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antichi le statue<ref>Paus. ''lib. 8. c. 17. princ. pag. 633''.</ref>; e Plinio ne dice che preferir soleasi quello di fico a cagione della sua mollezza<ref>''Lib.16. c. 40. sect. 77''. [Col fico andava del pari il salce, il tiglio, la betulla, il sambuco, e due specie di pioppo. Si preferivano agli altri legni non solo per la mollezza, ma per la bianchezza, leggerezza, e certa consistenza. Plinio ''ivi''.</ref>. Esistevano ancora a’ giorni del mentovato {{AutoreCitato|Pausania|Pausania}} delle antiche statue di legno ne’ più illustri luoghi della Grecia. Vedeasi a Megalopoli in Arcadia una Giunone e un Apollo colle Muse, siccome anche una Venere ed un Mercurio, amendue lavoro di {{Sc|Damofonte}} scultore antichissimo<ref>Paus. ''lib. 8. cap. 31. pag. 665. lin. 13''.</ref>. Eravi a Delfo la statua d’Apollo pur di legno e d’un sol tronco mandatavi da’ Cretesi<ref>{{AutoreCitato|Pindaro|Pind.}} ''Pyth. 5. v 56''.</ref>. A Tebe celebri erano, al riferire di Pausania, le statue d’Ilaira e Febe, e i cavalli di Castore e Polluce in ebano e in avorio, opere di {{Sc|Dipeno}} e {{Sc|Scilli}}<ref>''Lib. 2. cap. 22. pag. 162. lin. 42. e segg.'' [ Ovvero, come dice Pausania, in Argo, non in Tebe, vi era un tempio dedicato a Castore e Polluce, colli loro simulacri, quei delle loro mogli Ilaira e Febe, e dei due figli Anaside e Mnasinoo, in ebano; e i loro due cavalli per la maggior parte in ebano, e il resto in avorio.</ref> scolari di {{Sc|Dedalo}}<ref>Fuor di proposito qui {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} fa quelli due scultori scolari di Dedalo, mentre nel ''Tomo {{Sc|iI}}. lib. IX. c. 1. §. 4. lo nega quanto al primo Dedalo, e lo mette in dubbio quanto all’altro.</ref>. Di ebano era una statua di Diana a Tegea in Arcadia<ref>Id. ''lib. 8. cap. 53. pag. 708. in fine''.</ref>, lavoro de’ più rimoti tempi; e tale era quella d’Ajace a Salamina<ref>Id. ''lib. 1. cap. 35. pag. 85. lin. 28''.</ref>. Statue colossali di legno vidersi in Egitto a Sais e a Tebe<ref>{{AutoreCitato|Erodoto|Herodot.}} ''lib. 2. cap. 130. pag 166''.</ref>. Troviamo che statue di legno erette pur furono all’olimpiade {{Sc|lxi.}}, per coloro che ne’ pubblici giuochi avessero riportata vittoria<ref>Paus. ''lib. 6. cap. 15. in fine, pag. 427''. [Due furono questi Atleti, che ebbero i primi l’onore di alzarsi una statua in Olimpia; uno per aver vinto col cesto nell’olimpiade {{Sc|lix}}., e l’altro per aver superati i pancraziasti nell’olimpiade {{Sc|lxi.}} Il secondo la fece di un tronco di fico, e il primo di legno di cipresso, ma assai più rozza.</ref>. {{Sc|Mirone}} formò un Ecate di legno ad Egina<ref>Paus. ''lib. 2. cap. 30. pag. 180. lin. 33''.</ref>; e Diagora, il più sfrontato artista dell’antichità, fecesi cuocere le vivande con una statua
antichi le statue<ref>Paus. ''lib. 8. c. 17. princ. pag. 633''.</ref>; e Plinio ne dice che preferir soleasi quello di fico a cagione della sua mollezza<ref>''Lib.16. c. 40. sect. 77''. [Col fico andava del pari il salce, il tiglio, la betulla, il sambuco, e due specie di pioppo. Si preferivano agli altri legni non solo per la mollezza, ma per la bianchezza, leggerezza, e certa consistenza. Plinio ''ivi''.</ref>. Esistevano ancora a’ giorni del mentovato {{AutoreCitato|Pausania|Pausania}} delle antiche statue di legno ne’ più illustri luoghi della Grecia. Vedeasi a Megalopoli in Arcadia una Giunone e un Apollo colle Muse, siccome anche una Venere ed un Mercurio, amendue lavoro di {{Sc|Damofonte}} scultore antichissimo<ref>Paus. ''lib. 8. cap. 31. pag. 665. lin. 13''.</ref>. Eravi a Delfo la statua d’Apollo pur di legno e d’un sol tronco mandatavi da’ Cretesi<ref>{{AutoreCitato|Pindaro|Pind.}} ''Pyth. 5. v 56''.</ref>. A Tebe celebri erano, al riferire di Pausania, le statue d’Ilaira e Febe, e i cavalli di Castore e Polluce in ebano e in avorio, opere di {{Sc|Dipeno}} e {{Sc|Scilli}}<ref>''Lib. 2. cap. 22. pag. 162. lin. 42. e segg.'' [ Ovvero, come dice Pausania, in Argo, non in Tebe, vi era un tempio dedicato a Castore e Polluce, colli loro simulacri, quei delle loro mogli Ilaira e Febe, e dei due figli Anaside e Mnasinoo, in ebano; e i loro due cavalli per la maggior parte in ebano, e il resto in avorio.</ref> scolari di {{Sc|Dedalo}}<ref>Fuor di proposito qui {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} fa quelli due scultori scolari di Dedalo, mentre nel ''Tomo {{Sc|iI}}. lib. IX. c. 1. §. 4. lo nega quanto al primo Dedalo, e lo mette in dubbio quanto all’altro.</ref>. Di ebano era una statua di Diana a Tegea in Arcadia<ref>Id. ''lib. 8. cap. 53. pag. 708. in fine''.</ref>, lavoro de’ più rimoti tempi; e tale era quella d’Ajace a Salamina<ref>Id. ''lib. 1. cap. 35. pag. 85. lin. 28''.</ref>. Statue colossali di legno vidersi in Egitto a Sais e a Tebe<ref>{{AutoreCitato|Erodoto|Herodot.}} ''lib. 2. cap. 130. pag 166''.</ref>. Troviamo che statue di legno erette pur furono all’olimpiade {{Sc|lxi.}}, per coloro che ne’ pubblici giuochi avessero riportata vittoria<ref>Paus. ''lib. 6. cap. 15. in fine, pag. 427''. [Due furono questi Atleti, che ebbero i primi l’onore di alzarsi una statua in Olimpia; uno per aver vinto col cesto nell’olimpiade {{Sc|lix}}., e l’altro per aver superati i pancraziasti nell’olimpiade {{Sc|lxi.}} Il secondo la fece di un tronco di fico, e il primo di legno di cipresso, ma assai più rozza.</ref>. {{Sc|Mirone}} formò un Ecate di legno ad Egina<ref>Paus. ''lib. 2. cap. 30. pag. 180. lin. 33''.</ref>; e Diagora, il più sfrontato artista dell’antichità, fecesi cuocere le vivande con una statua

<ref follow="pagina131">però non esclude l'uso d’altre specie di legni, quali oltre il fico, {{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Horat.}}. ''lib. 1. sat. 8. v. 1''., sono l’acero, {{AutoreCitato|Sesto Properzio|Prop.}} ''lib. 4. el. 2. v. 50''., {{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovid.}} ''lib. 1. de Art. am. v. 325''., il faggio, ''Anthol. gr. epigr. lib. 1. cap. 688. num. 2. v. 1''., la palma, {{AutoreCitato|Teofrasto|Theophr.}} ''lib. 1. cap. 4.'', il mirto, Plin. ''lib. 12. cap. 1. sect. 2.'', il pero, {{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 2. cap. 17. pag. 148. lin. 37''. [ {{AutoreCitato|Clemente Alessandrino|Clem. Aless.}} ''Cohort. ad Gentes, num. 4. pag. 41. l. 33.], il tiglio, {{AutoreCitato|Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertul.}} ''de Idol. cap. 7. num. 5. op. Tom. I. pag.495.'', la vite, Plin. lib. 14. c. 1. sect. 2.''</ref>
<ref follow="pagina131">però non esclude l'uso d’altre specie di legni, quali oltre il fico, {{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Horat.}}. ''lib. 1. sat. 8. v. 1''., sono l’acero, {{AutoreCitato|Sesto Properzio|Prop.}} ''lib. 4. el. 2. v. 50''., {{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovid.}} ''lib. 1. de Art. am. v. 325''., il faggio, ''Anthol. gr. epigr. lib. 1. cap. 688. num. 2. v. 1''., la palma, {{AutoreCitato|Teofrasto|Theophr.}} ''lib. 1. cap. 4.'', il mirto, Plin. ''lib. 12. cap. 1. sect. 2.'', il pero, {{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 2. cap. 17. pag. 148. lin. 37''. [ {{AutoreCitato|Clemente Alessandrino|Clem. Aless.}} ''Cohort. ad Gentes, num. 4. pag. 41. l. 33.], il tiglio, {{AutoreCitato|Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertul.}} ''de Idol. cap. 7. num. 5. op. Tom. I. pag.495.'', la vite, Plin. lib. 14. c. 1. sect. 2.''</ref>