Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/457: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|4073}}-->''Ver. Hist.'' l. 1<sup>o</sup>, ''Opera'', 1687. t. I, p. 649. ῥαφανίδας ὑπερμεγέθεις. È notabile che noi che abbiamo preso dal latino ''rafano'', e piú volgarmente benché corrottamente ''ravano'', l’abbiamo anche come gli attici diminuito e positivato, facendone ''ravanello'', che vale in tutto lo stesso che le due voci suddette, ed è molto piú comune di ambedue loro, anzi ormai il solo in uso, almeno nel dir familiare e parlato. Vedi gli spagnuoli e i francesi (19 apr. 1824). <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|4074}}
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|4073}}-->''Ver. Hist''., l. 1<sup>o</sup>; ''Opera'', 1687, t. I, p. 649. ῥαφανίδας ὑπερμεγέθεις. È notabile che noi che abbiamo preso dal latino ''rafano'', e piú volgarmente, benché corrottamente ''ravano'', l’abbiamo anche come gli attici diminuito e positivato, facendone ''ravanello'', che vale in tutto lo stesso che le due voci suddette, ed è molto piú comune di ambedue loro, anzi ormai il solo in uso, almeno nel dir familiare e parlato. Vedi gli spagnuoli e i francesi (19 aprile 1824). <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|4074}}




{{ZbPensiero|4074/1}}Alla p. {{ZbLink|4043}}. Qualunque poesia o scrittura, o qualunque parte di esse esprime o collo stile o co’ sentimenti, il piacere e la voluttà, esprime ancora o collo stile o co’ sentimenti formali o con ambedue un abbandono una noncuranza una negligenza una specie di dimenticanza d’ogni cosa. E generalmente non v’ha altro mezzo che questo ad esprimere la voluttà! Tant’è, il piacere non è che un abbandono e un oblio della vita, e una specie di sonno e di morte. Il piacere è piuttosto una privazione o una depressione di sentimento che un sentimento, e molto meno un sentimento vivo. Egli è quasi un’imitazione della insensibilità e della morte, un accostarsi piú che si possa allo stato contrario alla vita ed alla privazione di essa, perché la vita per sua natura è dolore. Onde è piacevole l’esserne privato in quanta parte si può, senza dolore e senz’altro patimento che nasca o sia annesso a questa privazione. Quindi il piacere non è veramente piacere, non ha qualità positiva, non essendo che privazione, anzi diminuzione semplice del dispiacere che è il suo contrario. Tali almeno sono i maggiori e piú veraci piaceri. I piaceri vivi sono anche manco piaceri. Sempre portano seco qualche pena, qualche sensazione incomoda, qualche turbamento, e ciò annesso cagionato e dipendente essenzialmente da loro (19 aprile Lunedí di Pasqua 1824). Dunque la vita è un male e un {{pt|di-|dispiacere }}<section end=2 />
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