trezena portavasi ad Atene, ove da coloro che lavoravano al tempio d’Apollo fu tenuto per una donzella, coficchè maravigliaronsi di vedere quella creduta beltà femminile, contro il costume, sola e senza scorta avviarsi alla città<ref>{{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 1. cap. 19. princ. pag. 44''.</ref>.
lungo ammanto da Trezena portavasi ad Atene, ove da coloro
che lavoravano al tempio d’Apollo fu tenuto per una
donzella, coficchè maravigliaronfi di vedere quella creduta
beltà femminile, contro il coftume, fola e fenza fcorta
avviarfi alla città<ref>Paus. lib. i. cap. Tp. princ. pag. 44. </ref>.


§. 39. Questa idea della bellezza però non ebbe fra gli antichi l’artista, che su una pittura d’Ercolano rappresentò Teseo di ritorno da Creta circondato dai fanciulli e dalle vergini d’Atene, che riconoscenti per l’uccisione del Minotauro gli bacian le mani. Ancor più e dalla verità e dalla bellezza propria all’adolescenza s’allontanò {{w|Nicolas Poussin|Niccolò Poussin}} in un quadro del signor {{w|Luigi Vanvitelli |Vanvitelli}} architetto reale a Napoli, ove Teseo in presenza di sua madre Etra scopre la scarpa e la spada che il padre suo celata aveva sotto un sasso<ref>{{AutoreCitato| Callimaco|Callimaco}} ''in fragm. a Bentl. Collect. num. LXVI. pag. 322''., Licofrone ''Cassandra, v. 1323''. Vegg. {{AutoreCitato|Ridolfino Venuti|Venuti}} ''Collect. Antiq. Rom. Tab. 55''., Winkelmann ''Monum. ant. Part. {{Sc|iI}}. cap. 12. num. 96. pag. 130''.</ref>. Ciò fece l’eroe nell’anno suo sestodecimo; e qui già vedesi colla barba e in un’età virile, cioè privo di quelle forme rotonde e morbide che sono proprie alla giovinezza. Ometto che gli edifizj e l’arco trionfale di quel quadro non hanno punto che fare coi tempi di Teseo.
§. 39. Questa idea della bellezza però non ebbe fra gli
antichi l’artista, che fu una pittura d’Ercolano rappresentò
Teseo di ritorno da Creta circondato dai fanciulli e dalle
vergini d’Atene, che riconofcenti per l’uccisione del Minotauro
gli bacian le mani. Ancor più e dalla verità e dalla
bellezza propria all’adolefcenza s’allontanò Niccolò Pouffin
in un quadro del fignor Vanvitelli architetto reale a Napoli,
ove Tefeo in prefenza di fua madre Etra fcopre la fcarpa e"
la fpada che il padre fuo celata aveva fotto un sasso<ref>Callimaco in fragm. a Bcntl. Colteci.
num.LXVl. pag. -^zz., Licofione Cassandra,
v.i ^z^. Vejg. Venuti ColUcl. Anùq.
Rom. Tab. ss-. Winkelmann Monum. ant.
Pan. il. cap.i 2. num. pS.pag.i ^o.</ref>. Ciò
fece l’eroe nell’anno fuo feflodecimo; e qui già vedefi colla
barba e in un’età virile, cioè privo di quelle forme rotonde
e morbide che fono proprie alla giovinezza. Ometto che
gli edifizj e l’arco trionfale di quel quadro non hanno punto
che fare coi tempi di Tefeo.


§. 40. Il sig. Vatelet<ref>''L'Art de peindre. Réflexions sur les proportions''.</ref> non ha certamente formato sull’esame delle statue antiche il suo giudizio intorno alle figure degli dei e de’ semidei, ove stabilisce come una loro proprietà l’aver delle membra scarnate, sottili offa, piccol capo, stretti fianchi, angusto ventre, piccioli piedi, e le pianta de’ piedi incavata.
§. 40. Il sig. Vatelet<ref>L'Art de peindre. Refiexions fiir Ut
proportions.</ref> non ha certamente formato
sull’esame delle statue antiche il suo giudizio intorno alle
figure degli dei e de’ femidei, ove ftabilifce come una loro
proprietà l’aver delle membra fcarnate, fottili offa, piccol
capo, foretti fianchi, anguflo ventre, piccioli piedi,
e le pianta de’ piedi incavata.


{{Nl|Figure del Salvatore.}}
{{Nl|Figure del Salvatore.}}
§. 41. L’idea della bellezza, a cui mirarono gli antichi
§. 41. L’idea della bellezza, a cui mirarono gli antichi nell'effigiare gli Eroi, avrebbon dovuta prender di mira eziandio gli artisti moderni nel rappresentare il Salvatore, e farlo per tal modo conforme alla predizione del Profeta<ref>''Psalm. 44. vers. 3''.</ref>,
nell'effigiare gli Eroi, avrebbon dovuta prender di mira eziandio
gli artisti moderni nel rappresentare il Salvatore, e
farlo per tal modo conforme alla predizione del Profeta<ref>Pfalm. 4.4. verf. £.</ref>,