Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/44: differenze tra le versioni
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Questo giudizio di {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} su alcuni autori che hanno scritto delle arti del disegno, non nasce già da una voglia di biasimare, che certamente non poteva aver luogo nell'onesto suo cuore; ma volle egli così indicare le strade battute da altri che allontanaronsi dal loro scopo per far meglio conoscere quella che egli è per tenere<ref> |
Questo giudizio di {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} su alcuni autori che hanno scritto delle arti del disegno, non nasce già da una voglia di biasimare, che certamente non poteva aver luogo nell'onesto suo cuore; ma volle egli così indicare le strade battute da altri che allontanaronsi dal loro scopo per far meglio conoscere quella che egli è per tenere<ref>Poteva farlo in altra maniera, e scrivendo con un poco più di giustezza e meno precipitosamente, come io suppongo, senza imputare agli scrittori delle cose, nelle quali non mancarono altrimenti, e neppure ebbero pel capo. Forse egli si era accorto di questi difetti, e perciò volea cancellata questa prefazione dalla ristampa, che ne preparava, come avvisano questi Editori.</ref>. Non ha qui fatta menzione di nessuno de’ suoi nazionali, fuorché di {{AutoreCitato|Johann Georg Keyssler|Keysler}}, forse perchè, fra quelli che aveano scritto a suoi dì, nessuno, fecondo lui, meritava che se ne parlasse. Solo potea non essergli ignoto il professore {{AutoreCitato|Johann Friedrich Christ|Christ}} di Lipsia, che fu il primo a combinare un certo buon gusto collo studio dell’Antiquaria, e le cui Prelezioni archeologiche girano manoscritte per le mani di molti, che hanno saputo farsene onore; onde gioverebbe pubblicarle una volta per iscoprire i corvi, che rivestiti si sono delle penne altrui. |
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collo studio dell’Antiquaria, e le cui Prelezioni archeologiche girano manoscritte per le mani di molti, che hanno |
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faputo farfene onore; onde gioverebbe pubblicarle una volta |
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per ifcoprire i corvi, che rivediti fi fono delle penne altrui. |
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Studiavasi altre volte l’Antiquaria per far pompa d’una vasta erudizione, e voleasi perciò saper molto, senza esaminare se fosser per essere utili o no le cognizioni che si acquistavano. Nacque quindi la genía degli eruditi Micrologi, i quali sudano a compilare quanto è stato detto dagli antichi e dai moderni fu i tripodi, sulle lucerne, su i calzari, sui panneggiamento; e poi lasciano tuttora dubbioso chi ne legge le compilazioni, se nulla da lor abbia appreso. |
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Studiavafi altre volte l’Antiquaria per far pompa d’una |
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vafta erudizione, e voleafi perciò faper molto, fenza efaminare fé fofTer per elTere utili o no le cognizioni che fi acquillavano. Nacque quindi la genia degli eruditi Micrologi, i quali fudano a compilare quanto è flato detto dagli |
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antichi e dai moderni fu i tripodi, fulle lucerne, fu i calzari, fui panneggiamento; e poi lafciano tuttora dubbiofo |
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chi ne legge le compilazioni, fé nulla da lor abbia apprefo. |
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Pretesero alcuni filosofi, che una cognizione qualunque, sol che riguardi l’uomo, sia un bene da procacciarsi; ma noi diversamente opinando, siam d’avviso non essere un bene ove un utile oggetto non propongasi. Conchiudiamo quindi che lo studio delle antichità non sia un’occupazione |
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ma noi diverfamente opinando, fiam d’avvifo non efiere un |
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bene ove un utile crggetto non propongafi. Conchiudiamo |
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quindi che lo fìudio delle antichità non fia un’occupazione |
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(a) Poteva farlo in altra maniera, e feri- pel capo. Forfè egli fi era accorto di quefti |
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vendo con un poco più di giuitezza, e meno difetti, e perciò volea cancellata quefta prcprecipitofamente, come io fuppongo, fenza fazione dalla riftampa, che ne preparava, |
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imputare agli fcrittori delle cole, nelle quali come avvifano quefti Editori. |
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non mancarono altrimcuti, e neppure ebbero |