Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/459: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|4075}}--><noinclude>mente, </noinclude><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|4076}} e piú di rado, e per lo piú per molto minore spazio della loro vita, e in generale molto piú incompletamente di quelli che hanno a provvedere da se a’ propri bisogni naturali e della vita (20 aprile. Martedí di Pasqua. 1824).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|4075}}--><noinclude>mente, </noinclude><section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|4076}} e piú di rado, e per lo piú per molto minore spazio della loro vita, e in generale molto piú incompletamente di quelli che hanno a provvedere da se a’ propri bisogni naturali e della vita (20 aprile, martedí di Pasqua, 1824).




{{ZbPensiero|4076/1}} ''Cuerpo mal sustentado y peor'' {{Sc|comido}}. ''{{TestoCitato|Don Chisciotte della Mancia|D. Quijote}}''. ed. Madrid 1765. t. IV, p. 220. ''Muger parida cioè que ha parido''. ib. p. 226 (21 apr. 1824).
{{ZbPensiero|4076/1}} ''Cuerpo mal sustentado y peor'' {{Sc|comido}}. ''{{TestoCitato|Don Chisciotte della Mancia|D. Quijote}}'', ed. Madrid, 1765, t. IV, p. 220. ''Muger parida'' cioè ''que ha parido'', ib., p. 226 (21 aprile 1824).




{{ZbPensiero|4076/2}} Alla p. {{ZbLink|4053}}. Nel ''Secolo di Luigi XIV'' di {{AutoreCitato|Voltaire|Voltaire}} ed. della Haye 1752. tome 2. fine del cap. 33. ''Du jansénisme'', p. 254, trovo ''tombeau'' e subito dopo ''tombe ''due volte, collo stessissimo senso di ''tombeau'' (21 apr. 1824).
{{ZbPensiero|4076/2}} Alla p. {{ZbLink|4053}}. Nel ''Secolo di Luigi XIV'' di {{AutoreCitato|Voltaire|Voltaire}}, ed. della Haye, 1752, tome II, fine del cap. 33, ''Du jansénisme'', p. 254, trovo ''tombeau'' e subito dopo ''tombe'' due volte, collo stessissimo senso di ''tombeau'' (21 aprile 1824).




{{ZbPensiero|4076/3}} A proposito del detto altrove circa i semidei dimostranti l’alta opinione che gli antichi avevano della natura umana, osservisi con quanta facilità si divinizzavano appresso i romani gl’imperatori o altri della loro famiglia, o loro liberti e favoriti, o vivi ancora, o morti al tempo e sotto gli occhi di quelli che li divinizzavano, anzi allora allora.<ref name="ftn262">Anche {{AutoreCitato|Gaio Giulio Cesare|Cesare}} dittatore fu divinizzato, con flamine ec. ec., dopo la morte almeno. Vedi gli storici o {{AutoreCitato|Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio}}, in fine della sua vita.</ref> Non dirò già io che né quelli che li divinizzavano, né le altre persone intelligenti, né forse anche la piú ignorante feccia del popolo e la piú superstiziosa, massime in quei tempi già illuminati e disingannati in tante cose (sebbene anche a quei tempi v’aveano persone, eziandio tra’ nobili e senatori, di maravigliosa superstizione, come e piú che non fu {{AutoreCitato|Senofonte|Senofonte}}, spirito sí colto e istruito, fra’ greci in tempi simili) credessero veramente alla divinità di quei tali imperatori o parenti o favoriti di essi, vivi o morti. Ma quest’uso solo di divinizzare delle persone <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|4077}} contemporanee, cosa che poiché era tanto ricercata da un canto dall’ambizione, {{pt|dal-|dall’altro }}<section end=3 />
{{ZbPensiero|4076/3}} A proposito del detto altrove circa i semidei dimostranti l’alta opinione che gli antichi avevano della natura umana, osservisi con quanta facilità si divinizzavano appresso i romani gl’imperatori o altri della loro famiglia, o loro liberti e favoriti, o vivi ancora, o morti al tempo e sotto gli occhi di quelli che li divinizzavano, anzi allora allora.<ref name="ftn262">Anche {{AutoreCitato|Gaio Giulio Cesare|Cesare}} dittatore fu divinizzato, con flamine ec. ec., dopo la morte almeno. Vedi gli storici o {{AutoreCitato|Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio}}, in fine della sua vita.</ref> Non dirò già io che né quelli che li divinizzavano, né le altre persone intelligenti, né forse anche la piú ignorante feccia del popolo e la piú superstiziosa, massime in quei tempi già illuminati e disingannati in tante cose (sebbene anche a quei tempi v’aveano persone, eziandio tra’ nobili e senatori, di maravigliosa superstizione, come e piú che non fu {{AutoreCitato|Senofonte|Senofonte}}, spirito sí colto e istruito, fra’ greci in tempi simili) credessero veramente alla divinità di quei tali imperatori o parenti o favoriti di essi, vivi o morti. Ma quest’uso solo di divinizzare delle persone <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|4077}} contemporanee, cosa che poiché era tanto ricercata da un canto dall’ambizione, {{pt|dal-|dall’altro }}<section end="3" />