Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/280: differenze tra le versioni

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;La.: O regazzo lega i letti ne'l scuto. e io medesmo portarò la sporta.
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{{T|La.}}O regazzo lega i letti ne'l scuto. & io medesmo portarò la sporta.


{{T|Di.}}O regazzo lega la cena ne la cista, et io piglierò la cappa & io me n'anderò.
;Di.: O regazzo lega la cena ne la cista, et io piglierò la cappa e io me n'anderò.


{{T|La.}}Piglia e togli suso il scuto, regazzo vallo à torre. Il nevica, cancaro, cose invernali.
;La. Piglia e togli suso il scuto, regazzo vallo à torre. Il nevica, cancaro, cose invernali.


{{T|Di.}}Piglia & togli suso la cena, cose da far collatione.
;Di.: Piglia e togli suso la cena, cose da far collatione.


{{T|Co.}}Antate bomai alegrandoui a la mtIttia, cofi uci per la uia eguaie e diritta. Coaut beurra findo coronato,e to pigiierai tlfrefco, r coIlui dormiu’ ra co Una beVifiima meretricula, de con la mano gli turnera a ben la beilia.
;Co.: Andate homai alegrandovi a la militia, cosi si va per la via eguale e diritta. Costui beurra sendo coronato, e tu piglierai il fresco, e costui dormirà con una bellissima meretricula, de con la mano gli turnera a ben la bestia.


Puoitu 6 Gioue ammazzare malamente quello Ana tinzaco di Pl5cade Poeta,alpofitore de canzoni, fonpio parlatore, it quale,6 pouero me, dando i Baccbanali,me bit fatto ’Tare cent. io7 ue= der6 ancbora d’una fepia batter Ifi,g1to : ma gli pofia anclare uia quella marina arroftita, beglii te,giacente fu la menfa,c s’egItla uorra re,un cane morficatolo, fe ne fuga uia.
Puostu ò Gioue ammazzare malamente quello Anatimaco di Pscade Poeta, compositore de canzoni, sempio parlatore, il quale, ò pouero me, dando i Baccanali, me fatto stare senza cena. io'l vederò anchora d’una sepia batter bisogno: ma gli possa andare via quella marina arrostita, boglie te, giacente fu la mensa, e s’eglila vorrà pigliare, un cane morsicatolo, se ne fuga uia.


Tat difgratia a lul unegna,poi Ando un’altra magior la notte.che bauendo la [(bre , caualcIdo fe tie wadi .1 caft, CT cl:e un’ embriaco, it Puente Orefie,g/i dia fit la te4a.c7 eglt ttolendo pigliar un fajTo tie le tenebre,piglij un fironzo frefe o tefUe mani:C.7 bauenlo’l marmare intpetuoila me. te corri,e fallando dia adofro a Crattno. No. Serui,cbe ne 1a 44 di Lame° fete: aqua,aqua liq fcaldi
Tat disgratia a lui stesso avegna, poi ancho un’altra magior la notte. che havendo la febre, cavalcando se ne vadi a casa, e che un’embriaco, il furente Oreste, gli dia alla testa. e egli volendo pigliar un sasso ne le tenebre, pigli un stronzo fresco ne le sue mani: e havendo’l marmore imptuosamente corri, e fallando dia adosso a Cratino.

;No.: Servi, che ne la casa di Lamaco sete: aqua, aqua se
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