Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/147: differenze tra le versioni

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<section begin="s1" />ma il vero rimane più sempre confuso: e al veleno della discordia sono per lo più mescolate le sozzure dell’adulazione, sicchè Dante fu talora esaltato e talor calunniato in grazia degli altrui mecenati. Anzi è tale che andò magnificando tutto il Poema con impropierj contra chiunque non trova sovrumana ogni sillaba, e con ejaculazioni d’ammirazione perpetua fin anche ove le imperfezioni palesano che la è pure opera d’uomo, e nondimeno non sì tosto certi antenati de’ padroni del critico sono biasimati da Dante, l’estatico ammiratore diviene in un subito esecratore fanatico, e accusa il poeta di trascuraggine rea e di accanita malignità.<section end="s1" />
SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 145


<section begin="s2" />XIII. Per altro le storie degli archivj e de’ libri dell’ editore del codice patriarcale sono avverate con le parole di Dante: - ''E noi fummo istrutti dal poeta stesso, che allora'' (nel 1318) ''dall’Adige al Taglìamento crudelissima ardeva la guerra.'' -
ma il vero rimane più sempre confuso : e al veleno della di-
scordia sono per lo’più mescolate le sozzure dell’ adulazione ,
sicché Dante fu talora esaltato e talor calunniato in grazia
degli altrui mecenati. Anzi è tale che andò magnificando tutto
il Poema con impropierj contra chiunque non trova sovru-
mana ogni sillaba, e con ejaculazioni d’ammirazione perpetua
tìn anche ove le imperfezioni palesano che la è pure opera
d’ uomo , e nondimeno non sì tosto certi antenati de’ padroni
del critico sono biasimati da Dante, l’estatico ammiratore di-
viene in un subito esecratore fanatico, e accusa il poeta di
trascuraggine rea e di accanita malignità.


{{Centrato|<small>E ciò non pensa la Uirba presente,<br/>
XIII. Per altro le storie degli archivj e de’ libri dell’ editore
Che Tagliamento e Adige richiude, <br/>
del codice patriarcale sono avverate con le parole di Dante :
dell’esser battuta ancor si pente. </small>}}<section end="s2"/>
- E noi fummo istrutti dal poeta stesso , che allora (nel 1318)
dall’Adige al Taglìamento crudelissima ardeva la guerra. -


<section begin="s3" />Però l’editore dice - ''di dire con fondamento che Dante attendeva a scrivere il Purgatorio nell’anno ''1318. - ''In tale orrendo pelago di sangue qual riva poteva allor Dante afferrare? Pagano della Torre decantato per alto estimatore de’ nobilissimi ingegni e per
E ciò non pensa la Uirba presente,
loro difensore ed amico - venne in Udine nel'' 1319;'' - e que
Che Tiigliamcnto e Adige richiude,
st’epoca della sua translazione dal vescovato di Padova al pa
dell’esser battuta ancor si pente.
triarcato d’Aquileja è infallibile; e a sè chiamò Dante ne’ primi giorni del suo patriarcato. - Adunque siamo fatti certi che Dante stanziò per un anno in Friuli, e convinti che quivi diede opera a scrivere la Cantica del Paradiso, mentre nel'' 1318 ''attendeva nelle terre Trivigiane a quella del Purgatorio.'' - Or se l’editore per fretta di memoria o di stampa non avesse traveduto nel Canto nono del Purgatorio que’ tre versi che in buona fede spettano al Paradiso, avrebbe per avventura desunto date e aneddoti storici e corollari tanto quanto diversi. A me torna tutt’uno: quand’io non veggo perchè un poeta ghibellino implacabile si riducesse ad accettare pane da un prelato di casa e d’anima guelfa. E Pagano era per l’appunto quel buon Patriarca, il quale fulminava scomuniche, predicava crociate, guidava masnade Friulane contro agli esuli, ed a’ figliuoli e alle vedove de’ ghibellini: era prete omicida, venduto al Papa, e federato satellite di quel Cardinale del Poggetto, il quale un anno o due dopo la morte di Dante andò a Ravenna a dissotterrar le sue ceneri<ref>Muralori, ''Annali d’Ilalia'', 1309, 1321, 1322, 1323. — Barlolo, ''De requirendis reis''.<ref/>. Senzachè la turba che il poeta dice «battuta fra l’Adige e il Tagliamento» era guelfa; «né si pentiva d’esser battuta» fino dall’anno 1311; e fu inoltre battuta<section end="s3" />



Però l’editore dice - di dire con fondamento^ che Dante attendeva
a scrivere il Purgatorio nell’anno 1318. - In tale orrendo pelago
di sangue guai riva poteva allor Dante afferrare ? Pagano della
Torre decantato per alto estimatore de^ nobilissimi ingegni e per
loro difensore ed amico - venne in Udine nel 1319; - e que-
sV epoca della sua transazione dal vescovato di Padova al pa-
triarcato d’Àquileja è inf allibile; e a se chiamò Dante ne’ primi
giorni del suo patriarcato. - Adunque siamo fatti certi che Dante
stanziò per un anno in Friuli, e convinti che quivi diede opera
a scrivere la Cantica del Paradiso , mentre nel 1318 attendeva
nelle terre Trivigiane a quella del Purgatorio. - Or se l’editore
per fretta di memoria o di stampa non avesse traveduto nel
Canto nono del Purgatorio que’ tre versi che in buona fede
spettano al Paradiso , avrebbe" per avv-entura desunto date e
aneddoti storici e corollari tanto quanto diversi. A me torna
tutt’uno,* quand’io non veggo perchè un poeta ghibellino im-
placabile si riducesse ad accettare pane da un prelato di casa
e d’anima guelfa. E Pagano era per 1’ appunto quel buon Pa-
triarca, il quale fulminava scomuniche, predicava crociate, gui-
dava masnade Friulane contro agli esuli, ed a’ figliuoli e £^le
vedove de’ ghibellini : era prete omicida , venduto al Papa , e
federato satellite di quel Cardinale del Poggetto , il quale uu
anno o due dopo la morte di Dante andò a Ravenna a dissot-
terrar le sue ceneri ’. f^enzachè la turba che il poeta dice « bat-
tuta fra l’Adige e il Tagliamento » era guelfa; » né si «pen-
tiva d’esser battuta » fino dall’anno 1311; e fu inoltre battuta



{ Miiialori, Annali d’ìlalia, 1309, 1321 , 1:l2, 1C23. — Harlolo, De rcquiren-
dii reis.

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