Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/146: differenze tra le versioni
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§. 32. Di bassi-rilievi in vetro più non ci restano se non alcuni frammenti, i quali però bastano a farci conoscere l’abilità degli antichi in tal maniera di lavori, e l’uso che ne faceano. Incassavano talora quelli vetri ne’ marmi e ne’ cartocci o arabeschi che serviano di ornamento alle pareti de’ palazzi< |
§. 32. Di bassi-rilievi in vetro più non ci restano se non alcuni frammenti, i quali però bastano a farci conoscere l’abilità degli antichi in tal maniera di lavori, e l’uso che ne faceano. Incassavano talora quelli vetri ne’ marmi e ne’ cartocci o arabeschi che serviano di ornamento alle pareti de’ palazzi<ref>Plin. ''lib. 16. cap. 25. sect. 64.'', & {{AutoreCitato|Flavio Vopisco|Vopisc.}} ''in Firm. cap. 3''.</ref>. La più considerevole delle grandi opere di quella maniera è un cameo descritto dal {{AutoreCitato|Filippo Buonarroti (antiquario)|Buonarroti}}<ref>''Osservazioni istoriche sopra alcuni medaglioni antichi, pag. 437''. </ref>, ed esistente nella Biblioteca Vaticana. E’ quello una tavola quadrilunga, di lunghezza poco più d’un palmo, e larga due terzi di palmo: vi si veggono su un fondo azzurro-cupo delle figure bianche in basso-rilievo di poco risalto, rappresentanti un Bacco giacente in seno d’Arianna press a due Satiri<ref>È considerabile un altro basso-rilievo anche più lungo d’un palmo, distinto in tre celle, nelle quali si veggono le statuette di Apollo, e di due muse, riportato da! {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Passeri}} ''Lucerna fictiles musei Passerii, tab. LXXVI'', che il signor abate {{AutoreCitato|Annibale degli Abati Olivieri|Olivieri}} nella citata ''Dissertazione sopra due tavole di avorio, p. 60.'' dice lavoro di eccellentissimo artefice, e superiore ai tempi dell’imperator Filippo. Lo stesso {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Passeri}} alla ''tav. XC in fine pag.76''. scrive, che possedeva un basso-rilievo di tal fatta, rappresentante un [[:w:taurobolium|Taurobolio]], lungo quali tre piedi, e illustrato dall’anzidetto Olivieri.</ref>. |
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{{Annotazione a lato|.. e formandone vasi a figure rilevate.}} |
{{Annotazione a lato|.. e formandone vasi a figure rilevate.}} |
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§. 33. Ma le più pregevoli opere di questo genere erano i vasi ornati di figure a mezzo rilievo lucide, e sovente a diversi colori su un fondo cupo, lavorati alla maggior perfezione sul gusto de’ vasi incisi nella sardonica. Un solo di questi vasi s’è sino a noi conservato; quello cioè che erroneamente chiamasi l’urna sepolcrale d’Alessandro Severo, alto a un dipresso un palmo e mezzo, trovato ancor pieno delle ceneri d’un morto, e che vedesi tra le rare antichità del palazzo Barberini< |
§. 33. Ma le più pregevoli opere di questo genere erano i vasi ornati di figure a mezzo rilievo lucide, e sovente a diversi colori su un fondo cupo, lavorati alla maggior perfezione sul gusto de’ vasi incisi nella sardonica. Un solo di questi vasi s’è sino a noi conservato; quello cioè che erroneamente chiamasi l’urna sepolcrale d’Alessandro Severo, alto a un dipresso un palmo e mezzo, trovato ancor pieno delle ceneri d’un morto, e che vedesi tra le rare antichità del palazzo Barberini<ref name=pagina146>Il vaso, di cui parla il nostro autore, custodito nel museo Barberini, fu trovato dentro un’urna, detta l’urna di Alessandro Severo, che si conserva nel museo Capitolino. Monsignor {{AutoreCitato|Niccolò Foggini|Foggini}} nel quarto volume di questo museo dà in più tavole in rame il disegno dell’una, e dell’altro: cioè dell’urna, nella tavola I. {{Sc|il. iiI}}. IV., e del vaso nella pagina 1., ove racconta minutamente la storia del luogo, ove furono disotterrati, e del tempo, colle diverse spiegazioni che ne Pt|fe-|}}</ref>. Dalla sua stesa bellezza si può agevolmente {{Pt|ri-|}}<ref follow=pagina145>{Pt|sa|stessa raccolta. La maggior parte di queste esperienze, e ritrovamenti si fecero qui in Roma negli anni 1764. e 1765.; e avendone l’inventore comunicato in parte il segreto a diverse persone, ne furono fatti, e continuano a farsi in quella città, e quindi anche in Londra, in Francia, e in Germania, più o meno felicemente, camei, ed altre impronte di pasta di vetro, con quel vantaggio delle belle arti, che accenna il signor {{AutoreCitato|Christian Gottlob Heyne|Heyne}} nel riferito {{TestoCitato|Storia delle arti del disegno presso gli antichi (vol. I)/Elogio di Winkelmann|elogio del nostro Autore}}, ''pag. lxxj''.</ref> |
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<ref follow=pagina145>{Pt|sa|stessa raccolta. La maggior parte di queste esperienze, e ritrovamenti si fecero qui in Roma negli anni 1764. e 1765.; e avendone l’inventore comunicato in parte il segreto a diverse persone, ne furono fatti, e continuano a farsi in quella città, e quindi anche in Londra, in Francia, e in Germania, più o meno felicemente, camei, ed altre impronte di pasta di vetro, con quel vantaggio delle belle arti, che accenna il signor {{AutoreCitato|Christian Gottlob Heyne|Heyne}} nel riferito {{TestoCitato|Storia delle arti del disegno presso gli antichi (vol. I)/Elogio di Winkelmann|elogio del nostro Autore}}, ''pag. lxxj''.</ref> |
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<ref>Plin. ''lib. 16. cap. 25. sect. 64.'', & {{AutoreCitato|Flavio Vopisco|Vopisc.}} ''in Firm. cap. 3''.</ref> |
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<ref>''Osservazioni istoriche sopra alcuni medaglioni antichi, pag. 437''. </ref> |
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<ref>È considerabile un altro basso-rilievo anche più lungo d’un palmo, distinto in tre celle, nelle quali si veggono le statuette di Apollo, e di due muse, riportato da! {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Passeri}} ''Lucerna fictiles musei Passerii, tab. LXXVI'', che il signor abate {{AutoreCitato|Annibale degli Abati Olivieri|Olivieri}} nella citata ''Dissertazione sopra due tavole di avorio, p. 60.'' dice lavoro di eccellentissimo artefice, e superiore ai tempi dell’imperator Filippo. Lo stesso {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Passeri}} alla ''tav. XC in fine pag.76''. scrive, che possedeva un basso-rilievo di tal fatta, rappresentante un [[:w:taurobolium|Taurobolio]], lungo quali tre piedi, e illustrato dall’anzidetto Olivieri.</ref> |
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<ref name=pagina146>Il vaso, di cui parla il nostro autore, custodito nel museo Barberini, fu trovato dentro un’urna, detta l’urna di Alessandro Severo, che si conserva nel museo Capitolino. Monsignor {{AutoreCitato|Niccolò Foggini|Foggini}} nel quarto volume di questo museo dà in più tavole in rame il disegno dell’una, e dell’altro: cioè dell’urna, nella tavola I. {{Sc|il. iiI}}. IV., e del vaso nella pagina 1., ove racconta minutamente la storia del luogo, ove furono disotterrati, e del tempo, colle diverse spiegazioni che ne Pt|fe-|}}</ref> |