Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/136: differenze tra le versioni

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<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3721}}-->meritano. Sicché gli si viene a fare ben raro il caso nel quale ei possa e sappia totalmente disprezzare.
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Passo piú oltre, e dico che l’essere disprezzante, non curante, severissimo, esigente, incontentabile, intollerante ec. o verso gli uomini in genere, o verso quelli della propria professione, è segno certo, vista la qualità del mondo, o d’inesperienza, e poca o niuna cognizione e pratica degli uomini, o di poco talento, che dall’esperienza non è persuaso e non ne cava il profitto e le conseguenze che deve, e non sa mai da pochi particolari generalizzare, ma per ciascun particolare che gli occorre nella vita ha bisogno di nuova ed apposita esperienza, ch’é il caso, la proprietà e il distintivo degli uomini di poco ingegno; o finalmente è segno di poco o niun valore, sia in genere sia nella sua professione, perché sempre chi poco vale, non potendo giustamente estimar se stesso né gli altri, è superbo verso se, e verso gli altri disprezzante. Laddove chi molto vale, ben potendo intendere ed estimare il suo valore e l’altrui, sia in genere sia nella sua professione, e compararlo <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3722}} ec., può giustamente dispensare e dispensa, almeno nel suo interno, tanto a se stesso quanto agli altri, il grado di stima o assoluta o almen rispettiva, che a ciascun si conviene, e si mette al disopra o al disotto degli altri, e questi al disopra gli uni degli altri, secondo il merito rispettivo ec. (17-18 ottobre 1823).
Passo piú oltre, e dico che l’essere disprezzante, non curante, severissimo, esigente, incontentabile, intollerante ec. o verso gli uomini in genere, o verso quelli della propria professione, è segno certo, vista la qualità del mondo, o d’inesperienza, e poca o niuna cognizione e pratica degli uomini, o di poco talento, che dall’esperienza non è persuaso e non ne cava il profitto e le conseguenze che deve, e non sa mai da pochi particolari generalizzare, ma per ciascun particolare che gli occorre nella vita ha bisogno di nuova ed apposita esperienza, ch’è il caso, la proprietà e il distintivo degli uomini di poco ingegno; o finalmente è segno di poco o niun valore, sia in genere sia nella sua professione, perché sempre chi poco vale, non potendo giustamente estimar se stesso né gli altri, è superbo verso se, e verso gli altri disprezzante. Laddove chi molto vale, ben potendo intendere ed estimare il suo valore e l’altrui, sia in genere sia nella sua professione, e compararlo <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3722}} ec., può giustamente dispensare e dispensa, almeno nel suo interno, tanto a se stesso quanto agli altri, il grado di stima o assoluta o almen rispettiva, che a ciascun si conviene, e si mette al di sopra o al di sotto degli altri, e questi al di sopra gli uni degli altri, secondo il merito rispettivo ec. (17-18 ottobre 1823).




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{{ZbPensiero|3722/2}} Participii in ''us'' de’ verbi attivi in senso attivo, ovvero neutro, o attivo intransitivo. ''Desperatus''. {{AutoreCitato|Cornelio Nepote|Cornelio Nepote}} in ''Attico'' c. VIII, linea ultima. Dove<section end="2" />
{{ZbPensiero|3722/2}} Participii in ''us'' de’ verbi attivi in senso attivo, ovvero neutro, o attivo intransitivo. ''Desperatus''. {{AutoreCitato|Cornelio Nepote|Cornelio Nepote}}, in ''Attico'', c. VIII, linea ultima. Dove<section end="2" />