Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/77: differenze tra le versioni

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<p>Della Germania ecco quello che dice {{W|Anselmo di Lucca|S. Anselmo}}: Vescovo di Lucca, scrittore contemporaneo;</p>
<p>Della Germania ecco quello che dice {{W|Anselmo di Lucca|S. Anselmo}}: Vescovo di Lucca, scrittore contemporaneo;</p>


«Il {{W|Enrico IV del Sacro Romano Impero|tuo re}}{{Pt|«|»}} rivolge il discorso all’antipapa {{W|Antipapa Clemente III|Guiberto}} «vende di continuo i vescovati pubblicando editti che non s’abbia d’aver per Vescovo quegli che è eletto dal Clero, o dimandato dal popolo, se non antiviene il regio volere, quasi che egli sia il portinaio di questa porta della quale la verità disse: A costui il portinaio apre! — «Voi squarciate le membra della Chiesa cattolica che avete invasa per tutto il regno, e cui, ridotta in servitù, tenete in vostra balia siccome vile schiava; e date di piglio alla libertà della legge di Dio col vile ossequio che rendete all’imperatore, dicendo: tutte le cose essere soggette al dritto imperiale, i Vescovadi, le Abazie, tutte le Chiese senza esclusione alcuna; quando il Signore dice: la ''mia'' Chiesa la colomba mia, le ''mie'' pecore. E {{Ac|Paolo di Tarso|Paolo}}: nessuno prende da sè stesso la dignità se non è chiamato da Dio come Aronne{{Pt|«|»}}<ref>Tali opinioni spacciarono gli adulatori dell’imperatore; e il santo Vescovo di Lucca tolse a ribatterle con un’opera apposita, nobile, e franca, ove si sente tutto il linguaggio dell’antichità, che, come ho tante volte detto, non è mai al tutto mancato nella santa Chiesa. Ecco l’argomento del libro {{Sc|ii}}, ch’egli stesso spone nell’esordio con queste parole: ''Opitulante Domini nostri clementia, qui nos et sermones nostros suo mirabili nutu regit atque disponit, accingimur respondere his qui dicunt, regali potestati Christi Ecclesiam subjacere, et ei pro suo libito, vel prece, vel pretio, vel gratis, liceat Pastores imponere, ejusque possessiones vel in sua vel in cujus libuerit jura transferri'': e questa risposta che fa il santo Vescovo è piena di erudizione e di forza.</ref>{{Pt|,|.}}
«Il {{W|Enrico IV del Sacro Romano Impero|tuo re}} {{Pt|«|»}} rivolge il discorso all’antipapa {{W|Antipapa Clemente III|Guiberto}} «vende di continuo i vescovati pubblicando editti che non s’abbia d’aver per Vescovo quegli che è eletto dal Clero, o dimandato dal popolo, se non antiviene il regio volere, quasi che egli sia il portinaio di questa porta della quale la verità disse: A costui il portinaio apre! — «Voi squarciate le membra della Chiesa cattolica che avete invasa per tutto il regno, e cui, ridotta in servitù, tenete in vostra balia siccome vile schiava; e date di piglio alla libertà della legge di Dio col vile ossequio che rendete all’imperatore, diceudo: tutte le cose essere soggette al dritto imperiale, i Vescovadi, le Abazie, tutte le Chiese senza esclusione alcuna; quando il Signore dice: la ''mia'' Chiesa la colomba mia, le ''mie'' pecore. E {{Ac|Paolo di Tarso|Paolo}}: nessuno prende da sè stesso la dignità se non è chiamato da Dio come Aronne {{Pt|«|»}}<ref>Tali opinioni spacciarono gli adulatori dell’imperatore; e il santo Vescovo di Lucca tolse a ribatterle con un’opera apposita, nobile, e franca, ove si sente tutto il linguaggio dell’antichità, che, come ho tante volte detto, non è mai al tutto mancato nella santa Chiesa. Ecco l’argomento del libro {{Sc|ii}}, ch’egli stesso spone nell’esordio con queste parole: ''Opitulante Domini nostri clementia, qui nos et sermones nostros suo mirabili nutu regit atque disponit, accingimur respondere his qui dicunt, regali potestati Christi Ecclesiam subjacere, et ei pro suo libito, vel prece, vel pretio, vel gratis, liceat Pastores imponere, ejusque possessiones vel in sua vel in cujus libuerit jura transferri'': e questa risposta che fa il santo Vescovo è piena di erudizione e di forza.</ref>{{Pt|,|.}}


88. Ma in cotesti tempi tanto infelici, ne’ quali la Chiesa di Dio sembra irreparabilmente perire, Cristo suol ricordarsi della sua parola, si risveglia, e suscita qualche uomo straordinario, che con una immensa potenza morale, e certamente non umana, tutto affronta, a tutto resiste, e che a tutto riman superiore; rivendica la Chiesa, la ristora dalle sue perdite; e quasi direi rinvigorisce il regno dell’Eterno sopra la terra. Ognuno ha già compreso quale sia il mandato di Dio nel tempo di cui parliamo: ognuno s’accorge che noi abbiamo descritto {{AutoreCitato|Papa Gregorio VII|Gregorio {{Sc|vii}}}}.
88. Ma in cotesti tempi tanto infelici, ne’ quali la Chiesa di Dio sembra irreparabilmente perire, Cristo suol ricordarsi della sua parola, si risveglia, e suscita qualche uomo straordinario, che con una immensa potenza morale, e certamente non umana, tutto affronta, a tutto resiste, e che a tutto riman superiore; rivendica la Chiesa, la ristora dalle sue perdite; e quasi direi rinvigorisce il regno dell’Eterno sopra la terra. Ognuno ha già compreso quale sia il mandato di Dio nel tempo di cui parliamo: ognuno s’accorge che noi abbiamo descritto {{AutoreCitato|Papa Gregorio VII|Gregorio {{Sc|vii}}}}.