Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/89: differenze tra le versioni

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disperazione!... Ma neppur questo gli veniva concesso dalla continua instabilità della paura. Le forze dell’anima vanno tutte raccolte per creare alla verità un’immagine vera e sublime; egli invece si scioglieva in fantasticherie senza fine. Non era la meditazione del sapiente, ma il vaneggiamento del malato. La mistione chimica soverchiava il lavoro spirituale, supremo castigo dell’orgoglio pigmeo!
disperazione!... Ma neppur questo gli veniva concesso dalla continua instabilità della paura. Le forze dell’anima vanno tutte raccolte per creare alla verità un’immagine vera e sublime; egli invece si scioglieva in fantasticherie senza fine. Non era la meditazione del sapiente, ma il vaneggiamento del malato. La mistione chimica soverchiava il lavoro spirituale, supremo castigo dell’orgoglio pigmeo!

— Ah dover morire così, vedendo spegnersi ad una ad una le stelle della propria mente! sentendo sciogliersi atomo per atomo la materia che ci compone, e attirare abbrutita
— Ah dover morire così, vedendo spegnersi ad una ad una le stelle della propria mente! sentendo sciogliersi atomo per atomo la materia che ci compone, e attirare abbrutita
con quell’anima sfolgorante e serena, che poco prima spaziava nell’aria e s’ergeva fino al cielo! Dover morire come il topo del granajo e la rana della palude, senza lasciare un’orma profonda, incancellabile del proprio passaggio!... Morire a ventott’anni, assetato di vita, avido di speranza, delirante di superbia, e sazio solo d’affanno e d’avvilimento! Senza un sogno, senza una fede, senza un bacio abbandonare la vita; sempre col solo spavento, colla sola rabbia dinanzi agli occhi, di doverla abbandonare!... Perché fummo generati? Perché ci educarono e ci avvezzarono a vivere, quasichè durassimo eterni?... Perché la prima parola che ci insegnò la balia non fu, ''morte''?... Perché non ci abituarono lungamente a fissare in volto, a interrogare con ardito animo questa nemica ignorata e nascosta, che ci assale poi d’improvviso, e ci insegna che la nostra virtù non fu altro che viltà? Dove sono i conforti della sapienza, le illusioni della gloria, le consolazioni degli affetti? Tutto si getta d’in sulla nave per isfuggire al naufragio; e quando il flutto vorace si spalanca per ingojarla, rimane solamente sulla più alta antenna nudo e disperato il nocchiero. Sono vani gli sforzi e le lagrime; vane le preghiere o le bestemmie. La necessità è ineluttabile, e il confuso fragore dell’onde attuta tre passi lontano le grida del furente e i gemiti del pauroso. Di sotto sta il {{Pt|nul-|nulla}}
con quell’anima sfolgorante e serena, che poco prima spaziava nell’aria e s’ergeva fino al cielo! Dover morire come il topo del granajo e la rana della palude, senza lasciare un’orma profonda, incancellabile del proprio passaggio!... Morire a ventott’anni, assetato di vita, avido di speranza, delirante di superbia, e sazio solo d’affanno e d’avvilimento! Senza un sogno, senza una fede, senza un bacio abbandonare la vita; sempre col solo spavento, colla sola rabbia dinanzi agli occhi, di doverla abbandonare!... Perchè fummo generati? Perchè ci educarono e ci avvezzarono a vivere, quasichè durassimo eterni?... Perchè la prima parola che ci insegnò la balia non fu, ''morte?''... Perchè non ci abituarono lungamente a fissare in volto, a interrogare con ardito animo questa nemica ignorata e nascosta, che ci assale poi d’improvviso, e ci insegna che la nostra virtù non fu altro che viltà? Dove sono i conforti della sapienza, le illusioni della gloria, le consolazioni degli affetti? Tutto si getta d’in sulla nave per isfuggire al naufragio; e quando il flutto vorace si spalanca per ingojarla, rimane solamente sulla più alta antenna nudo e disperato il nocchiero. Sono vani gli sforzi e le lagrime; vane le preghiere o le bestemmie. La necessità è ineluttabile, e il confuso fragore dell’onde attuta tre passi lontano le grida del furente e i gemiti del pauroso. Di sotto sta il {{Pt|nul-|}}