Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/426: differenze tra le versioni

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Allora rimango: se no esco ancora, e tornerò più tardi. Non posso soffrire che tu dubiti di me: e credi che quello che non ti dico gli è proprio che non debbo dirtelo, perchè non è vero. —
Allora rimango: se no esco ancora, e tornerò più tardi. Non posso soffrire che tu dubiti di me: e credi che quello che non ti dico gli è proprio che non debbo dirtelo, perchè non è vero. —


Io fingeva di crederle e di non annettere più importanza a quella parte della sua vita che mi celava con tanto mistero; ma l’immaginazione lavorava e soventi anche non andai lontano dalla verità. Giustizia di Dio! Come raccapricciai solamente al pensarlo!... Ma in certe idee non mi fermava perchè non ne aveva alcun diritto; e faceva anzi il possibile di persuadermi che nulla essa mi nascondesse e che le lezioni le rubassero tutto quel tempo che rimaneva fuori di casa. Tuttavia a poco a poco ella non ebbe più il coraggio di dirmi che la stava benissimo e che non invidiava gli anni più floridi di sua gioventù; io la sentiva ansare faticosamente dopo aver fatto le scale, tossire sovente, e qualche volta anche sospirava a sua insaputa con tanta forza che la compassione mi squarciava le viscere.
Io fingeva di crederle, e di non annettere più importanza a quella parte della sua vita che mi celava con tanto mistero; ma l’immaginazione lavorava, e soventi anche non andai lontano dalla verità. Giustizia di Dio! Come raccapricciai solamente al pensarlo!... Ma in certe idee non mi fermava, perchè non ne aveva alcun diritto; e faceva anzi il possibile di persuadermi che nulla essa mi nascondesse, e che le lezioni le rubassero tutto quel tempo che rimaneva fuori di casa. Tuttavia a poco a poco, ella non ebbe più il coraggio di dirmi che la stava benissimo, e che non invidiava gli anni più floridi di sua gioventù; io la sentiva ansare faticosamente dopo aver fatto le scale, tossire sovente, e qualche volta anche sospirava a sua insaputa con tanta forza, che la compassione mi squarciava le viscere.


Principiando il secondo anno del nostro esiglio, ammalò gravemente; quali fossero allora i tormenti la disperazione del povero cieco, non potrei certo descriverli, poichè ancora mi meraviglio di esserne uscito vivo. Di più mi toccava soffocar tutto per non crescerle affanno colle mie smanie, ma ella veniva incontro a’ miei nascosti dolori coi più delicati conforti che si potessero immaginare. Si sentiva morire e parlava di convalescenza; aveva il fuoco d’una febbre micidiale nelle vene e compativa il mio male come il suo non fosse nemmen degno che se ne parlasse. Divisava sempre di uscire la settimana ventura; pensava quali creditucci aveva nel tale e nel tal luogo per far fronte alle maggiori spese e ai mancati proventi di quel frattempo, si studiava insomma di farmi dimenticare la sua malattia o persuadermi che credeva ad un vicinissimo miglioramento.
Principiando il secondo anno del nostro esiglio, ammalò gravemente; quali fossero allora i tormenti, la disperazione del povero cieco, non potrei certo descriverli, poichè ancora mi meraviglio di esserne uscito vivo. Di più mi toccava soffocar tutto per non crescerle affanno colle mie smanie, ma ella veniva incontro a’ miei nascosti dolori, coi più delicati conforti che si potessero immaginare. Si sentiva morire, e parlava di convalescenza; aveva il fuoco d’una febbre micidiale nelle vene, e compativa al mio male, come il suo non fosse nemmen degno che se ne parlasse. Divisava sempre di uscire la settimana ventura; pensava quali creditucci aveva nel tale e nel tal luogo per far fronte alle maggiori spese e ai mancati proventi di quel frattempo, si studiava insomma di farmi dimenticare la sua malattia, o persuadermi che credeva ad un vicinissimo miglioramento.