Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/57: differenze tra le versioni

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per andare a Drefda, ove meglio prepararil al fuo viaggio,
per andare a Dresda, ove meglio prepararsi al suo viaggio, e prender que’ lumi che ancor gli mancavano.
e prender que’ lumi che ancor gli mancavano.


A tal oggetto volle passare un anno presso il sig. Oefer celebre artista (e or direttore dell’Accademia di pittura a Lipsia) il quale, sebbene nato in Ungheria, pur a ragione dirsi deve l’onor della Germania, e per la lunga dimora che v’ha fatta, e per aver fondata una scuola tedesca delle belle arti<ref>A riguardo {{Pt|ell’|dell'}}amicizia tra il nostro Autore, e quello valente Professore, noi abbiamo messo in fronte di questa nostra edizione il rame inciso sul disegno fatto da lui, e già inserito nella suddetta traduzione francese fatta in Lipsia dal signor {{AutoreCitato|Michael Huber|Huber}}. La descrizione del medesimo si darà colla descrizione degli altri rami in fine dell’opera.</ref>. Tutto impiegò {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} quel tempo a studiare le arti del disegno e le loro regole per formar un occhio sicuro, nel che acquistò una grandissima abilità. Esaminò colla maggior diligenza la celebre galleria di Dresda, certi e fondati giudizj portando su i capi d’opera che vi si ammirano; poiché il suo occhio non era stato guasto dal vedere ciò che in termine dell’arte dicesi manierato. La verità, l'armonia, la bellezza erano la regola de’ suoi giudizj. Egli sommamente sensibile era e del pari pronto a concepire le cose; e ad una lettura immensa congiunta avea una memoria tenace e prontissima.
A tal oggetto volle paflltre un anno preflb il fig, Oefer
celebre artilta ( e or direttore dell’Accademia di pittura a
Lipfia) il quale, febbene nato in Ungheria, pur a ragione
dirfi deve l’onor della Germania, e per la lunga dimora che
v’ha fatta, e per aver fondata una fcuola tedefca delle belle
arti (a). Tutto impiegò Winkelmann quel tempo a fludiare
le arti del difegno e le loro regole per formar un occhio
ficuro, nel che acquiilò una grandiffima abilità. Efaminò
colla maggior diligenza la celebre galleria di Drefda, certi
e fondati giudizj portando fu i capi d’opera che vi fi ammirano; poiché il fuo occhio non era ftato guafto dal vedere ciò che in termine dell’arte dicefi manierato. La verità, r armonia, la bellezza erano la regola de’ fuoi giudizj.
Egli fommamente fenfibile era e del pari pronto a concepire
le cofe; e ad una lettura immenfa congiunta avea una memoria tenace e prontiflìma.


Monfignore Archinto, eflendo ftato deftinato nunzio a
Monsignore Archinto, essendo stato destinato nunzio a
Vienna, raccomandò Winkelmann al P. Pau confefix)re del
Vienna, raccomandò Winkelmann al P. Pau confessore del
re di Polonia<ref>{{AutoreCitato|Michael Huber|Huber}} lo chiama sempre Rauch, ''pag. XLIX., LIK., LXIX.'', e cosi Winkelmann parimenti nella citata lettera al conte di Bunau ''pag. I.,'' e nell’avvertimento premesso alle sue ''Osservaioni sull’Architettura degli Antichi'', riportato in questa parte ''l. c. pag. LXXXIII''.</ref>; e avendo allora mostrato desiderio che
re di Polonia (b); e avendo allora moftrato defiderio che
egli defle qualche pubblico faggio del fuo fapere e de’ fuoi
egli desse qualche pubblico saggio del suo sapere e de’ suoi
talenti, quefti pubblicò i fuoi Penfieri fulV imitazione degli
talenti, questi pubblicò i suoi ''Pensieri sull'imitazione degli
amichi lavori: libro di cui ebbe in feguito a dir I’ Autore
antichi lavori'': libro di cui ebbe in seguito a dir l’Autore
ftefib che aveva avuta un’accoglienza cui non meritava; ma
stesso che aveva avuta un’accoglienza cui non meritava; ma
fu egli il folo a così giudicarne. Non mancò però in Drefda
fu egli il solo a così giudicarne. Non mancò però in Dresda
chi criticollo, riprendendolo principalmente, perchè in un’
chi criticollo, riprendendolo principalmente, perchè in {{Pt|un’|}}

(a) a riguardo eli’ amicizia tra il noftro (n) Hubcr lo chiama Tempre Rauch, pag.

Autore, e quello valente Profelfore, noi ab- XLIX., LIK., LXIX., e cosi ’Winkelmann
biamo melTo in fronte di quefta noftra edi- parimenti nella citata lettera al conte di Buzione il rame incifo fui difegno fatto da lui, nau pug. L., e nell’avvertimento premefTo
e già inferito nella fuddetta traduzione fran- alle fue OJfervaioni fi’ i’ Architettura degli
cefe fatta in Lipfia dal fignor Huber. La de- Antichi, riportato in quella parte /■ e. pag.

fcrizione del medelìmo il darà colla deferi- LXXXIIl.

zioue degli altri rami in fine dell’opera.