Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/110: differenze tra le versioni
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{{Pt|arte|dell'arte}} presso i diversi popoli, a misura che più presto o più tardi s’introdusse presso di loro un culto religioso; così i Caldei e gli Egizj foggiate si avranno molto prima de’ Greci le sensibili immagini de’ loro numi per adorarle<ref> |
{{Pt|arte|dell'arte}} presso i diversi popoli, a misura che più presto o più tardi s’introdusse presso di loro un culto religioso; così i Caldei e gli Egizj foggiate si avranno molto prima de’ Greci le sensibili immagini de’ loro numi per adorarle<ref>È cosa certa presso tutti gli antichi autori sacri, e profani. Vegg. il {{AutoreCitato|Alfonso Niccolai|P. Nicolai}} ''Dissert. e. lez. di S. Scritt. Tom. V. Lez. LXII. del Genesi, pag. 153 e seg.''</ref>: e da ciò nasce che sì le arti del disegno, che le altre utili invenzioni, come per esempio della porpora<ref>Vedi {{AutoreCitato|Antoine-Yves Goguet|Goguet}} ''l. c. cap. {{Sc|il}}. art. I.''</ref>, molto prima in Oriente che altrove siano state praticate. Diffatti prima che cominciasse la greca storia, le Sacre Lettere già faceano menzione di sculte figure<ref>''V''. {{AutoreCitato|Gerardo Giovanni Vossio|Gerh. Voss}}. Instit. Poet. lib. 1. c. 3. §. 6. pag. 53. [V’erano gl’Idoli nella Mesopotamia sin dai tempi d’Abramo, Josue. 24. ''v.'' 14.; e Giacobbe nel ritorno che facea da Labano ordinò alla sua famiglia di gettar via quelli che mai avesse potuto avere con sé. Genes. ''c. 25. v. z.'' I terafimi, che Rachelle involò a suo padre, ''ibid. c. 31. v. 19., dai migliori interpreti si vogliono idoletti che avessero figura umana.</ref>; anzi le statue, che a principio scolpivansi in legno, hanno presso gli Ebrei diverso nome da quelle che si fondevano<ref><!--graecum est non legitur" in realtà ebraico--> skgpkg eg </ref>: le prime in seguito di tempo indorate furono<ref>Isaias ''c. 30. v. 22.''</ref>, o con lamina d’oro ricoperte. |
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§. 7. È qui da osservarsi, che coloro i quali trattano dell’origine d’una costumanza, o d’un’arte, ovvero del suo passaggio da una ad un’altra nazione, in ciò per lo più errano, che fermandosi su pochi tratti di somiglianza ravvisati tra due popoli ne deducono generali conseguenze d’una somiglianza totale. Così argomentò {{AutoreCitato|Dionigi di Alicarnasso|Dionisio d’Alicarnasso}}, il quale veggendo agli atleti romani una fascia intorno alle reni ad imitazione de’ Greci, ne inferì che quelli da quelli la derivassero<ref>''Antiq. rom. lib. 7. cap. 72. pag. 458''. [Non mi pare che {{AutoreCitato|Dionigi di Alicarnasso|Dionisio}} dica quello. Dopo aver detto che i primi atleti, e al tempo d’{{AutoreCitato |Omero|Omero}} ancora, si coprivano almeno le parti virili, e che poi tal uso fu lasciato, e andavano essi nei giuochi affatto ignudi, dice che presso i romani v’era il costume d’andare così coperti come una volta i greci, dai quali non l’aveano imparato, e che neppur li imitarono nell’abbandonarlo. ''Constat igitur romanos, qui ad hanc usque aetatem hunc priscum græcorum morem servant, eumque non a nobis postea didicisse; sed ne progressu quidem temporis cum mutasse ut nos fecimus''.</ref>. In simil guisa ragionando alcuni hanno immaginata una genealogia delle arti, e le fanno tutte originarie di un sol popolo, da cui le altre nazioni apprese le abbiano successivamente.. |
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§. 7. È qui da osservarsi, che coloro i quali trattano dell’origine d’una costumanza, o d’un’arte, ovvero del suo passaggio da una ad un’altra nazione, in ciò per lo più errano, |
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che fermandosi su pochi tratti di somiglianza ravvisati tra due |
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popoli ne deducono generali conseguenze d’una somiglianza |
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totale. Così argomentò {{AutoreCitato|Dionigi di Alicarnasso|Dionisio d’Alicarnasso}}, il quale veggendo agli atleti romani una fascia intorno alle reni ad imitazione de’ Greci, ne inferì che quelli da quelli la derivassero<ref>{d)</ref>. |
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In simil guisa ragionando alcuni hanno immaginata una genealogia delle arti, e le fanno tutte originarie di un sol popolo, |
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da cui le altre nazioni apprese le abbiano successivamente.. |
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(a) È cosa certa presso tutti gli antichi autori sacri, e profani. Vegg. il {{AutoreCitato|Alfonso Niccolai|P. Nicolai}} ''Dissert. e. lez. di S. Scritt. Tom. V. Lez. LXII. del Genesi, pag. 153 e seg.'' |
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(b) Vedi {{AutoreCitato|Antoine-Yves Goguet|Goguet}} ''l. c. cap. {{Sc|il}}. art. I.'' |
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(d) ''V''. {{AutoreCitato|Gerhard Johannes Voss|Gerh. Voss}}. Inflir. Poet. lib.i. e.;, |
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§.e.pag.jj. [V’erano gl’Idoli nella Mefo- |
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potamia lin dai tempi d’Abramo, JoCiKC.24. |
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v.r4.i e Giacobbe nel ritorno che facca da |
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Labano ordinò alla fua famiglia di gettar via |
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quelli che mai avclfe potuto avere con sé. |
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Gcnef. e.?/. v. z. I terafìmi, che Rachelle |
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involò a fuo palre, ibid. e. jr. v.ig., dai |
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migliori interpreti si vogliono idoletti che |
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avessero figura umana |
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(b) skgpkg eg |
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(..-) Isaias ir. ^0. v. 22. |
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W) Antiq. rom. lib.y.cap. J2. Tpae. 4.^. |
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[ Non mi pare che Dionilio dica quello. Do |
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pò aver detto clic i pnnii atleti, e al tempo |
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d’Omero ancora, li coprivano almeno le par |
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ti virili, e che poi tal uso fu lasciato, e andavano essi nei giuochi affatto ignudi, dice che presso i romani v’era il costume d’andare cosi coperti come una volta i greci, dai |
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quali non l’aveano imparato, e che neppur |
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li imitarono nel! ’abbandonarlo. Conjtac igi |
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tur romdnos, q:d ad hanc ufjue Uatcm liane |
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prifcum eracorum morem fervane, eumque |
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non a nvlis pojica didicifse; fed ne prog’^jju |
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quidem temporis cum mutajjc ut nosfecimus. |