Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/51: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3586}}--><noinclude>lora </noinclude>dall’antichissimo e primitivo latino fino alle lingue moderne per mezzo del latino volgare. Vedi p. {{ZbLink|3637}}. Simile distinzione è quella che convien fare nella lingua <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3587}} latina rispetto alle voci greche, cioè tra quelle introdotte dagli scrittori ec. e quelle antiche e veramente popolari ec. Cosí nell’inglese rispetto alle voci francesi ec (3 ottobre 1823).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3586}}--><noinclude>lora </noinclude>dall’antichissimo e primitivo latino fino alle lingue moderne per mezzo del latino volgare. Vedi p. {{ZbLink|3637}}. Simile distinzione è quella che convien fare nella lingua <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3587}} latina rispetto alle voci greche, cioè tra quelle introdotte dagli scrittori ec. e quelle antiche e veramente popolari ec. Cosí nell’inglese rispetto alle voci francesi ec. (3 ottobre 1823).




{{ZbPensiero|3587/1}} Diciamo volgarmente e con eleganza scriviamo, ''senz’altro pensare, senz’altro dire o fare, senz’altro preparativo, senz’altra cura senz’altro curarsene'' e simili, per ''senza nulla pensare, senza niun preparativo, niuna cura'' ec. Nelle quali frasi la voce ''altro'' ridonda, e s’usa per pleonasmo, venendo in somma quelle locuzioni a dire ''senza pensare'' (anche il ''nulla'' è inutile qui, perché il ''senza'' privativo, unito a ''pensare'', comprende il detto vocabolo, giacché chi ''non pensa, nulla pensa''), ''senza preparativo, cura'', (e qui pure sarebbe pleonastico il ''niuno'', sebben s’usa, come il ''nulla'' nel caso sopraddetto) ''senza curarsene'' ec. Veggasi lo {{AutoreCitato|Sperone Speroni|Speroni}}, solertissimo raccoglitore, e larghissimo spenditore delle piú fine e piú varie e moltiplici eleganze di nostra lingua; nel ''Discorso o lettera Del tempo del partorire delle donne'', che tiene il terzo luogo <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|3588}} fra’ suoi ''Dialoghi'', Ven., 1596, p. 53, linea penultima. Or confrontisi questo mero idiotismo italiano, e proprio tutto della lingua, e perciò elegante collo stessissimo idiotismo usitato nella lingua greca ed attica da’ piú eleganti e studiati scrittori. Vedi {{AutoreCitato|Friedrich Creuzer|Creuzer}}, ''Meletemata ex disciplina antiquitatis'', par. I, Lips, 1817, p. 86. not. 62. e {{AutoreCitato|Platone|Platone}} nel ''Convito'' ed. Astii, Lips., 1819. sqq. t. III, p. 472, B, v.1 e p. 532, v.7. Ai quali esempi è anche piú conforme quello del {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} recato dalla Crusca alla voce ''Altro'' dalla canzone XVIII, 6, dove ''altra'' parimente e manifestissimamente ridonda, anzi pare affatto fuor di luogo e contraddittorio, come appunto in alcuni de’ passi greci che son da vedere ne’ luoghi accennati. E cosí<section end=3 />
{{ZbPensiero|3587/1}} Diciamo volgarmente, e con eleganza scriviamo, ''senz’altro pensare, senz’altro dire o fare, senz’altro preparativo, senz’altra cura, senz’altro curarsene'' e simili, per ''senza nulla pensare, senza niun preparativo, niuna cura'' ec. Nelle quali frasi la voce ''altro'' ridonda e s’usa per pleonasmo, venendo insomma quelle locuzioni a dire ''senza pensare'' (anche il ''nulla'' è inutile qui, perché il ''senza'' privativo, unito a ''pensare'', comprende il detto vocabolo, giacché chi ''non pensa, nulla pensa''), ''senza preparativo, cura'', (e qui pure sarebbe pleonastico il ''niuno'', sebben s’usa, come il ''nulla'' nel caso sopraddetto) ''senza curarsene'' ec. Veggasi lo {{AutoreCitato|Sperone Speroni|Speroni}}, solertissimo raccoglitore e larghissimo spenditore delle piú fine e piú varie e moltiplici eleganze di nostra lingua; nel ''Discorso o lettera del tempo del partorire delle Donne'', che tiene il terzo luogo <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|3588}} fra’ suoi ''Dialoghi'', Ven., 1596, p. 53, linea penultima. Or confrontisi questo mero idiotismo italiano e proprio tutto della lingua, e perciò elegante, collo stessissimo idiotismo usitato nella lingua greca ed attica da’ piú eleganti e studiati scrittori. Vedi {{AutoreCitato|Friedrich Creuzer|Creuzer}}, ''Meletemata ex disciplina antiquitatis'', par. I, Lips., 1817, p. 83, not. 62 e {{AutoreCitato|Platone|Platone}} nel ''Convito'', ed. Astii, Lips., 1819, sqq., t. III, p. 472, B, v.1 e p. 532, v. 7. Ai quali esempi è anche piú conforme quello del {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} recato dalla Crusca alla voce ''Altro'' dalla canzone XVIII, 6, dove ''altra'' parimente e manifestissimamente ridonda, anzi pare affatto fuor di luogo e contraddittorio, come appunto in alcuni de’ passi greci che son da vedere ne’ luoghi accennati. E cosí<section end="3" />