Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/177: differenze tra le versioni
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{{Pt|no|trono}} de’ re della propria nazione, che coll’appoggio de’ Greci alcun tempo vi si mantennero<sup>nota</sup>, allora almeno avranno ripigliate le antiche costumanze. |
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§. 9. Che gli Egizj, anche al tempo de’ Cesari, abbiano conservati gli antichi loro riti, lo dimostrano le statue d’Antinoo, due delle quali stanno a Tivoli< |
§. 9. Che gli Egizj, anche al tempo de’ Cesari, abbiano conservati gli antichi loro riti, lo dimostrano le statue d’Antinoo, due delle quali stanno a Tivoli<sup>nota</sup>, e un’altra ve n’ha nel museo Capitolino<sup>nota</sup>. Quelle formate alla maniera egiziana somigliano a quelle, che si adoravano in quel regno, e principalmente nella città, ov’egli era sepolto<sup>nota</sup>, la quale da lui aveva avuto il nome di Antinoea<sup>nota</sup>. Un’altra statua simile a quella del Campidoglio ed egualmente grande, colla testa però |
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<ref follow="pagina176">{{AutoreCitato|Athanasius Kircher|Kirchero}} ''Œdip. Ægypt. Tom. {{Sc|iiI.}} synt. XIII. cap. IV. pag. 407''., dice che essa fu trovata nei sotterranei di Memfi, e che ha geroglifici, come li vediamo anche nel disegno datone dal P. {{AutoreCitato|Athanasius Kircher|Kirchero}} loc. cit., e scritta con tinta nera la detta parola sopra una fascia alla cintura. Tutte queste cose sono argomenti da credere la mummia egiziana; né avremo ragione di crederla piuttosto dei tempi dopo Cambise. E volendo ancora supporre, che la iscrizione sia greca, non potremmo asserire, che sia il defunto qualcuno di quei tanti Greci, che si portarono in Egitto, e in Memfi stessa, e vi ebbero onori, e cariche prima di Cambise, come diremo appresso nel ''capo {{Sc|iI}}. princ. not. r.'' ? Ma per provare, che si continuò ad imbalsamare i cadaveri anche dopo Cambise, potremo ricorrere all’autorità di {{AutoreCitato|Diodoro Siculo|Diodoro}}, che viaggiò colà ai tempi di {{AutoreCitato|Augusto|Augusto}}, e ''lib. 1. §. 91. pag. 101''. discorre di tal funzione, come di cosa che si usava a’ suoi giorni; come ne parla {{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Luciano}} ''de Luctu in fine'', e come ne avea scritto anche {{AutoreCitato|Erodoto |Erodoto}} ''lib. 2. c. 86. pag. 142''., il quale pure visse, e andò in Egitto dopo Cambise; e S. Atanasio nella vita di S. Antonio abate, il quale morì nell'anno 357. dell’era volgare, ''n. 90. Tom. I. part. {{Sc|iI.}} pag. 689''., probabilmente intendeva parlare di mummie, scrivendo, che in Egitto i corpi degli uomini pii, e de’ martiri in ispecie solevano involgersi in pannilini, e conservarsi nelle case dai fedeli, come usavano anche i gentili.</ref> |
<ref follow="pagina176">{{AutoreCitato|Athanasius Kircher|Kirchero}} ''Œdip. Ægypt. Tom. {{Sc|iiI.}} synt. XIII. cap. IV. pag. 407''., dice che essa fu trovata nei sotterranei di Memfi, e che ha geroglifici, come li vediamo anche nel disegno datone dal P. {{AutoreCitato|Athanasius Kircher|Kirchero}} loc. cit., e scritta con tinta nera la detta parola sopra una fascia alla cintura. Tutte queste cose sono argomenti da credere la mummia egiziana; né avremo ragione di crederla piuttosto dei tempi dopo Cambise. E volendo ancora supporre, che la iscrizione sia greca, non potremmo asserire, che sia il defunto qualcuno di quei tanti Greci, che si portarono in Egitto, e in Memfi stessa, e vi ebbero onori, e cariche prima di Cambise, come diremo appresso nel ''capo {{Sc|iI}}. princ. not. r.'' ? Ma per provare, che si continuò ad imbalsamare i cadaveri anche dopo Cambise, potremo ricorrere all’autorità di {{AutoreCitato|Diodoro Siculo|Diodoro}}, che viaggiò colà ai tempi di {{AutoreCitato|Augusto|Augusto}}, e ''lib. 1. §. 91. pag. 101''. discorre di tal funzione, come di cosa che si usava a’ suoi giorni; come ne parla {{AutoreCitato| Luciano di Samosata|Luciano}} ''de Luctu in fine'', e come ne avea scritto anche {{AutoreCitato|Erodoto |Erodoto}} ''lib. 2. c. 86. pag. 142''., il quale pure visse, e andò in Egitto dopo Cambise; e S. Atanasio nella vita di S. Antonio abate, il quale morì nell'anno 357. dell’era volgare, ''n. 90. Tom. I. part. {{Sc|iI.}} pag. 689''., probabilmente intendeva parlare di mummie, scrivendo, che in Egitto i corpi degli uomini pii, e de’ martiri in ispecie solevano involgersi in pannilini, e conservarsi nelle case dai fedeli, come usavano anche i gentili.</ref> |
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(a) {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 7. cap. 2. pag. 506''. Tucidide ''Hist. lib. 1. cap. 104. segg. pag. 67. segg., Hist. univers. Tom. I. lib. I. ch. {{Sc|iiI}}. sect. V. p. 491''. Si veda qui appresso ''c. {{Sc|iI}}. princ. not. 1''. |
(a) {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 7. cap. 2. pag. 506''. Tucidide ''Hist. lib. 1. cap. 104. segg. pag. 67. segg., Hist. univers. Tom. I. lib. I. ch. {{Sc|iiI}}. sect. V. p. 491''. Si veda qui appresso ''c. {{Sc|iI}}. princ. not. 1''. |
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(b) Ora nel Museo Pio-Clementino. Se ne riparlerà nel capo ''{{Sc|iiI}}. §. 10. e 11''. |
(b) Ora nel Museo Pio-Clementino. Se ne riparlerà nel capo ''{{Sc|iiI}}. §. 10. e 11''. |
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(e) Gli Egizj hanno conservato la stessa religione fino al quarto secolo dell’era volgare, e poco più, come tutti gli scrittori di quel secolo ce lo attestano, e fra gli altri {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}} ''lib. 22. cap. 14''., {{AutoreCitato|Decimo Magno Ausonio|Ausonio}} ''Epist. ultim. v. 20. e segg''., {{AutoreCitato|Prudenzio |Prudenzio}} ''Peristephan. v. 255. segg., in Symmach. v. 38. segg.'', {{AutoreCitato| Giulio Firmico Materno|Giulio Firmico}} ''Oslav. princ.'', Sant’Atanasio ''Vita S. Ant. num. 75. oper. Tom. I. par. {{Sc|iI}}. p. 680''. Finalmente colla legge di Teodosio il grande emanata l’anno 391., e registrata nel Codice Teodosiano ''lib. 16. tit. 10. leg. 11''. fu proscritta, e distrutti vennero i tempj degl’idoli, o convertiti in chiese dei cristiani. E qui può dirsi, che avesse fine l’Arte del Disegno presso gli Egizj. Fino a quelli tempi si era mantenuta probabilmente con qualche riputazione; sapendosi da {{AutoreCitato|Sinesio di Cirene|Sinesio}}, che appunto scriveva in fine del quarto secolo, ''Calvitii encom. p. 73., che i sacerdoti continuavano ancora ad avere lo stesso impegno, affinchè gli artisti nulla alterassero di quello prescrivevano le leggi intorno alle figure de’ numi: ''Ægyptiorum sane prudens ea in re institutum est, apud quos qui ex prophetico genere sunt sordidis, atque illiberalibus opificibus deorum simulacra nequaquam permittunt, ne quid tale contra leges, juraque moliantur''. {{AutoreCitato|Ammiano Marcellino|Ammiano Marcellino}} ''l. cit. cap.16''. non ha difficoltà di asserire, che dopo il Campidoglio non v’era al mondo tempio alcuno più magnifico di quello di Serapide, ove erano statue, che parevano vive, ''simulacra svirantia'': ed il signor Paw ''Recherch. philof. sec. part. sect. IV. pag. 26o. not. h''. crede probabile, che gli Eaizj continuassero ad imbalsamare i cadaveri fino al regno di quell’imperatore. Vedi qui avanti. |
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(e) Gli Egizj hanno conservato la stessa religione |
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fino al quarto secolo dell’era volgare, |
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e poco più, come tutti gli fcrittori di quel leccio |
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ce loatteftano, e fra gli altri Ammiano |
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Marcellino //i. 22. cap.14.., Ausonio Epiji. |
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uhim. V. 20. efe^g., Prudenzio Periftephan. |
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V. 2^j.fegg., in òymmach. v.^S+.fegg., Giulio |
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Firmico Óilav. princ., Sant’Atanaiio fritti |
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S. Ant. num.js- oper. Tom. I. par. il. p. 680. |
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Finalmente colla legge di Teodosio il grande |
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emanata l’anno Ì91., e rcgiflrata nel Codice |
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Tcodofiano lib. 1 6. tic. io. leg.i i. fu profcritta, e diftrutti vennero i tempj degl’idoli, o |
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convertiti in chicfe dei criftiani. E qui piiò |
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dirfi, che avefse fine l’Arte del Difegno preflb |
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gli Egizj. Fino a quelli tempi fi era mantenuta |
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probabilmente con qualche riputazione; |
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fapcndofi da Sinesio, che appunto scriveva in |
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fine del quarto secolo, Calviùi encom.p.y:^., |
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che i sacerdoti continuavano ancora ad avere |
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lo ftcfio impegno, affinchè gli artilti nulla |
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alterassero di quello prescrivevano le leggi intorno |
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alle figure de’ numi: Mgyptiorum fané |
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prudens ea in re inflitutum efi, apud quos qui |
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ex prophetico genere fune fordidis, acque illiberalibus |
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opificibus aeorum fimulacra nequaquam |
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permittunt, ne quid tale conerà /egei, |
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juraquc moliantur. Ammiano Marcellino l. cit. |
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cav.i6. non ha difficoltà di asserire, che dopo |
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il Campidoglio ron v’era al mondo tempio alcuno |
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più magnifico di quello di Serapide, ove |
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erano statue, che parevano vive, ftmulacra |
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frirancia: ed il fignor Paw Recherch. philof, |
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fec. pare. feci. IV. pag. z6o. not. h. crede probabile, che gli Eaizj continuaifero ad imbalfamare |
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i cadàveri fino al regno di quell’imperatore. Vedi qui avanti. |
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(a) {{AutoreCitato|Eusebio di Cesarea|Euseb.}} ''Præv. Ev. lib. 2. c. 6. p. 72. B.'' |
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(i) {{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 8. cap. 9. pag. 617. lin. 18''. v. Pococke ''Descript. of the East. ec. Tom. I. book {{Sc|iI}}. chap. I. pag. 73''. |
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(i) Pauf. lib. S. cap. 0. rag^ if. Un. iS. |
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V. Pococke Defcripc. ofthaEaJl.ec. Tom.!, |
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hook ti. chap. L pag. 73. |
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